1997 – l’avvocato del diavolo

 L’AVVOCATO DEL DIAVOLO ( T. Hackford, USA 1997, 138′, 6.8, MyM, Trailer italiano) è il primo film che analizzai, a fine 2002, subito dopo aver conosciuto la clinica fondata sulla analisi della domanda che distingue le relazioni in due tipi (possessive -emozionalmente negative o di scambio – emozionalmente negative). Vedere demonizzata la positività e santificata la negatività mi sconvolse. Da allora è passata molta acqua sotto il Ponte di Mezzo, come dicono a Pisa, ma è tutto come allora.



|<= Una presentazione in due diapositive per inquadrare questo film


Per inquadrare il contenuto di questo film in termini di atteggiamenti positivi o negativi ascoltate la presentazione composta dalle due diapositive seguenti (14′) cliccando su AVVIA PRESENTAZIONE (la “clinica C” nominata nella diapositiva era come chiamavo un tempo la clinica basta sull’analisi della domanda spiegata in termini cerebrali).


|<= La trama


1) Sotto il banco. Una 14-enne anni sta deponendo in tribunale e accusa il suo professore di matematica di aver messo una mano dentro la sua camicetta e anche dentro la sua gonna. Mentre lei dice questo Kevin, l’avvocato del professor Gettys, lo vede infilare una mano sotto il banco e accarezzarlo. Capisce che è colpevole e quando tocca a lui chiede una sospensione.

2) Nessuno vince sempre. Nel bagno un giornalista gli prospetta che “la brillante e ininterrotta serie di successi collezionata dal giovane avvocato stia per finire. 69 vittorie di file sono un bel primato, ma doveva finire prima o poi. Nessuno vince sempre”. Kevin non vuol perdere.

3) Gioco particolare. Giocando sulla studentessa che aveva definito grasso porco mostruoso il suo professore amante delle frittelle a colazione, Kevin fa assolvere Gettys. Il padre di lei all’avvocato: “Maiale, verme, figlio di puttana! La pagherai, quanto è vero Iddio. Hai rovinato mia figlia per la vita. Sei un mostro”.

4) L’offerta da non rifiutare. Mary Ann, moglie di Kevin, è raggiante e mette a tacere il giornalista che chiedeva cosa aveva provato a assolvere un mostro come Gettys. Alla festa Kevin riceve un’offerta da un importante studio legale di New York che vorrebbe selezionasse una giuria. Il compenso è di quelli che non si possono rifiutare, e Kevin e signora partono.

5) Schiavo di Babilonia. In chiesa Alice, madre di Kevin, canta che il Dio della pace schiaccerà presto Satana, mentre lui l’aspetta fuori per salutarla. Lei sente puzza di bruciato, si lamenta di Mary Ann che lavora la domenica e cita l’apocalisse per dire che New York è una Babilonia albergo del demonio. Anche Kevin sa a memoria quel passo della Bibbia. Mary Ann: “Diamoci da fare a fabbricarle dei nipotini. Così ce la togliamo di mezzo”.

6) Scelta di una giuria. Kevin scarta il giurato nero che si lustra le scarpe tutte le sere e la maestra cattolica che dietro ai buoni sentimenti cerca la vendetta da un torto subito. La sua giuria assolve l’imputato che aveva evaso le tasse. Fuori dal tribunale Milton guarda Kevin.

7) Troppo bravo. Mary Ann lo aspetta sdraiata sul divano e fa salti di gioia per la vittoria. Kevin va nella lussuosissima sede centrale dello studio legale, dove è colpito e attratto da un’avvocatessa molto bella (Cristabella).

8) Contrattazione sul tetto. Lo studio di Milton è una grande stanza circolare senza arredi e Milton gli chiede se è stato trattato bene e se sua moglie si è divertita. Apprezza la bravura di lui e gli offre di restare. Quando Kevin accetta lo porta sul terrazzo con due piscine e con New York giù in basso, dopo avergli chiesto della madre e del padre, gli chiede se riesce a governare il tuo talento, a rispettare una scadenza e a dormire. Il problema è questo, non i soldi.

9) Un’ottima impressione. Kevin ottiene un bellissimo un appartamento nel palazzo riservato ai soci. Dice a Mery Ann che resta solo se lei vuol restare. Certo che si, vogliamo scherzare? Kevin riceve un ufficio e Pam gli comunica che dovrà occuparsi del caso Moyez.

10) Il caso Moyez. Moyez è accusato di sgozzare animale per motivi religiosi. Kevin lo trova in uno scantinato, tra ceri accessi e immagine sacre africane, benché sia ricchissimo. Come collaborazione, Moyez fa una magia al suo accusatore Meerto che gli impedirà di parlare.

11) Scelte. Mary Ann prova dei colori per la casa ma Jackie glieli boccia e lei gli dice che senza un lavoro si sente andare alla deriva senza uno scopo. Poi lavorare, gli dice l’amica, fare figli o divertirti a comprare e arredare come fa lei, visto che il marito è sempre al lavoro.

12) Con la lingua legata. Davanti al giudice, Meerto non riesce a parlare per la tosse e Kevin vince in base ad una legge che protegge la macellazione ebrea (il giudice è ebreo).

13) Sottovalutazione. Milton ora è potente, ma ha origini umili e si è fatto da solo, con la sua bravura. Raccomanda a Kevin di non far vedere troppo che è bravo e di usare il metro. A casa Mary Ann è tutta eccitata per la festa dai Barzoon dove ci saranno tutti i vip di New York.

14) Il look di Mary Ann. Andando alla festa lei è nervosa e si fa promettere da lui che non la lascerà sola un minuto. Alla festa Kevin è portato a conoscere uno e intanto Milton si dedica a Mary Ann, che apprezza il suo corteggiamento. Kevin, invece, guarda ammirato Cristabella.

15) Ce l’hai questa vista? Cristabella va sulla terrazza e Kevin pure. Visto che la moglie è gelosa, però, lei rinuncia a Kevin e si limita a qualche battuta. Arriva Milton, lei va via e lui invita Kevin ad una riunione a 4 nel suo appartamento, subito, perché ci sono nuovi sviluppi.

16) Un nuovo incarico. Nell’appartamento di Milton, senza stanze e riccamente arredato, questi annuncia che il loro può grosso cliente ha ucciso la moglie. Affida il caso a Kevin. Il direttore dello studio Barzoon è contrario ma il padrone è Milton e apprezza Kevin tanto quanto Barzoon lo disprezza. Kevin è al settimo cielo, ma tornato a casa trova Mary Ann depressa e arrabbiata perché lui l’ha mollata là senza nemmeno una telefonata.

17) Il cliente nervoso. Cullen, su uno dei grattacieli che sta costruendo, è nervoso e aggressivo. Non vprrebbe essere difeso dal giovane Kevin, ma Milton non gli lascia scelta.

18) I punti di vista non coincidono. Nella famosa boutique di Yoshi Yamamoto, Jackie consiglia a Mary Ann di comprare il vestito da 3.500 $, indossarlo una volta e buttarlo. Il suo disprezzo e i suoi seni rifatti fanno una brutta impressione a Mary Ann, che vede in lei il diavolo e scappa.

19) Triangolo amoroso. A casa Kevin prova invano a calmarla. Lei si lamenta che non si vedono da settimane, dice di odiare l’appartamento e di essere infelice perché sola. Lui le propone di fare un figlio, ma quando l’abbraccia pensa a Cristabella. Mary Ann gli chiede di fare l’amore e lo fanno, ma lei si accorge che lui non sta pensando a lei e si ferma inorridita.

20) Il lavoro di Kevin. Kevin continua col processo Cullen nonostante la depressione di Mary Ann. Nello sfarzoso appartamento di lui, Kevin non è convinto dalla versione di lui.

21) Le strade della tentazione. Alice va a trovare il figlio a New York e nell’ascensore Milton gli dice: “Non è la sua prima visita a New York, vero signora Lomax?”. Mary Ann sorprende Kevin mentre in ascensore guarda Cristabella e anche se lui rifiuta l’invito di Milton a riferirgli di Cullen nel suo appartamento, gli fa una scenata (Lei: “È questo che fai quando lavori fino a tardi?”. Lui: “Di che cosa stai parlando?”. “Lo sai benissimo”. “Ma è ridicolo”).  Mentre Kevin apprende dal giornale di una clausola nel contratto matrimoniale di Cullen, in base alla quale se lui tradiva la moglie questa si prendeva i soldi, la madre vuol tornare a casa perché gli manca la sua chiesa. “Mamma, a New York ci saranno ventimila chiese. Sceglietene una”. “Tu devi fare qualcosa di più per Mary Ann. Neanche lei è a suo agio. Questo posto non va bene per lei, Kevin”. “Allora resta. Restale accanto, se sei così preoccupata. Dammi una mano”. “La porto a casa, se me lo permetti”. “È questa casa sua. È chiaro? Noi è qui che viviamo. Io non ci torno a Gainesville. Ma non è possibile!”. “ «Larghi sono i cancelli e comode le strade che conducono alla tentazione»”. “Non è il momento delle sacre scritture, eh! Devo andare a lavorare. Tu fa quello che vuoi.”

22) Pulizie di casa. Melissa, divorziata con un bimbo, dice che Cullen è un uomo difficile, ma non un assassino. Kevin: “È per questo che noi ci impegniamo tanto. Lavorando anche di notte, Kevin vede Barzoon che sta distruggendo montagne di documenti evidentemente sporchi, per impedire che cadano in mano alla commissione Weaver del ministero della Giustizia. Passa Milton e invita Kevin ad un incontro di pugilato per il titolo. Kevin dice che dovrebbe avvertire Mary Ann e Milton gli risponde che può farlo per strada.

23) Cosa fa una moglie. Sulla metropolitana Milton ascolta due giovani che parlano in spagnolo portoricano. Vistosi guardato, uno di questi s’infuria e ordina a Milton di scendere subito. “Non sapevo che la vettura fosse sua” gli risponde Milton. Il giovane tira fuori il coltello ed è allora che Milton gli parla nella sua lingua, dicendogli di prendersela con chi se lo merita, come l’amante di sua moglie Maricella, salito in casa appena lui è uscito e che ora, finito di fumare crack, lo metterà in c… a sua moglie, la quale ci proverà pure piacere. Il giovane segue il suo consiglio e va a vedere cosa succede a casa sua.

24) In città. Sul ring Roy Jones Jr combatte per il titolo e vince, senza imbrogli precisa Milton. Dopo vanno in un club dove si balla il flamenco. Kevin telefona a Mary Ann, che lo rimprovera di averla lasciata a casa da sola. Kevin riattacca indispettito, torna al tavolo, si presenta ad una ragazza e lentamente torna a sorridere.

25) L’incubo di Mary Ann. Mary Ann dorme sola e sogna un bimbo di un anno che ha in mano interiora umane. Vede del sangue sulla sua vestaglia e si mette a urlare, svegliandosi.

26) Qualcosa di cui non ha parlato. La mattina dopo lei è stravolta e convinta di non avere più le ovaie, mentre Kevin le dice che era solo un sogno. Visto che lei non si calma, Kevin vorrebbe chiamare un dottore. Lei dice che c’è stata per la scomparsa delle sue mestruazioni e le ha detto che ha una insufficienza ovarica. Chiamano Kevin al telefono per dirgli cosa gli ha nascosto Cullen e lei vorrebbe che non rispondesse. Lui: “devo farlo” e va nell’altra stanza.

27) Cosa è più importante? Kevin spiega a Milton che il dottore pensa si tratti di uno squilibrio ormonale. Milton: “Ti tolgo la causa”. Kevin: “Ho una giuria che si presenta stamattina”. “Se ami questa donna, perché la trascuri, Kevin? È malata. Ti comprenderanno tutti quanti. Io ti comprenderò”. “E che fine fa Cullen?”. “Troveremo qualcuno nuovo. Tu fai da consulente. E ti prepari per un’altra battaglia”. Kevin non ci sta: “Lo sai cos’è che mi spaventa? Io mollo la causa, lei guarisce e… io finisco con l’odiarla. Non voglio arrivare a odiarla. Io ho una carta vincente. La voglio portare fino in fondo, vincerla e buttarmela alle spalle. Ci tengo troppo. E poi, poi, mi dedico completamente a mia moglie”.

28) Reazione spontanea. Al processo Cullen, Kevin elenca i molti difetti del suo cliente. Cullen sbatte Kevin contro il muro, dicendo che ora lo odieranno. È quello che voglio, fa capire Kevin, perché un marito odioso non sta a casa con la moglie la sera, ma a scopare con l’amante. Era quello che sua moglie pensava che facesse. Se lo pensa anche la giuria, lui non poteva essere in casa a uccidere la moglie.

29) Una creatura di Dio. Barzoon ha trovato il nome di Kevin tra i soci, in una lista scritta anni prima, e non se lo spiega. Teme che Kevin gli porti via il posto e minaccia di mostrare le carte sporche alla commissione Weaver. Milton, dopo aver chiesto se era ubriaco, lo dipinge come un maniaco-depressivo. Dice che lo ha “tenuto a galla per due divorzi, un recupero da cocaina e una segretaria messa incinta” e che lo ha “assistito passo passo per tutta la vita”. Lo definisce “centoventi chili di avidità egocentrica in movimento” e dice che il mondo è pieno di gente avida di potere e ricchezze come lui. Nel frattempo Barzoon è a correre nel parco e viene aggredito da un barbone che vorrebbe il suo orologio. Barzoon si rifiuto di darglielo e un secondo barbone lo colpisce con un grosso legno, uccidendolo.

30) Sotto pressione. Kevin interroga Melissa e intuisce che Cullen è colpevole dell’omicido, ma non del tradimento di cui lo accusava la moglie. Kevin e Milton vanno in metropolitana al processo, e Kevin non sa più se chiamare Melissa a deporre. Milton gli dice di seguire il suo istinto, senza preoccuparsi di perdere. Milton: “Io ti appoggio in ogni caso. Forse è la volta che devi perdere. Credi che io non abbia perso mai?”. In aula, Kevin sceglie di chiamare a deporre la falsa amante.

31) Mi ha incastrato. Il processo è finito e Cullen è stato assolto. Mary Ann è scappata rifugiandosi in una chiesa. Dice che Milton è andato a trovarla, che hanno parlato e che ha fatto l’amore con lei. Kevin sa che Milton è stato tutto il pomeriggio in aula e la prende per pazza. Quando vede il corpo nudo di lei pieno di ferite, la fa ricoverare in psichiatria. Gli danno dei farmaci che la calmano. Semi incosciente, lei dice di sapere di chi è la colpa. “Del denaro. Il prezzo del sangue, Kevin. Ci siamo cascati tutti e due. E lo sapevamo: vincere quelle cause, prendere i soldi. Noi sapevamo di essere colpevoli. Ma tu continuavi a vincere e ogni volta ricominciavi. E io non riesco più a guardarmi nello specchio. Ci vedo un mostro. Non farmi rinchiudere Kevin, ti prego portami a casa”.

32) Un volto familiare. Al funerale di Barzoon ci sono tutti, Cullen compreso, e sono tutti eleganti. Kevin vede Cullen accarezzare le spalle di una donna, ma quando si gira non è Cullen che vede ma Gettys. A quel punto fugge via dalla chiesa.

33) Bolle nell’acqua santa. Fuori l’aspetta Weaver, del ministero della giustizia. Cerca invano la sua collaborazione contro Milton, poi gli dice che Gettys è stato trovato col cadavere di una ragazzina nell’auto. Kevin si ferma, colpito. Weaver viene investito da un’auto e muore sul colpo. Intanto Milton mette un dito nell’acquasantiera e l’acqua ribolle.

34) In mezzo ai lupi. Kevin va al reparto psichiatrico e vi trova Pam e la madre che sta leggendo la bibbia a Mary Ann. La madre porta fuori Kevin e gli fa capire che Milton è suo padre. Lei era alla crociata giovanile della chiesa evangelica e lui faceva il cameriere al ristorante del suo hotel. Kevin: “Adesso? Te ne esci adesso? Ma sei un campione di tempestività. Aspetti trent’anni, poi prendi quell’aereo proprio oggi? Non sono già abbastanza sotto pressione?”. Kevin fa per tornare da Mary Ann, ma si ferma sentendo da sua madre la stessa citazione di Milton: «Ora io vi mando nel mondo come pecore in mezzo ai lupi». In quel momento Pam dice a Mary Ann che sta benissimo e gli porge uno specchio. Nello specchio lei vede il ghigno diabolico di Pam e si chiude da sola nella stanza, tagliandosi la gola sotto gli occhi di Kevin che cerca invano di sfondare la porta a vetri.

35) Lui c’è sempre stato. Kevin esce sul corridoio con la borsa di Mary Ann, macchiato dal sangue di lei, che è morta. Chiede alla madre di finire il racconto. “Lui parlava con me. Nessuno aveva mai parlato con me, prima. Io avevo sedici anni, ero a mille miglia da casa e qualcuno dimostrava interesse per me. Conosceva la bibbia, ogni parola. La conosceva a memoria. Quando mangiavo mi parlava all’orecchio e io ero… E l’ultima sera. Mi venne a salutare e io cominciai a piangere. E lui allora mi disse: «Ora io vi mando nel mondo come pecore in mezzo ai lupi»”. La madre dice di non aver avuto il coraggio di dirlo a Kevin perché lui era così fiero di essere arrivato a New York e di aver fatto tutto questo da solo. Secondo la madre, Kevin non ha il merito del suo successo, che sarebbe tutto opera di Milton.

36) Ti sta aspettando. Kevin va a cercare Milton. La 57-esima strada è assolutamente deserta, ed è un evento decisamente fuori dall’ordinario.

37) Ho tanti di quei nomi. Kevin accusa Milton della morte di Mary Ann e gli spara. I colpi vanno a segno, ma non fanno nulla a Milton. Milton: “Chi sono io? Chi sei tu? Non hai mai perso una causa. Mai. Perché? Perché secondo te? Perché sei un grande avvocato? Si! Ma perché?”. “Perché sei mio padre”. “Ah! Io sono qualcosa di più, Kevin”. “Mary Ann lo sapeva. Aveva capito. Lo sapeva e tu l’hai distrutta”. “Rimproveri me per Mary Ann? Spero che tu stia scherzando. Mary Ann tu potevi salvarla come e quando volevi. Lei non voleva altro che amore. Ehi! Tu eri troppo occupato”. Milton gli ricorda quando sulla metropolitana gli aveva detto che forse doveva cominciare a perdere, ma lui non era stato d’accordo. Kevin: “Perdere! Io non perdo. Io vinco. Io vinco, Io sono un avvocato. È il mio lavoro. È questo il lavoro che faccio.”

38) È il nostro tempo. Milton dice che Kevin voleva bene a Mary Ann ma voleva ancora più bene a se stesso. Kevin crolla: “Hai ragione. È tutta colpa mia. Io l’ho mollata”. Entra Cristabella, che è figlia di Milton e quindi sorellastra di Kevin. Lei abbraccia Kevin. Lui chiede a Milton cosa vuole da lui. “Voglia che tu sia te stesso. Lascia che te lo dica, figliolo. Il senso di colpa è come un sacco pieno di mattoni. Non devi far altro che scaricarlo”. Kevin: “Non posso farlo”. Milton parla male di Dio e bene di se stesso. “Io sto qui, col naso ben ficcato nella terra e ci sto fin dall’inizio dei tempi. Ho coltivato ogni sensazione che l’uomo è stato creato per provare. A me interessava quello che l’uomo desiderava e non l’ho mai giudicato. E sai perché? Perché io non l’ho mai rifiutato, nonostante le sue maledette imperfezioni. Io sono un fanatico dell’uomo. Sono un umanista. Probabilmente l’ultimo degli umanisti. Chi sano di mente, Kevin, potrebbe mai negare che il XX secolo è stato interamente mio?”

39) La libertà su tutte le tavole. Kevin: “Perché tu hai bisogno di me? Che cosa vuoi?”. Vuole che lui e Cristabella rilevino lo studio e anche che facciano un figlio insieme. “Vuoi un figlio?”. “Voglio una famiglia”. Kevin osserva che lui deve offrirsi volontario, e chiede cosa gli offre in cambio. Offre la libertà di fare quello che gli piace di fare, ma senza provare sensi di colpa.

40) Un gesto di libero arbitrio. Cristabella rimprovera entrambi di parlare troppo e, dopo essersi spogliata e aver beffardamente assunto la posizione di un cristo in croce, invita Kevin a fare l’amore. Lui sembra sul punto di accettare, ma all’ultimo ci ripensa, si punta la pistola alla testa e si spara.

41) Divorato dalle fiamme. Milton viene avvolto dalle fiamme, come Cristabella e le sculture. Lei diventa una pietra, invece Milton sopravvive, ringiovanisce e acquista le sembianze di Kevin.

42) La cosa giusta. Kevin si ritrova nel cesso del caso Gettys (forse quello che abbiamo visto se lo è immaginato o forse è stato premiato da Dio con una seconda vita). Kevin va a baciare Mary Ann, poi rinuncia a difendere Gettys anche sapendo che un ritiro in pubblico comporta la radiazione dall’albo degli avvocati. Alla moglie che gli chiede cosa ha fatto, risponde: “Ho fatto la cosa giusta. Almeno credo”.

43) Il mio peccato preferito. Kevin e Mary Ann escono dall’aula inseguiti dai giornalisti. Il giornalista Larry gli propone di trasformare in uno scoop la sua rinuncia dando a lui il mandato di organizzare la cosa. Kevin si ferma, indeciso. Mary Ann lo guarda come per dirgli di accettare e lo chiama amore. Lui la guarda di nuovo, come ad assicurarsi di aver capito bene, poi gli dice di chiamare la mattina dopo. Mary Ann sorride, visibilmente sollevata, e va via allegra. Scomparsi nelle scale, Larry si trasforma in un Milton sorridente che dice: “Vanità, decisamente il mio peccato preferito”.


|<=  La versione del regista con Kevin troppo interessato al successo


Questo film è stato scritto e realizzato dal regista Taylor Hackford per mostrare come una persona di oggi, il giovane e promettente avvocato Kevin Lomax, può prendere una strada che lo porta all’inferno. A tentarlo è il diavolo in persona (John Milton), che si presenta come un avvocato che ha fatto fortuna e che ora è il padrone di un grosso studio legale di New York.

1) Sotto il banco. Kevin capisce che il suo cliente (Gettys) ha commesso le cose di cui è accusato. Per Kevin è il momento della decisione, dice il regista. Egli può scegliere di fare «la cosa giusta» oppure dire: «Distruggo questa ragazza e vinco il caso per il mio cliente». Kevin sceglie di vincere e questo film, che il regista definisce «un racconto morale», mostra dove lo porterà tale scelta. Si noti la convinzione del regista che ci sia una scelta “giusta” in assoluto, come se le leggi morali fossero leggi di natura e non convenzioni umane, diverse in culture diverse.

2) Nessuno vince sempre. Kevin viene da una lunga serie di vittorie e nel bagno decide di cercare di vincere anche questa volta. Secondo il regista, Kevin è imbattuto perché crede molto in se stesso ed è cinico. Ora il giornalista gli fa balenare davanti la sua prima sconfitta, che lo costringerebbe a ridimensionare l’immagine che ha di se. Lui preferisce immaginarsi onnipotente e sceglie di «fare a pezzi la ragazzina», di «essere un figlio di puttana» ma «vincente». Questa scelta, e altre simili che farà più avanti, porteranno Kevin a perdere prima sua moglie e poi se stesso.

3) Gioco particolare. Kevin ha in mano un bigliettino scritto dalla studentessa e, non essendo sicuro che il giudice lo accetterà come prova, lo tiene in modo che la giuria possa comunque vederlo. È un trucco da avvocati, dice il regista, inserito per mostrare «fin dove può arrivare Kevin e che mezzi può usare per ottenere quello che vuole». Poi aggiunge che Kevin riesce a vincere «perché è un avvocato molto bravo».

Quando la causa è vinta, entra in scena la moglie di Kevin, che appare raggiante. Dice il regista: «La moglie è bellissima e piena d’energia. I due si sanno divertire insieme e io volevo che questo risultasse chiaro fin dall’inizio. Lei dirige la sezione prestiti di un concessionario di auto. È professionale e sfacciata, dura quanto basta per una città di provincia. Si sono trovati. Lei era la più bella ragazza della città. Lui il bel ragazzo di successo, nonché ottimo avvocato. Si sono divertiti. Hanno un’ottima intesa sessuale. Si ha la sensazione che il loro rapporto sia molto caldo.»

5) Schiavo di Babilonia. Prima di partire per New York, Kevin va a salutare la madre, che è in chiesa. In un film che mostra la perdizione di un uomo che non sa resistere alle lusinghe del Diavolo, la chiesa non poteva mancare. Quella mostrata qui è una chiesa del Sud che esiste realmente. Il regista vuol mostrare che Kevin è stato educato qui e torna «per confrontarsi col suo passato, pervaso di integralismo cristiano e profondamente radicato in Gesù e in Dio.» Judith, l’attrice che fa la madre di Kevin, appartiene effettivamente a questo gruppo religioso. «Ho fatto il possibile» dice il regista «per convincere il pastore Lovell e la sua parrocchia di Gainsville, Florida, a prendere parte a questo film perché quello in cui credono, i loro valori, si basano sulla distinzione tra bene e male e sulla lotta contro il demonio, che è il tema del film. Ma sono stati eccezionali, si sente in loro lo spirito di Dio. Credevo fosse importante vedere che Judith è credente. È tutt’uno col suo Dio. Lo ama. È una presenza formidabile per il bene in questo film. Allo stesso tempo è una madre severa e si vede che lo ha cresciuto in un certo modo e non approva le sue scelte di vita. È un avvocato, e sua moglie Mary Ann, rimasta vicina alla macchina, è una a cui piace vivere e divertirsi. Nessuno dei due è andato in chiesa e la mamma non è contenta».

La madre di Kevin cita un passo della bibbia e Kevin mostra di sapere anche lui la bibbia a memoria. Kevin conosce la bibbia, ma ha scelto di rimanere fuori della chiesa, fuori della porta, per metà in luce e per metà in ombra. «Ne fa parte, ma allo stesso tempo non riesce ad entrarvi. C’è una dicotomia in lui, che verrà alla luce più tardi.» Notare che le tendenze cattive di Kevin sono considerate presenti in lui, come se fossero innate, fissate geneticamente.

Mentre partono in auto, Mary Ann dice: “Diamoci da fare a fabbricarle dei nipotini. Così ce la togliamo di mezzo. Che ne pensi?” Nel film, Kevin è l’uomo che ha la tendenza ad andare verso il Diavolo e Mary Ann è la donna che, alla fine del film, smaschera la cattiveria che lui nasconde. Non ci meraviglia allora sapere che, per il regista, lei «è una brava persona» (notare che anche questo ‘è’ ci parla di qualcosa di innato). «Cerca di aiutare un’altra persona. Non vuole che la ditta si riprenda la macchina. Ma è anche dura, è una donna d’affari.» Loro due stanno bene insieme. «C’è una suocera e Mary Ann non è stupida. Sa di non essere una persona gradita all’interno della famiglia. non è che non le piaccia sua suocera, ma sa cosa deve fare. questo un altro tema del film: “diamole un nipotino e tutto andrà bene”. Mary Ann è pronta. È una donna che lavora ma è pronta a mettere su famiglia.».

6) Scelta di una giuria. Siamo a New York, in un’aula di tribunale. Kevin, dopo aver osservato attentamente i candidati a diventare giurati, dice quali persone lui escluderebbe dalla giuria. Regista: «Parlando con gli avvocati si scopre che la scelta della giuria incide dall’80 al 95% sull’esito del processo. […] Si vince solo dopo un’attenta analisi psicologica dei vari candidati. sono loro che dovranno decidere chi vince e chi perde.» Se ciò che le persone considerano giusto dipende moltissimo dalle persone che emettono il verdetto, però, anche il verdetto ‘giusto’ del regista sul caso Gettys era più giusto per lui che oggettivamente giusto. Perché allora il regista afferma che Kevin ha fatto la scelta ‘sbagliata’ quando non ha lasciato la difesa di Gettys? Probabilmente perché alla fine del film sua moglie è disperata e si uccide. Anche questo, però, è il verdetto emesso da una persona e un’altra donna al posto di Mary Ann avrebbe potuto apprezzare quello che gli offriva Kevin, invece che uccidersi. Alla fine il verdetto dipende più dalla persona che giudica Kevin che da quello che fa lui, più dalla cultura della giuria che dalla consistenza dei fatti. Il regista lo giudica male, ma secondo uno psicologo che adottasse la psicologia C è il regista a sbagliare e non Kevin. Ha ragione il regista o lo psicologo? Ora continuiamo a esporre la versione del regista, poi si vedrà quella dello psicologo e alla fine sarà lo spettatore a decidere quale delle due versioni trova più convincente.

Kevin è disposto ad assumersi la responsabilità dell’esito finale e allora viene scelta la sua giuria. ll regista vuol presentare un Kevin che ha davvero talento, uno che «ha uno spirito intuitivo.» Anche quello che fa di buono, dunque, dipende da qualcosa di innato. Chissà se una persona oltre a poter nascere intuitiva, potrebbe anche nascere avvocato o ingegnere.

7) Troppo bravo. Kevin torna a casa. Mary Ann è sdraiata sul divano e si meraviglia che lui è tornato presto. Lui finge di aver perso e lei cerca di consolarlo. Invece ha vinto e Mary Ann fa salti di gioia, lo abbraccia e lo bacia. Il regista ci spiega che Mary Ann ha fatto un sacco di cose e se la troviamo seduta sul divano a guardare la televisione è perché Kevin si fa attendere troppo. Per quel che si vede, però, non pare affatto attiva e sembra piuttosto che passi il tempo ad aspettare lui. Dopo di che anche un’attesa minima sembra un’eternità. Visto che lei si dispiace quando pensa che il marito abbia perso, allora dovremmo dedurne, secondo il regista, che lei è tenera e dolce verso Kevin. Dal fatto che lo accoglie rimproverandogli che torna sempre tardi, però, si poteva pensare giusto il contrario.

Kevin decide di restare New York e va nella sede centrale. La posizione della sede di questo studio legale è quanto di più prestigioso si possa immaginare. Visto che il regista sta presentando la tana del Diavolo, si può supporre che secondo lui chi arriva ad avere molto deve necessariamente aver rubato molto. L’idea delle persone del regista non sembra molto coerente, però, perché se ammette che Kevin possa essere nato bravo, anche Milton potrebbe aver raggiunto traguardi particolarmente elevati perché era nato particolarmente bravo.

8) Contrattazione sul tetto. Kevin entra in una grande stanza circolare con un grande caminetto acceso. Milton compare alle sue spalle. Questa stanza circolare, imponente quanto austera, sembra una chiesa sconsacrata, con la scrivania di Milton al posto dell’altare.

Dopo un breve dialogo, Milton lo porta sul tetto del grattacielo, dove ci sono due piscine che confinano con il vuoto. Il primo incontro sul tetto, a cinquanta piani di altezza e con New York ai suoi piedi, permette al diavolo di dire a Kevin: “Tutto questo può essere tuo, se stai dalla mia parte”. Lì sotto c’è Wall Street, la sede del potere capitalistico mondiale, e ne deduciamo che il buon capitalista ha venduto l’anima al diavolo, sempre secondo il regista.

9) Un’ottima impressione. A Kevin viene assegnato un bell’appartamento nel palazzo riservati ai soci. L’appartamento è splendido e la sua localizzazione è quanto di meglio si possa desiderare a New York. Il diavolo non si risparmia e dopo aver offerto a Kevin il massimo sul lavoro, offre a Mary Ann il massimo per quel cuore della vita privata che è la casa dove abiterà. Notare che non vengono offerti solo metri quadri, ma anche l’inserimento in un bel quartiere e l’amicizia di una bella coppia di persone che abitano sullo stesso piano.

Kevin dice a Mary che resta a Ney York solo se anche lei ci vuole restare. Lei appare più entusiasta di lui. «Kevin ha avuto un’offerta di lavoro» dice il regista «e deve farla accettare anche a sua moglie». Notiamo la solida convinzione del regista che sia Kevin a comandare le operazione e Mary Ann a subirle. Lei sembra più contenta di lui di rimanere a New York, ma secondo il regista è perché conosce i desideri di lui ed essendo buona e brava è felice di accontentarlo.

10) Il caso Moyez. Mentre Kevin è alle prese col caso Moyez, Mary Ann è a scegliere una carta da parati. Quella che gli propongo è bellissima ma costosissima ed è in dubbio. Mary Ann è in mezzo ad opportunisti e frastornata da una New York che non è una cittadina come Gainesville. Il regista non è altrettanto comprensivo con Kevin, che pure di opportunisti ne incontra molti visto che lo studio legale è presentato come un centro che offre assistenza a quanto di più losco succede nel mondo intero. Al loro confronto il negoziante che cerca di venderti l’articolo più costoso, a New York come a Gainsville, dovrebbe essere più un chierichetto che un pescecane. Evidentemente Mary Ann fa la carriera da martire e dobbiamo cominciare a piangere per le sue ferite, sorvolando generosamente sulla loro modesta entità.

Inaspettatamente arriva Kevin. È un atto d’amore il fatto che Kevin abbia trovato il tempo di venire? No, ci precisa il regista nel suo commento. «Non gli è andata giù che gli abbiano assegnato un caso così banale ed è venuto ad aiutarla». Non sembra tanto indispettito quando bacia lei, ma il regista voleva mostrarci una scena d’amore per dire che adesso, prima che lui si faccia prendere la mano dai suoi impegni di lavoro, l’amore era possibile.

Kevin va a trovare Moyez, che sta in un brutto quartiere. L’uomo che sgozzava capre per motivi religiosi non abita in un bel quartiere (siamo ad Harlem), si circonda di vari idoli africani e usa pratiche magiche. Visto che Moyez è messo tra i cattivi, ovvero tra i clienti ingiustamente fatti assolvere da un Kevin aspirante diavolo, ne dobbiamo concludere che c’è una religione buona (quella della madre di Kevin che combatte il diavolo) e tante religioni cattive, che adorano false divinità e praticano magie di serie B. Il regista è gentile, però, e si scusa precisando che non avevano «alcuna intenzione di sminuire il valore delle religioni africane».

11) Scelte. Mary Ann è in difficoltà nella scelta dei colori per la casa. Kevin studia grossi volumi di diritto sanitario. «Mary Ann sta verniciando le pareti, ma le sue frustrazioni non fanno altro che aumentare». Anche Kevin è descritto come frustrato , ma «lui si butta a capofitto nelle sue ricerche finché non trova la chiave che gli servirà per affrontare il processo». Ne deduciamo che venire a capo di quale colore ti piace è un compito più arduo che districarsi tre le norme sanitarie che riempiono molti e grossi volumi di diritto sanitario.

Mary Ann lamenta di non avere un lavoro e parla con Jackie, che ha scelto di divertirsi e non di lavorare o di riprodursi. Commento del regista: «Jackie, l’amica del cuore, Miss Gentilezza, cerca di aiutarla. È molto sofisticata. Cerca di introdurre Mary Ann alla vita di New York, l’aiuta nel ruolo di moglie esemplare. Ma Mary Ann è sempre più frustrata». Naturalmente perché «Kevin è sempre più immerso nel suo lavoro» e addirittura «non mangiano più insieme». Non è chiaro perché lui possa stare da solo senza soffrirne e lei no, tuttavia. È poco chiaro anche come mai prima di sposarsi una donna stia da sola senza provare quelle sofferenze da solitudine che accusa quando si trova da sola dopo essersi sposata. Se è l’amore che prova per Kevin a farla soffrire per la sua assenza, evidentemente lui non prova nessun amore perché sta bene anche da solo.

La tesi che sia il sofisticato ambiente di New York a mandare in crisi una Mary Ann non all’altezza di esso è una tesi che non si può dimostrare falsa, anche se lo è secondo la clinica C. Si dovrebbe però cominciare a prendere le distanze da essa, perché vedremo ambienti molto diversi tra loro fare da sfondo a persone in crisi profonda. Se responsabile dei problemi è l’ambiente, infatti, è quanto meno singolare che ambienti diversi producono lo stesso problema.

Mary Ann «ha bisogno del suo aiuto, ma lui non c’è» continua il regista. A questo punto interviene Jackie. «“Devi capire, è come un contratto. Tu hai un lavoro, lui ha un lavoro”. Ma non è quello che Mary Ann si aspettava». Il film non esplicita mai questo contratto, però, perché mai si vede Kevin anche solo aspettarsi di trovare la cena pronta e la casa in ordine. Se non è lui ad avergli chiesto di fare la moglie che sta a casa, viene il dubbio che Mary Ann lo abbia scelto da sola. Sarebbe un bel guaio per dimostrare la colpevolezza del marito, reo di assenteismo. È Jackie che suggerisce a Mary Ann di fare la donna di casa, cominciando con quell’invito a scegliere la sua tavolozza dei colori e terminando con questo invito a lasciar perdere il lavoro, ma non al servizio di Kevin o dei figli ma per propria soddisfazione. Secondo il regista e secondo una tradizione consolidata, però, la posizione di Mary Ann è quella della donna al servizio dell’uomo che lavora.

12) Con la lingua legata. L’accusatore di Moyez non ce la fa a parlare. Kevin vince appellandosi a una legge che protegge la macellazione secondo il rito ebraico. Il regista precisa che si è ispirato ad un caso reale (verificatosi a Santeria, Florida, nel quale «i vicini hanno attaccato la chiesa e hanno sporto denuncia perché sacrificavano animali». «Non ci furono condanne perché erano sacrifici rituali, quindi religiosi». Come vince la causa Kevin? Semplicemente osservando che il sacrificio rituale è previsto dall’ebraismo fin dalle sue origini. Il giudice è ebreo, quindi la causa è vinta. Uccidere animali nel modo previsto dalla religione non è solo consentito dalla legge negli USA, ma è fatto sistematicamente nelle macellerie che riforniscono i religiosi osservanti ebrei o quelli mussulmani. Evidentemente qualcosa che non andava bene se fatto da una oscura religione africana, va benissimo se fatto da religioni imparentate con la religione ufficiale. Secondo il regista, però, a strozzare la voce in gola a Meerto non è il giudice ebreo e l’ambiente cristiano della cultura americana, ma il diavolo chiamato da Moyez con le sue pratiche superstiziose.

13) Sottovalutazione. Passeggiando al mercato, Milton dice che lui si è fatto da solo, con la sua bravura e senza mettersi troppo in mostra. Milton era di origini umili e ora è a capo di un impero economico. È stato bravo o si è arricchito perché non aveva scrupoli morali? Visto quello che sta consigliando a Kevin, sembra aver puntato sulla bravura. Secondo il regista è il diavolo e quindi avrà usato mezzi illeciti. Tali scorrettezze non sono escluse dal film, però non sono neppure mostrate. Una scelta strana, se davvero il regista ci voleva mostrare la colpevolezza di Milton come dice il suo sistema razionale. È il caso di cominciare a tener presente che forse l’inconscio del regista non è d’accordo con la sua parte cosciente e lavora per far assolvere Milton, suggerendo al conscio di lasciare lo spettatore nel dubbio senza mostrare mai esplicitamente le malefatte di Milton.

Mary Ann: “Ah, quella! Doveva essere una nursery. Ma poi ho pensato che dovevi stare in casa per un po’, per fabbricare un bambino. Per cui ho deciso di farci una biblioteca da avvocato. Con i lavori che procedono, lei «gli sta facendo capire senza mezzi termini la decisione che ha preso. «“Io rimango a casa” e “devi rimanerci anche tu se vuoi mettermi incinta”». A dire il vero tutta questa voglia di figli non si vede, avendo appena rinunciato a dedicare una stanza ai bambini e la tesi che lui avrebbe difficoltà a metterla incinta se non lavora a casa appare assai poco credibile. Quello che si vede, con la complicità di una vestaglia ben aperta, è che Mary Ann vorrebbe risultare attraente ai suoi occhi come donna. Credo si possa essere del tutto d’accordo col regista, invece, sul fatto che lei s’aspetta che lui dica: «Va bene, farò come vuoi».

14) Il look di Mary Ann. Sull’ascensore che li porta al ricevimento offerto dal direttore dello studio, Mary Ann è nervosa e si fa promettere da kevin che non la lascerà solo un minuto. Perché lei è nervosa sull’ascensore e lui è tranquillo? Sono entrambi intimoriti, secondo il regista, ma lui se la passa bene e dovrebbe aiutare lei a inserirsi. Notiamo che Kevin deve far fronte a delle richieste sia sul lavoro che a casa. Quello che lui dà sul lavoro viene apprezzato e ben ricompensato, però, mentre quello che dà a lei, come vedremo presto, viene ricompensato coi rimproveri. Se siano meritati o meno, cerchiamo di capirlo osservando con attenzione i fatti che seguono.

Al ricevimento ci sono tutte persone importanti, tutte potenziali clienti dello studio legale. Le persone presenti al ricevimento, nelle intenzioni del regista, rappresentano «l’apice della catena alimentare». Il pesce grosso mangia il pesce piccolo, sembra di capire, ma poi è mangiato dal “pesce furbo”, che sarebbe Milton. Il motto dello studio legale pensato dal regista è infatti: “Sfruttiamoli finché possiamo e poi divoriamoli”.

Milton conosce e corteggia Mary Ann, che gradisce. Mary Ann è corteggiata dal grande capo, definito come disponibile, affabile, delicato, gentile e acuto dal regista. Lei gradisce. Milton è il diavolo, quindi è bravissimo ad affascinare e sedurre le persone, ma non per elevarle, bensì per farle perdere.

Mentre Mary Ann accetta la corte di Milton, Kevin si interessa a Cristabella. Cristabella è presentata dal regista come una donna non solo stupenda fisicamente ma anche intellettualmente (parla correntemente cinque o sei lingue). Lei è misteriosa e affascinante, oltre che un «vero avvocato» come Kevin. Lui è affascinato e attratto da lei.

15) Ce l’hai questa vista? Sul balcone dove l’ha seguita, Cristabella si mostra interessata a Kevin. Saputo che è sposato, però, si limita a fare qualche battuta. Sempre nelle intenzioni del regista, Cristabella è una diavolessa schietta (fa capire subito quello che gli piacerebbe di fare) ma anche rispettosa dei diritti delle altre donne. Infatti lei chiede subito a Kevin se è solo, e dedotto dalla sua esitazione che non lo è, rinuncia ad avere una storia con lui e si accontenta di «flirtare». Notiamo ancora una volta un trattamento di favore riservato alle donne, che non rubano il marito altrui neanche nel ruolo di diavolesse, mentre gli uomini dello studio non solo rubano, ma mangiano pure i loro clienti. Anche a Kevin sono attribuite brutte intenzioni verso Cristabella, non messe in atto solo per l’arrivo di Milton.

16) Un nuovo incarico. Milton vuole affidare il caso Cullen a Kevin. Barzoon ha parole di disprezzo verso Kevin e prova a contrastare la decisione di Milton, ma questi non cede. Milton è il proprietario dello studio, Barzoon è il direttore, quello che comanda. Quest’ultimo è arrogante e non è abituato ad essere criticato. È arrabbiato con Milton e prova a fargli cambiare idea, ma quando questi non cede, non può fare nulla. L’alleanza tra Milton che ama costruire ricchezza e Barzoon che ama possederla e usarla comincia a incrinarsi. A Kevin viene implicitamente affidata una missione che forse è impossibile: essere insieme un Milton e un Barzoon, ma senza avere i loro difetti, ovvero saper costruire ricchezza ma senza disdegnarla come fa Milton e poi saperla possedere ma senza farsi possedere da essa come fa Barzoon.

Tornato a casa, Kevin trova Mary Ann prostrata. Mary Ann: “Mi hai mollato là. Ho avuto una crisi di panico, finché Jackie non mi ha detto dov’eri. (Ora la sua voce, prima tranquilla, diventa tremante e piangente) Tre ore. Neanche una telefonata. Mary Ann ha perfettamente ragione, secondo il regista. Lei è giustamente furiosa perché è stata abbandonata. «Lui le dice: “Ci sono delle priorità” “Sono un professionista”  “C’era il capo”. E lei: “Mi hai lasciato sola”». Per ora limitiamoci ad osservare che nel commento citato il regista riporta correttamente le parole di Mary Ann queste parole, mentre attribuisce a Kevin frasi che non ha detto. Un fatto piuttosto inquietante, visto che anche Mary Ann sta attribuendo a Kevin delle colpe che non sono precisamente evidenti.

17) Il cliente nervoso. Cullen, su uno dei grattacieli che sta costruendo, è nervoso e aggressivo. Il Cullen descritto dal regista è un duro in difficoltà, uno uomo senza scrupoli che, ferito, è ancora più pericoloso.

18) I punti di vista non coincidono. Mentre Mary Ann è a comprare vestiti con Jackie e Diana, vede il volto di Jackie trasformarsi in un mostro e scappa. Il regista non spiega come mai il diavolo si manifesta apertamente proprio quando Mary Ann è con le amiche.

19) Triangolo amoroso. Mary Ann è  agitata e Kevin prova a calmarla. Lei dice di star male perché non si vedono quasi più. Kevin torna a casa e trova sua moglie sconvolta. Perché? È andata a fare spese, poi ha mollato le amiche dicendo di aver visto delle cose strane. Forse ha bevuto? No, secondo il regista «il punto è che lei è sola».

È Mary Ann che ha visto un mostro, quindi si potrebbe pensare che il mostro nascesse dentro di lei, che fosse insomma una sua creatura. Secondo il regista, la sofferenza nasce effettivamente dentro Mary Ann, ma la sua causa è esterna. La causa è che Kevin dovrebbe fare per lei, ma non fa. «Lei è stanca di quella vita. Vuole tornare a casa. Vuole andare via. Ma conosce Kevin, lo conosce molto bene. È un vincente, uno che non si ferma davanti a nulla. Anche lei era così. Anche lei era una che non si fermava.» Qui il regista dice una cosa vera (che lei lamenta la sua assenza) e due cose palesemente false: che lei gli abbia chiesto di andare via, e che lui abbia detto di no. Poi aggiunge che «anche andar via è crescere», anche rinunciare all’obiettivo che ci si è dati è crescere.

Kevin: “Che mi dici dell’appartamento? Mentre si vede che lei vorrebbe rinunciare, si vede anche che lui vorrebbe andare avanti. Spiegazione del regista: «Lui cerca di persuaderla, ma lei è isterica». Se lei non chiede nulla e non discute di cosa fare con lui è perché somatizza un malessere interiore, perché è traumatizzata, perché è molto emotiva.

Kevin propone a Mary Ann di fare un bambino. Secondo il regista lui vorrebbe metterla incinta per levarsela di torno, così può tornare tranquillamente al suo lavoro. «Così ragiona non professionista alle prese con problemi di coppia». Se questo è quello che pensa Kevin, però, lo nasconde molto bene, perché tutto il suo atteggiamento e in particolare quest’ultima frase ci dicono esattamente il contrario.

Mentre fanno l’amore, Kevin immagina di essere con Cristabella e lei si accorge che lui ha la testa altrove. «Non è la prima volta che si sente dire» dice il regista, che un marito faccia l’amore con sua moglie pensando a un’altra. Non saprei dire che ambiente frequenta il regista, ma trovo comica tale affermazione, secondo la quale non è la prima volta che qualcuno dice una bugia.

21) Le strade della tentazione. Arriva la madre di Kevin. Sull’ascensore Mary Ann vede Kevin guardare Cristabella. «Il segreto è svelato: ha visto in faccia il suo nemico» dice il regista. «Lo ha fiutato ed è furiosa con Kevin, che continua a negare tutto. Ma lei lo sa». Per quello che il regista ci ha mostrato nel film, però, le insinuazioni di Mary Ann sono false. Poteva metterci un qualche segno di cedimento di Kevin, ma non ne messo nemmeno uno piccolo piccolo. Ha solo mostrato che Cristabella piace a Kevin. Evidentemente per il regista come per Mary Ann ad un uomo sposato e innamorato non deve piacere nessun’altra donna, a parte la moglie.

Kevin apprende dal giornale di una clausola anti adulterio nel contratto pre matrimoniale di Cullen, in base alla quale se lui tradiva la moglie, questa si prendeva i soldi. Evidentemente non è solo Mary Ann a pretendere che al marito non piaccia nessun’altra donna oltre che lei.

La madre di Kevin dice che se ne va, perché non si sente a su o agio. Kevin: “Ma, sei appena arrivata!” Il regista dice che i quindici giorni previsti per la permanenza della madre sono passati. Kevin dice il contrario. Chi ha ragione? È la madre che sta scappando o Kevin che sperava si fermasse di più per fare da baby-sitter a Mary Ann, come dice il regista?

La madre di  Kevin va via. Sempre secondo il regista, la madre ha visto le reazioni di Mary Ann (si presume che sia quella che lei si dispiace se lui guarda un’altra donna, perché solo questa reazione è mostrata durante la permanenza della madre) e ha capito che c’è qualcosa che non va. «Cerca di spiegarglielo, ma lui non vuol sentire». La spiegazione consiste nel rimproverargli di non fare abbastanza per lei. Il “lei (Mary Ann) non è a suo agio” non è spiegato, ma affermato.

Alice: “La porto a casa, se me lo permetti”. Kevin: “È questa casa sua. È chiaro? Noi è qui che viviamo. Io non ci torno a Gainesville. (Tra se e se) Ma non è possibile!” «Sta sprofondando sempre più nel suo narcisismo» è la spiegazione del regista. Lei gli ha appena detto che tutto quello che ha fatto non va bene, senza dirgli una sola ragione, e il fatto che Kevin lo difenda è narcisismo? Kevin poteva discutere su una richiesta di andar via di Mary Ann, ma qui la madre gli dice “la porto” a casa. Che è una valigia? Mary Ann non ha una testa per pensare e una bocca per parlare? O forse la notte insieme non basta per dire “non vorrei stare più qui”? Che diritto ha una donna “appena arrivata” di dire che è da buttare tutto quello che loro hanno fatto a New York?

Alice cita la bibbia. Kevin: “Non è il momento delle sacre scritture, eh! Devo andare a lavorare. Tu fa quello che vuoi.” Naturalmente Kevin non sopporta le sacre scritture perché il diavolo si sta impossessando di lui, mica perché non è con le citazioni che si analizza una situazione.

23) Cosa fa una moglie. Sulla metropolitana Milton è aggredito da un portoricano, che si calma quando Milton gli dice di prendersela con l’amante di sua moglie, che adesso è con lei. Solo il diavolo poteva sapere una cosa del genere, secondo il regista. Il nome della moglie del portoricano potrebbe averlo sentito durante la conversazione, però, ed il fatto che lei si comporta male verso il marito è deducibile dal fatto che sta con uno che adesso si sta comportando male verso Milton.

24) In città. Milton e Kevin sono a vedere il pugile Roy Jones Jr che combatte per il titolo. Roy Jones Jr è uno dei migliori pugili della nostra generazione, ci dice il regista confessando di amare la boxe. Un Milton mai aggressivo va a vedere uno sport aggressivo, ma dove si combatte secondo le regole.

Dopo vanno in un club dove si balla il flamenco. Il flamenco è «una musica legata alla passionalità e al sesso» dice il regista. Il sesso non è peccato di per se, però, ma quando è fatto in un certo modo. Qui vediamo la sua forma più nobile, un sesso simbolico che diventa arte. Qualcosa che fa onore al diavolo, e non disonore.

Kevin telefona a Mary Ann dicendola che non poteva non andare e lei gli butta giù il telefono in faccia. Se pensare male è un peccato, è Mary Ann a commetterlo. Anche il regista, secondo il quale Kevin mente e sta lì perché gli piace di starci e non perché non poteva dire di no a Milton. Quello che si vede è un Kevin che non aveva assolutamente pensato né a uscire quella notte, né alla boxe, né al flamenco, né alle ballerine. Portato lì da Milton, apprezza quello che vede, ma non dimentica di fare la telefonata che gli era stata rimproverata in passato. Mary Ann gli butta giù il telefono in faccia, mostrando che la telefonata che aveva reclamato serviva non a sapere ma ad aggredire quello che stava facendo lui lontano da lei. Kevin appare dispiaciuto, ma non si arrende alla pretesa di disprezzare tutto ciò che sta fuori di casa sua, non solo le altre donne ma anche la musica e lo sport. Torna a sorridere e questo dimostra la sua mala fede, secondo il regista.

26) Qualcosa di cui non ha parlato. La mattina dopo la notte fuori casa, Kevin prova a calmare Mary Ann che in nottata ha avuto un l’incubo in cui un bimbo giocava coi suoi organi sessuali asportati. Mary Ann: “Non è un sogno, se è vero. Infatti è una visione, secondo il regista. Con la sua sensibilità, lei vede il diavolo che Kevin non vede.

Kevin si occupa di lei, ma poi suona il telefono e torna a occuparsi del caso Cullen. Secondo il regista Kevin è gentile solo perché si sente in colpa per la sua nottata peccaminosa e non aspetta altro che di archiviare al più presto lo spiacevole episodio, per tornare alla sola cosa che gli interessa: il lavoro. Kevin vede che lei sta impazzendo, ma la lascia sola lo stesso perché a lui interessa di più il suo successo. Mary Ann si sente persa.

27) Cosa è più importante? Milton consiglia a Kevin di lasciare il caso Cullen per occuparsi della moglie. Un buon datore di lavoro, spiega il regista, punta a evitare che il dipendente abbia dei problemi. Non per bontà d’animo, però, ma perché altrimenti ne risente il suo lavoro. Milton fa insomma i suoi interessi a lungo termine, con lungimiranza.

Kevin: “Lo sai cos’è che mi spaventa? Io mollo la causa, lei guarisce e… io finisco con l’odiarla. Non voglio arrivare a odiarla. Io ho una carta vincente. La voglio portare fino in fondo, vincerla e buttarmela alle spalle. Ci tengo troppo. E poi, poi, mi dedico completamente a mia moglie”. Secondo il regista la giustificazione di Kevin «è una vera stronzata». Secondo lui se la moglie gli chiedesse di tagliarsi una gamba (e non gli chiede molto di meno chiedendogli di rinunciare al lavoro), Kevin se la dovrebbe tagliare. Potrebbe sempre amarla dopo che ha preteso questo da lui?

28) Reazione spontanea. Al processo, Kevin presenta Cullen come un pessimo marito e un pessimo cittadino, poi chiede se “l’antipatia per quest’uomo è motivo sufficiente per condannarlo per omicidio”. Secondo il regista, Kevin è bravo a parlare. Non si chiede come mai è bravo, perché lo considera una specie di dono di natura. Eppure loda la professionalità di Keanu, dicendo che per interpretare Kevin si è preparato come mai aveva fatto prima. Dunque lo vede quotidianamente, nel suo lavoro, che bravi non si nasce, ma si diventa, se si crede in quello che si fa. Kevin non può credere in quello che fa, secondo il regista, perché sa di fare danni occultando la verità. Dunque deve essere nato bravo.

29 Una creatura di Dio. Barzoon ricatta Milton. Questi lo definisce “centoventi chili di avidità egocentrica”. Il regista classifica come moralistico questo sermone di Milton, che pure condanna la stessa avidità che condanna lui per tutto il film. La parola ‘morale’ deriva dal latino moralis, derivato di mos moris ‘costume’. Poiché il costume cambia, la morale è etimologicamente qualcosa di flessibile. Quando essa si irrigidisce su una posizione, allora si parla di atteggiamento ‘moralistico’. Forse qui Milton è moralistico, ma di certo lo è il regista, che nel corso del suo film condanna continuamente Kevin proprio perché ha una morale troppo elastica.

Barzoon viene ucciso da due barboni che volevano il suo orologio. «Questo è un punto importante: se Eddie gli avesse dato l’orologio, se avesse ceduto… Invece no. È arrogante, lotta. E loro lo massacrano». Questi due barboni sono persone che evidenziano i difetti di Barzoon, che quindi si perde per demeriti propri, o sono mandati da Milton? Il regista vuole lasciare un margine di dubbio, ma anche suggerire la presenza di Milton con la solita maschera mostruosa, fatta vedere sul volto di uno dei due barboni per una frazione di secondo.

30) Sotto pressione. Kevin capisce che l’alibi di Cullen, che sosteneva di essere stato con Melissa, è falso, ma chiama lo stesso a deporre lei e vince. Inutile dire che qui Kevin, nelle intenzioni del regista, non prende la decisione “giusta” ma quella che gli conviene, facendo un peccato contro la morale come nel processo Gettys. La colpevolezza di Kevin è talmente evidente, per il regista, che gli concede una attenuante: costretto a scegliere tra correttezza morale o sopravvivenza, sceglie di sopravvivere perché c’è l’istinto di sopravvivenza. L’istinto di un avvocato, aggiunge, è vincere.

31) Mi ha incastrato. Uscito dal processo Cullen, Kevin corre a casa. Mary Ann è scappata ed è entrata nella chiesa della Speranza Celeste.  Questa è una chiesa episcopale sulla Fifth Avenue, spiega il regista, che ringrazia le organizzazioni religiose per avergli consentito di fare riprese all’interno di tre chiese. I permessi ci sono stati accordati, continua il regista, perché hanno capito che volevamo fare un racconto morale, portando avanti la loro stessa battaglia contro il diavolo. «Il parroco di questa chiesa ha detto: “Mary Ann è venuta in questa chiesa a chiedere aiuto e questo ho fatto”».

Mary Ann sostiene che Milton è andato da lei e che hanno fatto l’amore, ma Milton era con Kevin. Poi si vede che lei è piena di ferite. Kevin capisce che è pazza. Lei sostiene di non esserlo. Secondo il regista Mary Ann non ha avuto un’allucinazione, come erroneamente pensa Kevin. È proprio vero che lei ha ricevuto Milton, che essendo il diavolo può permettersi il lusso di stare in due posti contemporaneamente. Mary Ann ammette pure di averlo desiderato, ma ora si pente e quindi è assolta. Non è assolto invece Kevin, il quale pensa che le ferite se le sia fatte da sola e la porta al reparto di psichiatria di un ospedale. Lei è quella che ci vede, secondo il regista, mentre lui è quello cieco. Lei ha una moralità integra e per questo può vedere il diavolo, mentre lui ha rinunciato alla sua moralità in cambio del successo e non solo non vede il diavolo ma non vuole ammettere che lo veda lei.

Sul lettino dell’ospedale, sotto sedativi, lei sostiene che la colpa di tutto è il denaro e delle cause vinte da Kevin. Riporto i commenti del regista. «Lei ha un momento di lucidità. È sotto sedativi, ma ha un momento di lucidità. Lui vuole metterla nel reparto psichiatrico, ma lei capisce perché è successo tutto questo. “Siamo stati noi a rincorrerlo”. Non dice: “Sei stato tu”. “Il denaro insanguinato, ne abbiamo attinto a piene mani”. “Vogliamo il successo, costi quel che costi”. “Non abbiamo una coscienza morale, né sociale”. “Il materialismo è il nostro Dio”. Lei lo ammette, ma Kevin ancora non lo vuol sentire. È sordo al punto di volerla mettere qui, in isolamento.»

32) Un volto familiare. Al funerale di Barzoon, Kevin vede Cullen che accarezza le spalle di una donna col volto di Gettys e fugge via. Finalmente anche Kevin ha una visione (fin qui le aveva avute solo Mary Ann). È sulla buona strada, secondo il regista.

33) Bolle nell’acqua santa. Fuori l’aspetta Weaver, del ministero della giustizia. Un’auto lo investe e muore. Continuando nel suo lasciare spazio al dubbio, il regista ci dice che forse è stato Milton a causare l’incidente immergendo il dito nell’acqua santa. Poiché Weaver sorride soddisfatto, però, potrebbe essere stato lui a non guardare la strada mentre attraversava perché troppo sicuro di sé, commettendo un peccato di «eccesso di ego».

34) In mezzo ai lupi. Kevin va al reparto psichiatrico, trovandovi Pam e la madre. Mary Ann non stabilisce neppure un contatto oculare con lui. In questa scena, secondo il regista, si legge negli occhi di Mary Ann l’odio che prova per Kevin per quello che lui le ha fatto.

La madre di Kevin gli dice che suo padre è vivo. Che dice il regista di questa santa donna che per trent’anni mente al figlio? Nulla, che anche lei ha un passato (e vorrei vedere che non ce l’abbia) e che «non è solo la donna che lui crede».

Mary Ann si uccide tagliandosi la gola. Vediamo come il regista spiega questo finale. Pam è l’ancella del diavolo ed il fatto che sia lì dimostra che le visioni di Mary Ann non sono allucinazioni ma capacità di vedere cose che ad altri sfuggono. Pam è lì per conto di Milton con lo scopo di far impazzire Mary Ann. Questa non si uccide perché è pazza ma perché capisce che non c’è più via d’uscita. Suo marito l’ha abbandonata. È in una clinica psichiatrica. Non può tornare indietro. Non le è rimasto nulla. Kevin, la persona che lei amava, l’ha ignorata e abbandonata. A quel punto lei non vuole più vivere. Se non fosse il regista a fare queste affermazioni, direi che parla una persona che non ha visto il film, tanto sono gratuite queste affermazioni rispetto a quello che si è visto.

37) Ho tanti di quei nomi. Kevin va da Milton e capisce che è il diavolo perché non muore dopo i suoi spari. Lo incolpa della morte di Mary Ann. Milton risponde che lui glielo aveva detto ed è stato Kevin a non voler lasciare il processo. Kevin vuol fare quello che fanno in molti, quando le cose vanno male: dare la colpa agli altri. Milton non vuole però colpe che non ha.

Kevin: “Hai ragione. È tutta colpa mia. Io l’ho mollata. Finalmente Kevin ammette le sue colpe, dice il regista.

Milton parla male di Dio, dicendo che è un moralista, un gran sadico, un padrone assenteista. Milton attacca Dio, secondo il regista, perché è ancora arrabbiato con lui per il fatto di essere stato scacciato.

40) Un gesto di libero arbitrio. Kevin sembra convincersi e sta per fare l’amore con Cristabella. Per non cedere alla tentazione si spara e muore. Milton è avvolto dalle fiamme. Kevin aveva capito la propria colpa, ma stava per cedere alle lusinghe del diavolo. Per sopperire alle debolezze della carne, si spara. Muore pentito di quello che ha fatto, quindi ha diritto ad una seconda vita.

43) Il mio peccato preferito. Nella sua seconda vita, Kevin lascia la difesa di Gettys ma subito dopo cede alle lusinghe del giornalista Larry, che vorrebbe portare il suo caso di coscienza in televisione. Sulla scelta di far finire così il film, il regista precisa che non voleva un lieto fine.

Su una cosa si può concordare col regista: c’è qualcosa da cambiare nella prima storia, perché il suo finale è un disastro sia per Mary Ann che per Kevin. Dove hanno sbagliato? Cosa dovrebbero fare diversamente se avessero una seconda occasione?

Il regista fornisce solo la risposta relativa a Kevin, ritenendo evidentemente che Mary Ann ha già fatto il meglio che poteva fare. A Kevin impegnato nel processo Gettys consiglia di fare la cosa “giusta” e non quella “conveniente”. Quanto valga questa correzione di rotta ce lo mostra lo stesso regista, facendoci vedere un Kevin avviato a cedere alle tentazioni del successo televisivo pochi minuti dopo aver fatto la scelta “giusta” non cedendo alla tentazione del successo come avvocato ad ogni costo.

Un’altra risposta si basa su un’altra lettura dei fatti mostrati nel film. Vediamo di cosa si tratta, precisando fin d’ora che non pretende di essere la lettura “giusta” dei fatti, ma solo una lettura che si accorda di più coi fatti


|<=  Milton come incarnazione dell’atteggiamento positivo


Dopo la versione del regista, vediamo quella di uno psicologo (quando non specificato altrimenti, si supporrà che lo psicologo usi la clinica C). Secondo questo psicologo, il John Milton del film ha un atteggiamento emozionale positivo e quindi non può essere lui a creare a problemi.

Come è possibile che sia positivo il personaggio che, per il regista, è il diavolo? Secondo il modello del cervello presentato in questo libro, ci sono due persone dentro alla stessa persona: la persona che pensa e parla, comandata dal sistema verbale-razionale, e la persona che decide cosa gli piace e cosa no ed anche cosa è più importante da fare e cosa meno, comandata dal sistema emozionale. Ci sono pertanto due registi: il RegistaCheParla comandato dal sistema verbale-razionale e il RegistaCheAgisce comandato dal sistema emozionale. Il regista che ha commentato il film dando ragione alle due donne e torto ai due uomini è il RegistaCheParla. A decidere cosa far fare o far dire ai personaggi, però, è stato il RegistaCheAgisce (ovvero la parte inconscia del regista) perché è il sistema emozionale che decide cosa piace e cosa no. L’ipotesi dello psicologo è che mentre la parte cosciente del regista era schierata sulla posizioni femminili, quella inconscia (il RegistaCheAgisce) era decisamente schierata su quelle maschili, perché nel film si vedono due uomini straordinariamente positivi criticati da una Mary Ann talmente negativa da togliersi la vita da sola pur di far sentire in colpa Kevin.

6) Scelta di una giuria. Kevin esce dal tribunale, dopo che la sua giuria ha emesso il verdetto che si aspettava. Vediamo un uomo che lo osserva, prima di scendere le scale per prendere la metropolitana. La prima azione di Milton nel film è importante, perché serve a comunicare allo spettatore il segno del suo personaggio. Milton c’è, ma non parla. Che segno è? «Volevo che la sua prima apparizione fosse piuttosto garbata» dice il regista. Ma perché? Secondo lo psicologo, perché l’inconscio del regista voleva mostrarci un Milton che ama i fatti e non le parole. Questo è un segno molto forte di atteggiamento positivo, perché positività è fare (non a caso il personaggio negativo, cioè Mary Ann, non fa mai nulla a New York, oltre al rimproverare Kevin e a ferirsi).

7) Troppo bravo. Kevin torna a casa, trovando Mary Ann sdraiata sul divano che si meraviglia del suo tornare presto. Tra questa scena e quella della comparsa di Milton, vediamo diversi giorni scorrere in pochi secondi con effetti drammatici. Il regista vuol comunicare che qualcosa di grave sta per succedere. Ma a provocare il dramma sarà Milton, visto muoversi un attimo prima, o Mary Ann, mostrata senza fare nulla un attimo dopo? Ci sono due buoni motivi per pensare che sarà lei: perché non fa nulla (se lei non ama fare rimprovererà sempre a Kevin il suo piacere di fare) e perché accoglie Kevin rimproverandolo di tornare sempre tardi (accoglierlo con un rimprovero non invoglierà lui a passare più tempo con lei).

8) Contrattazione sul tetto. Kevin incontra Milton in una grande stanza circolare con un grande caminetto acceso. Milton compare alle sue spalle e dice: “Sono qui”. Kevin si gira di scatto e Milton si scusa di averlo sorpreso. Un uomo palesemente importante (vedere gli ambienti) che si scusa per averlo sorpreso parlando alle sue spalle! Un uomo in atteggiamento negativo avrebbe fatto pesare il suo potere, Milton se ne scusa. Nulla limita la libertà, c’è il necessario (due sedie e una scrivania essenziale) e c’è il caminetto acceso. Sembra l’incontro di due innamorati e il modo in cui si guardano ce lo conferma. E quando si parla di innamorati, si parla di due persone in forte atteggiamento positivo.

Dopo le presentazioni, Milton gli chiede se è stato trattato bene e se sua moglie si è divertita. Milton, dopo essersi preoccupato di come è stato trattato Kevin, mostra di avere a cuore anche la soddisfazione di sua moglie. Una persona che si preoccupa degli altri è una persona interessata a creare una relazione di scambio e non una relazione basata sul potere. Oltre all’orientamento al fare mostrato nella sua prima apparizione, Milton ha anche il secondo segno clinico fondamentale delle persone positive: l’orientamento ad avere relazioni alla pari, mirate allo star bene di entrambi.

Milton gli chiede quale è il suo segreto e Kevin confessa di aver spiato per cinque anni le giurie da un buco nel bagno. Chiedendogli come fa ad essere tanto bravo, Milton mostra di non credere ai miracoli. La bravura è una conquista per la persona positiva e vediamo infatti Kevin ammettere che si è impegnato per ben cinque anni a studiare le giurie che deliberavano. Sarà anche vero che vince perché aiutato dal diavolo, come sostiene il regista, ma questo è da dimostrare. Mentre è un fatto che cinque anni chiuso per ore in un gabinetto è impegnarsi seriamente per diventare migliore. Ed è un fatto anche che Milton chiede senza pretendere, con un garbo e una gentilezza che non sembrano affatto finti.

Kevin e gli chiede di non farne parola perché gli avvocati della Florida non apprezzerebbero. Milton osserva che non ci tiene a tornare in Florida ed infatti è così. Kevin confida il suo segreto e Milton gli offre di restare. Le persone positive accettano il rischio di considerare amico un estraneo e qui lo fanno entrambi.

Tacendo, Kevin conferma di voler restare. Solo allora Milton gli dice “seguimi” e lo guida verso il tetto del grattacielo. Ai lati ci sono due piscine che confinano con il vuoto. Notare l’ordine: prima Milton chiede a Kevin se vuole restare a New York e dopo gli mostra i segni della sua grandezza (per un confronto si veda il primo ingresso in scena del personaggio negativo: Mary Ann compare a fine processo Gettys e non chiede a Kevin se è contento ma gli odina di esserlo e lo fa esibendo i suoi seni, che sono i segni del suo potere di donna). Le due piscine sul tetto esprimono manie di grandezza o sono qualcosa di grande che viene da un animo nobile? Il modo in cui Milton mostra quell’ambiente a Kevin, senza vanterie e mostrando di essere lui il primo a godere della bellezza di quel posto, indirizza nella seconda direzione. Sollevati da tale considerazione (perché prima si guarda alle intenzioni delle persone e solo dopo a quello che ci stanno offrendo), si può apprezzare il design rigoroso, la simmetria delle due piscine affiancate, il cielo che si specchia nell’acqua e la terra che aspira al cielo (un po’ meno la mancanza di protezioni ai bordi). C’è troppa poesia e troppo poca ostentazione in questo incontro sul tetto, per essere il frutto dell’esibizionismo di una persona che aspira a regnare sul mondo, come ipotizza il regista.

Milton si informa sul padre, sulla madre e sui suoi rapporti con la chiesa. Un Milton che cerca le radici di Kevin e vuol sapere a quali cose crede, si dimostra una persona non superficiale, qualcuno che intende costruire su fondamenta solide.

Avvicinatosi al bordo senza tradire alcuna paura, Milton gli chiede se sopporta lo stress, se riesce a governare il suo talento, a rispettare una scadenza, a dormire. Dice anche che i soldi non sono un problema. Ci si chiede che uomo sia uno che sta così tranquillo a trenta centimetri da un precipizio di cinquanta piana. È un uomo che disprezza il denaro ma che conosce bene le regole d’oro di un buon professionista. Un uomo che sa rispettare le scadenze senza trasformare il lavoro in un dovere e che sa raggiungere i suoi obbiettivi conservando il piacere di farlo. Un incontro che si apre all’insegna del rispetto e della cordialità per finire a parlare di cose da fare insieme è decisamente un incontro all’insegna dell’atteggiamento positivo.

Che razza di Diavolo aveva in mente il regista, per presentarcelo amante del lavoro e sdegnoso nei confronti dei soldi? Non è un Diavolo religioso, precisa il regista nel suo commento, ma uno nietzschiano. Nietzsche, da “Così parlò Zarathustra” in avanti, critica l’ideale della mediocrità e le varie forme di morale della rinuncia, ovvero l’atteggiamento negativo. Egli critica la negatività del cristianesimo, caratterizzato a suo dire dallo spirito di risentimento dei deboli verso i più forti e da una morale da schiavi che nega tutto ciò che è differente da sé. Alla morale della rinuncia Nietzsche contrappone la morale della totale affermazione di sé, dell’accettazione di tutto ciò che è terrestre e corporeo, della trasmutazione di tutti i valori. Le virtù sono la fierezza, la gioia, la salute, l’amore, l’inimicizia, la guerra, l’amoralismo di chi la costruisce la sua morale e il senso di pienezza dell’arte. Questa morale è quella di una persona in atteggiamento positivo e il diavolo nietzschiano è un controsenso perché se è un diavolo (se è negativo) non può essere nietzschiano, dal momento che Nietzsche esalta la positività. Giocando sulle parole, la parte cosciente del regista cerca di spacciare per negativo un personaggio che sprizza positività da tutti i pori.

9) Un’ottima impressione. Kevin ottiene un appartamento nel palazzo dei soci, dove abita anche Milton. I soci sul lavoro sono anche i vicini di casa di Milton. Visto che non ha trattato Kevin da superiore, non pensiamo che voglia vicini i suoi dipendenti per controllarli meglio, ma per il piacere di avere vicine le persone con le quali lavora anche oltre il lavoro. Milton non sembra uno che mette la vita lavorativa in contrapposizione con quella privata (come farà Mary Ann), ma uno che tende a fonderle.

10) Il caso Moyez. A Kevin è affidato il caso di Moyez. Egli trova che sia un caso perdente e si chiede perché sia stato dato proprio a lui. Milton sceglie per Kevin un obbiettivo non banale ma neppure troppo ambizioso (facendo una scelta tipica della persona positiva), perché vuol far crescere Kevin ma non bruciarlo, perché lo stima ma non lo pretende capace di tutto.

12) Con la lingua legata. Kevin vince il processo Moyez appellandosi ad una legge che consente la macellazione secondo il rito ebraico. Approfittiamo di questo caso dove sembrano all’opera forze oscure e magiche per osservare che si può anche ipotizzare un Milton malintenzionato, che si presenta in modo accattivante per conquistare la fiducia ma che poi vuole la rovina delle sue vittime. Non sembra il caso, tuttavia, di ipotizzare intrighi di Milton in un caso come questo, dove il giudice ebreo e le radici cristiane della cultura americana bastano e avanzano per considerare leciti i sacrifici a scopi religiosi di Moyez. Inoltre abbiamo a disposizione il finale e quindi possiamo vedere se Milton intendeva portare Kevin alla rovina o se puntava a farlo stare bene. L’ultimo atto di Milton è quello di invitare Kevin a cercare un rapporto basato sul piacere con una donna positiva (Cristabella). Se questo è voler male a qualcuno, vorrei che tutti mi volessero male!

13) Sottovalutazione. Milton: “Stupefacente.ma chi se l’aspettava? Un tipo come Moyez. Vive in una specie di fogna, poi si scopre che se ne va a spasso con 15 milioni di dollari depositati in banca. Milton non ha in simpatia Moyez, che fa i soldi sgozzando capre. Perché allora accetta di difenderlo?  Come stiamo vedendo proprio in questa passeggiata, Milton ama il contatto con le persone, chiunque esse siano. In questa passeggiata appare addirittura eccitato dal contatto con la strada. Se il suo apprezzamento per Kevin era positivo, l’apprezzare tutte le persone è molto positivo e cominciamo a sospettare che Milton sia una persona talmente positiva da poter rimanere tale anche di fronte alla persona più negativa.

Milton: “Un po’ meno spocchia, figliolo. Anche se sei bravo, non se ne devono accorgere. Sarebbe una gaffe, amico mio. Devi mantenere un profilo basso, innocuo, sembrare insignificante. Uno stronzetto, emarginato, costantemente nella merda. Guarda me”. Milton sta istruendo il suo figliolo. “Tutto quello che vedi” sembra dirgli “non è piovuto dal cielo ma è stato costruito.  Io ho costruito il mio impero a partire dal nulla e se vuoi seguire le mie orme devi costruire anche tu la tua fortuna, con la tua bravura”. Sarà anche il Diavolo, come sostiene il regista, ma questo è il manifesto dell’atteggiamento positivo. “Il piacere è nel costruire, non nel possesso di quello che hai costruito. Anche se sei ricco, continua a costruire come quando eri povero, perché costruire è bello”. A questo punto cominciamo a chiederci perché queste ottime qualità sono state attribuite proprio al Diavolo. Forse perché questo è il manifesto del capitalismo, quello ideale, quello come pratica religiosa di Weber. Disprezzare questo capitalismo, considerandolo il Male, è uno degli sport più diffusi nell’occidente capitalista. Le scuse per disprezzare il capitalismo non mancano, perché dove c’è qualcuno che ha costruito ricchezza (atteggiamento positivo) c’è immancabilmente qualcuno che cerca di rubarla (atteggiamento negativo), dove c’è un Milton che costruisce c’è sempre un Barzoon coi suoi “centoventi chili di avidità egocentrica” che punta a far suo quello che è stato costruito da altri. Milton istruisce Kevin su come non restare vittima di questi opportunisti, che sono l’esatto contrario di chi costruisce come lui, su come restare la persona che costruisce senza diventare la persona che possiede. “Lascia amministrare ad altri anche quello che tu stesso hai costruito, non sporcarti le mani col possedere”. Tutto questo è straordinariamente positivo.

Poi Milton va a cercare la gallina che gioca a scacchi e non perde mai, “proprio come te”, dice rivolto a Kevin. Parla in cinese col cinese a cui ha chiesto della gallina. Nel film si sente Milton parlare correntemente il cinese e usare altre cinque lingue. Parlare tante lingue sarà anche la caratteristica del diavolo, ma è sicuramente una caratteristica delle persone molto positive, che amano le altre culture come amano le altre persone. E chi ama davvero una cultura, ne impara la lingua. New York è una Babilonia, come aveva detto la madre di Kevin, perché ospita moltissime culture. In un ambiente multi culturale possono nascere attriti e incomprensioni, ma perché Dio dovrebbe condannare questa capacità umana di costruire infinite culture diverse? Dio non si può analizzare, ma in compenso si può analizzare perché una Mary Ann divenuta sterile e negativa si assegna la missione di distruggere un Kevin che ama fare e costruire. In altre parole è lecito cominciare a sospettare che Milton non venga considerato il diavolo perché è negativo, ma perché è positivo. Chi riesce a distruggere un soggetto positivo si sente importante come lui, per un attimo, ed è questa la logica della persona negativa che demonizza quella positiva.

Milton: “Vieni, impara ad arrivare in centro velocemente. Ti presento la metropolitana, Kevin. Usala. Resta in trincea. Ah! Io viaggio solo così. Perché Milton prende solo aerei e metropolitana? Perché lui è per la sostanza e con la metropolitana si arriva prima in centro, come con l’aereo si arriva prima in un altro paese. Perché è contro il possesso, anche contro il possesso di un’auto, che spesso è uno status symbol (qualcosa il cui possesso permette di segnalare una posizione elevata nella gerarchia sociale). La persona negativa, al contrario, ama la forma (perché se si guarda alla sostanza si rivela un disastro) e soprattutto tende a possedere, le cose come le persone. Alla fine di questa passeggiata si ha la netta impressione di trovarsi di fronte ad un persona piena di forza interiore e di umanità. Cosa può essere rimproverato ad una persona così perfetta e, nello stesso tempo, così disponibile e piena di attenzioni?

14) Il look di Mary Ann. Alla festa in casa Barzoon, Milton fa la corte a Mary Ann. Tutti i soldi di Cullen valgono meno di un sorriso di Mary Ann, per Milton, visto che prima fa la corte a lei e solo dopo si dedica a Cullen. Se la sua precedente passeggiata con Kevin ha convinto, il suo corteggiamento a Mary Ann seduce. Questo è importante, perché anche il più perfetto degli uomini non convince del tutto fino a quando non lo vediamo cercare e ottenere l’approvazione femminile. Qui Milton cerca e ottiene quella di Mary Ann ed è la consacrazione definitiva di quella positività che avevamo già apprezzato durante la passeggiata con Kevin (il fatto che Milton corteggi sia Kevin che Mary Ann, inoltre, mostra sia che l’interesse a Kevin non è solo economico sia che l’interesse a Mary Ann non è solo sessuale). Si possono attribuire a Milton tutte le bassezze che si vuole, ma quello che lo si vede fare qui con Mary Ann è un atto spirituale, che eleva il corpo al livello della mente e non viceversa. Al riguardo è importante sottolineare che Milton ha con Mary Ann un rapporto sessuale simbolico, che comincia con una fatto culturale come la pettinatura e continua usando lo strumento più simbolico posseduto dall’uomo: la parola. Ancora una volta si ha l’impressione di essere di fronte ad un uomo molto positivo, che non sfrutta il valore pre esistente del proprio e dell’altrui corpo ma lo crea, che non sfrutta la festa ma crea la festa.

15) Ce l’hai questa vista? Milton raggiunge Cristabella sul terrazzo e le fa anche una piccola carezza su un fianco. È un uomo insaziabile, questo Milton che appena lasciata Mary Ann sente il bisogno di accarezzare Cristabella? C’è un’altra spiegazione, più in linea con la positività che sta caratterizzando ogni atto di Milton, ed è quella che egli passa con disinvoltura dalla vita privata a quella lavorativa, senza sacrificare una all’altra (non è un particolare tanto trascurabile, dal momento che proprio su di esso naufragherà il matrimonio di Kevin). Il rapporto con Mary Ann arricchisce la sfera privata di Milton e quello con Cristabella la sfera lavorativa, e queste due intimità non sono in conflitto tra di loro ma si completano l’un l’altra. Il fatto che questi due ambiti sfumino uno nell’altro, non essendo solo un fatto privato quello con Mary Ann e solo un fatto lavorativo quello con Cristabella, rafforza ancora di più l’idea che per Milton non c’è alcuna contrapposizione tra il lavoro e la vita privata.

16) Un nuovo incarico. L’arredamento della casa di Milton è ricco e contrasta con quello dell’ufficio. In ambo i casi c’è una sola grande stanza. C’è un punto in comune tra l’ufficio di Milton e la sua abitazione, perché entrambi sono costituiti da un’unica grande stanza. Forse esso rappresenta l’orientamento al successo, che Milton ha sia sul lavoro che nella sua vita privata e che qualifica il suo atteggiamento come positivo. C’è poi una contrapposizione, con l’arredamento dell’abitazione molto ricco e quello dell’ufficio molto povero. Questa differenza potrebbe significare che Milton non considera la casa come un prolungamento dell’ufficio, anche se in entrambi gli ambiti ha lo stesso atteggiamento (positivo ovvero orientato al successo). Inoltre una abitazione ricca e un ufficio spoglio assegna alla vita privata un valore maggiore di quella pubblica. Dovendo proprio scegliere, il lavoro è al servizio della vita privata e non viceversa. Milton, comunque, non sembra avere alcuna intenzione di scegliere e cerca il massimo piacere sia sul lavoro che in privato.

Leamon: “Chi ti dice che dorme?” Kevin: “Dove scopa allora?” Milton, arrivando e sorridendo: “Dappertutto”. Nelle intenzioni del regista Milton non dorme mai e scopa dappertutto perché lui è il Diavolo. Fino ad ora, però, il suo Diavolo ha mostrato tutti segni di atteggiamento positivo e non si smentisce neppure adesso. Una persona positiva è una persona innamorata e non è un mistero che quando ci si innamora di una persona o ci si appassiona ad un lavoro si dorme poco e si sta bene lo stesso (secondo un’ipotesi tutta da dimostrare ma affascinante, perché la persona innamorata sposta alla veglia la parte REM del sonno ovvero perché sogna da sveglia invece di sognare dormendo). Quanto allo ‘scopare’ dappertutto, potrebbe significare apprezzare e ricavare piacere da tutti e tutto (abbiamo già visto Milton fare questo sia con Mary Ann, ricavando e offrendo un piacere basato sull’apprezzamento e non sul contatto fisico, sia con Kevin, cercando sul lavoro la soddisfazione e non il denaro). Il sesso diventa una miseria umana quando si restringe ad essere ‘solo quello’. Qui Milton lo ampia fino a comprendere tutto e tutti, rimandando al mittente la grettezza implicita nella parola ‘scopare’.

In questa riunione, Milton annuncia il triplice omicidio di Cullen e propone di affidare il caso a Kevin. Barzoon non vorrebbe. Milton che apprezza Kevin lo sconosciuto e Barzoon che lo disprezza mette uno di fronte all’altro l’atteggiamento positivo orientato ad apprezzare il nuovo, il diverso, lo sconosciuto e quello negativo orientato a disprezzarlo. Non si tratta di valutazione diverse degli stessi fatti, perché Milton non ha motivi per essere ottimista su Kevin come Barzoon non ha motivi per essere pessimista. Sono invece due modi opposti di porsi davanti al nuovo, due atteggiamenti liberamente scelti. Milton non è che vede il valore di Kevin, lo crea aspettandosi qualcosa di buono da lui e dandogli l’opportunità di far bene. Barzoon non è che vede i limiti di Kevin, li crea aspettandosi disastri da lui e impedendogli di far bene. La spunta Milton, ma non perché il padrone dello studio è lui, quanto perché bisogna costruire qualcosa prima di poterlo distruggere. Il Barzoon che distrugge non può che venire dopo il Milton che costruisce. Questo è importante per capire le due stagioni di Mary Ann, che nella prima parte del film fa la parte di Milton, aspettandosi buone cose da Kevin sul lavoro. Nella seconda parte del film, invece, Mary Ann diventa come Barzoon, aspettandosi che il lavoro di Kevin porti alla rovina della coppia. Guarda caso all’inizio il lavoro di Kevin rende felice Mary Ann e alla fine la rende infelice. È la famosa profezia che si auto avvera, l’aspettativa che crea quello che ci si aspettava accadesse. Non si tratta di oscuri poteri, ma del fatto che il valore è creato dal cervello e attribuito alle situazioni, che automaticamente diventano come si è immaginato che siano.

21) Le strade della tentazione. Milton incontra la madre di Kevin sull’ascensore e invita Kevin a salire da lui, che è insieme a Cristabella e un’altra. Che parte fa Milton in questa scena? Secondo Mary Ann e sua madre è il diavolo che tenta Kevin promettendogli sesso e successo. C’è però anche un’altra lettura possibile, ed è quella che Milton rappresenti il lavoro fatto per il piacere di farlo, che è poi il pilastro centrale dell’atteggiamento negativo. È vero che Kevin si diverte sul lavoro, come sostiene Mary Ann, ma non perché mentre dice di lavorare va a letto con Cristabella. Lo spettatore ha avuto modo di seguire Kevin sul lavoro e ha visto che questa accusa della moglie è falsa. Ha anche visto, però, che a Kevin piace di fare il lavoro che fa. Questa passione sul lavoro, che è della stessa natura della passione amorosa, è ciò che rappresenta il Milton circondato dalle due belle donne, anche
se i più penseranno che in questo episodio il lavoro fosse solo una copertura lecita a piaceri illeciti.

22) Pulizie di casa. Mentre Barzoon distrugge montagne di documenti sporchi, Milton va ad un incontro di pugilato con Kevin. C’è molto di sporco nello studio legale, ma non è Milton a gestirlo bensì Barzoon. Si può anche pensare che gli illeciti di Barzoon siano commissionati da Milton, ma in questa scena vediamo Milton passare davanti allo sporco di Barzoon senza farsene coinvolgere minimamente.

23) Cosa fa una moglie. Sulla metropolitana Kevin s’informa sulla commissione Weaver, mentre Milton ascolta due giovani che parlano in spagnolo portoricano. Attaccato da uno di loro, Milton gli parla nella sua lingua dicendogli di prendersela con chi se lo merita, come l’amante di sua moglie Maricella, salito in casa appena lui è uscito. Ecco un episodio che, nelle intenzioni del regista, dovrebbe dimostrare inconfutabilmente che Milton è il diavolo. Esso, però, non mostra solo un Milton che sa più di quello che sarebbe lecito attendersi, ma anche un Milton tanto disinteressato della commissione Weaver (degli illeciti dello studio) da ascoltare il portoricano mentre Kevin gli chiede lumi su di essa. Vediamo un Milton che sa del marcio che c’è nel mondo, qui rappresentato dalla moglie che tradisce in un contesto degradato come può esserlo quello dove circola la droga, ma che dice al portoricano: “indirizza la tua rabbia verso chi lo merita e non verso me, che sono lo spettatore delle brutture ma non l’autore di esse”. Benché attaccato violentemente, Milton non scappa ma rivendica la propria innocenza, verso le accuse evidentemente ingiustificate del portoricano ma probabilmente anche verso le accuse che gli possono essere mosse come proprietario dello studio legale. Non dice apertamente “io non c’entro con gli imbrogli di Barzoon”, affermazione che potrebbe essere interessata e falsa, ma dice: “Non sapevo che la vettura fosse sua”. Egli si appella alla verità, ma non a quella di principi astratti che possono significare tutto e il contrario di tutto, ma a quella che si può andare a verificare. Questa verità è certa e ci parla di un Milton che sfida chi dice male di lui, come il portoricano, a portare prove tangibili dei misfatti che gli attribuisce. In effetti nel film non è mai mostrato mentre fa qualcosa di illecito, anche se è sempre presente sulle scene dove avvengono fatti illeciti. Milton è dunque lo spettatore o l’autore del male? Fatti alla mano, in questo episodio è lo spettatore. Il fatto che conosca più di quello che ci si aspettava conoscesse è un demerito o, invece, un merito? Milton ha le qualità del Diavolo o quelle di Dio? La conclusione del film lo condanna, ma se Kevin si fosse rivolto ad uno psicologo esperto di atteggiamento emozionale negativo forse Mary Ann non si sarebbe uccisa, gettando su di lui e su Milton un fango che non meritavano di ricevere per quello che avevano fatto. In ogni caso Milton aveva preparato tutto per un finale positivo, mancava solo che Kevin scegliesse questa soluzione. Se non lo fa non è demerito di Milton ma di

24) In città. Sul ring Roy Jones Jr (proprio lui, non è un attore) combatte per il titolo e vince, senza imbrogli precisa Milton che aveva scommesso su di lui con Kevin. Non ha un animo cattivo uno come Milton che si diverte a vedere due che si prendono a pugni? Può darsi, ma il fare a pugni rispettando le regole del gioco e il vincere senza imbrogli è cosa completamente diversa dalle bassezze a cui ricorre per vincere una persona in atteggiamento negativo. Il male non è voler vincere (quello è atteggiamento positivo) ma voler vincere violando le regole (questo è atteggiamento negativo). Kevin vince le sue cause rispettando le regole del gioco, Mary Ann vince la sua causa con Kevin barando. Milton non può far nulla, perché non è nello stile della persona positiva costringere qualcuno ad essere positivo o negativo. Lui può solo essere positivo e lo è, sempre. Se Kevin non lo segue, Milton può dispiacersene ma non può finire bruciato. Le fiamme lo ringiovaniscono, invece, perché resta comunque positivo e la positività (che è voglia di costruire) è giovinezza.

Milton e Kevin vanno in un locale dove si balla il flamenco. Lo avevamo visto nel corteggiamento a Mary Ann e lo rivediamo qui. Cosa è? È l’orientamento di Milton ad un sesso simbolico, senza il rifiuto dei suoi lati fisici ma inserito in un contesto, nobilitato dalle emozioni (qui dalla musica), dalla bravura degli attori (qui della ballerina, ma anche di Milton quando sale pure lui a ballare), dall’atmosfera del posto e del momento. Questo non è il sesso che degrada lo spirito, ma quello che nobilita il corpo. Perfino l’andare sotto il tavolo della ballerina non è degradante se viene chiesto con garbo e fatto senza alcuna costrizione. Non tutti quelli che fanno sesso senza essere nel letto benedetto dal matrimonio sono sporcaccioni, ma solo quelli che non hanno intenzioni costruttive ma distruttive. Una iniziativa che “va a finire a puttane” è una iniziativa che non arriva al fine che si proponeva. Milton, come il Kevin che lui apprezza, punta a raggiungere i suoi obbiettivi. Quelli che puntano a fallirli sono le persone in atteggiamento negativo. Non è Milton che “va a puttane” ma Mary Ann che “manda a puttane” quello che di buono stava facendo Kevin.

27) Cosa è più importante? Milton consiglia a Kevin di lasciare il caso Cullen per occuparsi della moglie. Cosa sta facendo Milton in questa scena? Secondo il regista sta curando i suoi interessi a lungo termine, rinunciando a qualcosa nei suoi interessi immediati. Per tale motivo e non per bontà d’animo Milton consiglierebbe a Kevin di fare la cosa “giusta” adesso, che sarebbe quella di stare vicino a Mary Ann. Questo, però, non spiegherebbe perché alla fine sottoscrive con tanta convinzione la decisione di Kevin di continuare. Il Milton positivo che abbiamo visto fin qui non può pensare che rinunciare a raggiungere gli obbiettivi sul lavoro (orientamento negativo sul lavoro) renderà Kevin più positivo a casa e più utile al benessere di Mary Ann. Non vuole però imporre a Kevin di continuare, perché non farà un buon lavoro se continua per dovere e non per scelta. Offrendo a Kevin la possibilità di lasciare, Milton gli offre la possibilità di restare per scelta, ovvero di restare conservando un atteggiamento positivo. E quando Kevin lo fa, Milton ne è felice (è davvero suo figlio, nel senso che è davvero positivo anche lui). La totale assenza di costrittività esprime l’assoluta positività di Milton, che si presenta come un vero campione della positività.

29) Una creatura di Dio. Barzoon, in tuta da jogging, ferma la sua corsa per chiedere a Kevin come mai è socio da anni. Kevin è un’altra incarnazione dell’atteggiamento positivo e non è lì da anni, è lì da sempre. È l’atteggiamento positivo che ha costruito quello studio, quello di Milton, quello di molti altri e oggi quello di Kevin. In tal senso, Kevin è una reincarnazione di Milton (come, nel film “terminator” il Kyle inviato da John, il figlio di Sarah, è una reincarnazione del Kyle che è il padre di John). Barzoon non ha mai visto né Kevin né il vero Milton, perché lui ha un atteggiamento negativo e chi ha tale atteggiamento si rifiuta di vedere come stanno realmente le cose, nega la verità dei fatti per sostituirla con una sua verità di comodo.

Milton dice di aver “assistito passo passo per tutta la vita” Barzoon. Per tutta la vita gli ha proposto di passare all’atteggiamento positivo, non allontanandolo da se anche se era opposto a lui. La persona veramente positiva è in grado di restare tale anche di fronte a persone negative, non ha bisogno di allontanarsi o di allontanarle, non ha bisogno di essere approvato per sentirsi nel giusto. Questo porta ad un peccato di superbia, quello di approvarsi da soli, ma è commettendo questo peccato che alcune persone hanno potuto proporre idee rivoluzionarie, non condivise da nessun altro non perché sbagliate ma perché troppo avanzate per il tempo in cui sono vissute. La persona che mette in atto le sue idee con risultati ottimi non fa alcun peccato di superbia a pensare che sono buone idee anche se gli altri non le approvano, perché ha la conferma dei risultati ottenuti.

Milton descrive Barzoon come “Ccntoventi chili di avidità egocentrica in movimento”. Qui Milton ci dice ciò che lui non è. Sono chiaramente parole dette da una persona positiva, ma il regista continua lo stesso a considerarlo il Diavolo affermando che è un discorso moralistico, qualcosa di apparentemente giusto ma in realtà falso. È vero che a parole si può mentire, ma Milton ha mostrato coi fatti di essere una persona positiva. I fatti non mentono ma vanno visti e vanno fatti parlare. Per considerare Milton una figura negativa, il regista deve aver chiuso gli occhi su tutti i punti segnalati fin qui. Decisamente troppi per pensare che sia una svista. Anche perché la figura di Milton è decisamente affascinante e non si può attribuire tutto il merito alla pur indubbia bravura di Al Pacino che ha interpretato tale ruolo.

Barzoon viene aggredito da un barbone che pretende di avere il suo orologio. Al rifiuto di cederlo, comincia a bastonare Barzoon fino a ucciderlo. Barzoon viene ucciso da Milton? Nulla ci vieta di pensarlo, ma possiamo anche pensare che sia ucciso dal mancato cedimento di Milton al suo ricatto. Nessuna minaccia costringe una persona a smettere di essere positiva. Può solo rinunciarci da sola. Milton non rinuncia e questo potrebbe spiegare la scomparsa dalla scena di Barzoon.

30) Sotto pressione. Sulla metropolitana Milton dice a Kevin di seguire il suo istinto, senza preoccuparsi di perdere. Ancora una volta vediamo la straordinaria tranquillità di Milton. Può essere spiegata col fatto che è il diavolo, ma anche col fatto che ha la coscienza tranquilla. Restare tranquilli di fronte agli attacchi ingiusti portati dalle persone negative (prima il portoricano e poi Barzoon) è un altro segno di positività. Kevin comincia a cedere alla negatività quando si fa turbare dallo stato di Mary Ann, cominciando a sentirsi un po’ colpevole. Milton, invece, rifiuta di sentirsi colpevole per un Barzoon che ha raccolto quello che aveva seminato.

31) Mi ha incastrato. Subito dopo la vittoria al processo Cullen, Milton dice a Kevin che può andare a casa subito. Un Milton che prima di rallegrarsi per la vittoria della causa si preoccupa per il cruccio di Kevin compie un atto di straordinaria umanità. Chi sosteneva che tanto lui quanto Kevin si dimenticavano degli altri quando coltivavano i loro successi dovrebbe riflettere su questo gesto, che attribuisce agli altri lo stesso alto valore che attribuiscono a loro stessi.

33) Bolle nell’acqua santa. Weaver, del ministero della giustizia, muore in un incidente d’auto, mentre Milton mette un dito nell’acquasantiera, che ribolle. Chiaramente qui il regista vuol qualificare Milton come il diavolo. Ancora una volta, però, si tratta di una opinione. Perché non fa mai fare a Milton qualcosa di concreto che lo qualifichi come malvagio? Secondo lo psicologo perché l’inconscio del regista parteggia per gli uomini positivi (Milton e Kevin) e non per le donne negative (Alice e Mary Ann).

Il finale, che vedremo più avanti, confermerà la positività di Milton. Se non è lui il responsabile del finale catastrofico, perché una persona positiva non crea i problemi ma li risolve, chi crea il problema che porta Mary Ann prima e Kevin dopo al suicidio? Non è che ci sia molta scelta: se non è Milton, ben difficilmente il colpevole può essere quel Kevin che segue gli insegnamenti di Milton fino a un attimo prima di scegliere la morte. Non resta che sospettare di Mary Ann, precisamente del suo inconscio perché certamente se lei si è fatta e ha fatto del male non lo ha fatto per una scelta deliberata e volontaria.


|<=  Mary Ann e la sofferenza voluta dall’inconscio


Alla fine della scena 16, Mary Ann rimprovera aspramente Kevin per averla abbandonata alla festa.

Mary Ann ha perfettamente ragione, secondo il regista. «È il momento in cui Kevin deve decidere: accettare o no? L’offerta è allettante, certo che accetterà. Ma c’è un prezzo da pagare. Si è dimenticato di sua moglie. È stato sedotto. L’hanno chiamato su, gli hanno offerto un caso che finora poteva solo sognare. Un piccolo praticante della Florida, cui viene affidata la più importante causa penale, il più grande processo per omicidio di New York. Nessun procuratore se lo sarebbe mai potuto sognare, solo quelli ai massimi livelli. Quelli a cui Kevin Lomax sta per approdare. Va a casa, ma sua moglie è furiosa perché è stata abbandonata. Ha perfettamente ragione. Lui le dice: “Ci sono delle priorità” “Sono un professionista”  “C’era il capo”. E lei: “Mi hai lasciato sola”. » (Dai sottotitoli in italiano al commento del regista).

Mary Ann ha perfettamente torto, invece, secondo la clinica C. La sofferenza che lei prova qui e che sbatte in faccia a Kevin non deriva dal torto che ha subito, come lei dice e pensa, ma è una sofferenza voluta dal suo inconscio per far stare male lui (precisamente è il suo sistema emozionale corticale che può fare questa scelta, assumendo quello che abbiamo chiamato atteggiamento emozionale negativo). In questa ipotesi, Mary Ann non è offesa ma recita la parte della moglie offesa. Lei fa quello che ha fatto Charlize Theron, l’attrice che nel film interpreta Mary Ann, con la differenza che Charlize è cosciente di recitare una parte mentre Mary Ann no. Dunque Mary Ann non soffre, ma fa solo finta di soffrire? No, lei soffre davvero quello che dice di soffrire perché per recitare bene una parte bisogna provare effettivamente le emozioni previste da quella parte. Perché allora diciamo che è una parte? Per due motivi. Il primo è che Mary Ann non aveva alcun buon motivo per prendere le cose in quel modo, e questo possiamo verificarlo rivedendo il film e analizzando quello che è successo prima di questo episodio. Il secondo motivo è che lei avrebbe smesso di farsi del male per farlo a lui, cambiando atteggiamento, se Kevin non fosse caduto nella sua trappola e non si fosse dispiaciuto per una sofferenza inventata per far soffrire lui. Lui ci prova a non credergli, ma quando lei porta alle estreme conseguenze la sua parte e si uccide, finisce per dargli ragione. Un po’ di ragione comincia a dargliela già in questa scena, però, perché altrimenti lei non avrebbe insistito in quella parte. Questa seconda prova sarebbe quella decisiva, ma non possiamo farla sul film. Chi si trova nella stessa posizione di Kevin è invitato a farla nella sua vita. Se la sofferenza scompare davanti ad un partner che non si prende colpe che non ha, essa era una messa in scena.

Ora si analizzerà il comportamento di Mary Ann evidenziando non le sue ragioni, ma i suoi torti. Si comincerà questa analisi dal rientro di Kevin dalla passeggiata con Milton al mercato, subito prima della festa durante la quale avviene quel abbandono che Mary Ann rimprovera a Kevin.

14) Il look di Mary Ann. Sull’ascensore che li porta al ricevimento Mary Ann è nervosa: “Promettimi che non mi lascerai sola un minuto, la dentro.” È sull’ascensore che Mary Ann si fa fare quella promessa che poi rimprovererà a Kevin di non aver mantenuto. Vediamo senza fretta come la ottiene, perché c’è il fondato sospetto che quella promessa sia una trappola che l’inconscio di lei tende a lui, per poi potergli rimproverare di non averla mantenuta, innescando una spirale perversa che si concluderà col suicidio di entrambi. Più avanti diventerà difficile capire perché la storia è arrivata a quel punto, e quando vedremo Mary Ann in preda a sofferenze gravi diventerà difficile ammettere che quelle sofferenze se le è fatte venire da sola. All’inizio del processo è invece relativamente facile capire se un dato comportamento è giustificato o meno e soprattutto non sarà affatto sconvolgente ipotizzare che Mary Ann si faccia venire quel banale nervosismo col quale giustifica la richiesta che fa a Kevin.

Fatta questa premessa, chiediamoci se è strano che sull’ascensore sia lei ad essere nervosa e lui ad essere tranquillo. Secondo il regista no, perché lui sta facendo quello che sognava di fare e lei si sta sacrificando per lui. È vero che lei è New York su richiesta di lui, ma non è vero che lei sta andando a quella festa perché ci voleva andare lui e non è New York a renderla nervosa adesso, ma la festa. Dal finale della scena precedente, infatti, vediamo che ad essere tutta eccitata all’idea di andare alla festa è lei, e se qualcuno in questo momento sta facendo un sacrificio per accontentare l’altro, questo è Kevin.

Forse Mary Ann è nervosa per le difficoltà che potrà incontrare alla festa? Indubbiamente la festa è un banco di prova per lei, più o meno come un’udienza in tribunale è un banco di prova per lui. Se questa fosse la causa del nervosismo di Mary Ann in ascensore, però, avrebbe aspettato di arrivare alla festa e poi avrebbe chiesto aiuto a Jackie. Se Kevin fosse nervoso prima di entrare in tribunale, non dovrebbe chiedere aiuto a Mary Ann ma a Milton. Se lo chiedesse a Mary Ann, vorrebbe dire che non vuole avere lui un problema in meno ma che vuole creare a lei un problema in più.

Il nervosismo che Mary Ann sull’ascensore mostra a Kevin è piuttosto paradossale, perché lui è quello che deve superare l’esame e lei è quella che trema. Kevin, che deve raggiungere degli obbiettivi per meritare di essere in quell’ambiente e che può riuscire o fallire, è tranquillo e sorridente. Lei, che non deve niente a nessuno e che è quella che s’aspettava qualcosa di buono dalla festa essendo quella interessata ad andarci, invece è nervosa. Visto che lui deve accontentare quelle persone perché è pagato da loro, mentre lei deve solo curare il proprio benessere perché lui non gli ha chiesto di fargli fare bella figura, non spetterebbe a lei alleggerire la pressione che oggettivamente grava su Kevin dicendogli: “Non ti preoccupare per me”? Perché invece l’aumenta ricordandogli qualcosa che lui sa già, ovvero che deve accontentare anche lei oltre che loro? Non sarebbe bello se Milton, appena vedesse Kevin alla festa, gli dicesse: “Non dimenticare neanche per un minuto, stasera, che sono io che ti pago”. È vero che Kevin non deve dimenticarsi di accontentare Milton, e ancora meno deve dimenticarsi di accontentare Mary Ann, ma perché ricordarglielo proprio in quel momento?

L’ipotesi di lavoro che sarà esplorata in questo paragrafo è che Mary Ann si fa venire i problemi che accusa sull’ascensore e poi li usa per pretendere da lui qualcosa di illecito. La pretesa arriva puntuale: “Promettimi che non mi lascerai sola un minuto, la dentro”. Perché è una pretesa, ovvero una richiesta illecita? Perché lei chiede a Kevin di decidere prima che emozioni proverà, dal momento che sono le emozioni a stabilire le priorità e quindi cosa farà. Le emozioni provate hanno due componenti: la parte che dipende da quello che succede e la parte auto prodotta. Con quella richiesta, Mary Ann gli chiede di non guardare quello che succede e di provare solo emozioni che si produce da solo, per l’esattezza quelle che prevedono la presenza di lei. In altre parole Mary Ann gli chiede di rinunciare ad avere un atteggiamento positivo e di assumerne uno negativo, disprezzando tutto e tutti, facendo finta di guardare ma senza guardare davvero. Kevin promette questo, e viola la sua promessa sia quando sceglie di guardare Cristabella sia quando sceglie di ascoltare Milton. Kevin è dunque un traditore, che si merita i rimproveri che alla fine gli farà Mary Ann? Si, se consideriamo lecita la richiesta di Mary Ann. È lecito, però, arrogarsi il diritto di disporre delle emozioni di lui? È lecito pretendere che Cristabella non lo attragga? È lecito pretendere che la proposta professionale di Milton lo lasci indifferente? È lecito pretendere che tutto il resto del mondo scompaia e che per lui resti solo Mary Ann? Se è lecito, Mary Ann ha tutte le ragioni. Se non lo è, ha perfettamente torto.

All’improvviso Leamon invita Kevin a seguirlo, cortesemente quanto fermamente, perché c’è una persona che deve conoscere ed è molto importante. Con Mary Ann resta Jackie ed entrambe sembrano rilassate e sorridenti. All’inizio Kevin e Mary Ann si tengono per mano. Poi vengono separati, perché Kevin è prelevato da Leamon. Notare sia la totale incolpevolezza di Kevin per questo abbandono, sia il fatto che Mary Ann non viene lasciata da sola, perché il posto di Kevin è preso da Jackie. Se poi lei lascia Jackie, non dovrebbe dire che è stata lasciata sola ma che voleva restare sola (per potersene poi lamentare).

Durante la festa Milton mostra a Mary Ann di apprezzarla molto come donna e lo fa coi fatti. Subito dopo, lo stesso Milton mostrerà a Kevin di apprezzarlo come avvocato e anche questa volta lo fa coi fatti. Dopo un attimo di incertezza, Mary Ann accetta questa corte e si dà a Milton, evidentemente contenta di piacere così tanto all’uomo più importante presente alla festa. Kevin fa lo stesso e dopo un attimo di incertezza accetta l’offerta di Milton, ben contento di piacere così tanto alla persona più importante di quello studio legale. C’è una evidente simmetria tra quello che porta a casa Mary Ann dalla festa e quello che ci porta Kevin. La stessa persona ha offerto a lei il massimo della vita privata (essere apprezzata come donna al massimo livello dal più interessante degli uomini) e a lui il massimo di quella lavorativa (essere considerato il miglior avvocato dal migliore avvocato). Sarebbe lecito aspettarsi due persone che tornano a casa entrambe felicissime, ma non va così. Kevin torna a casa felice come previsto e prevedibile, ma trova Mary Ann distrutta. Perché lui apprezza quello che ha ricevuto quella sera e lei no?

Mary Ann, subito dopo aver avuto un rapporto sessuale simbolico con Milton, si mette a cercare Kevin. Anche lui però, subito dopo aver ricevuto l’incarico e averlo accettato, va a casa e vorrebbe festeggiare con lei. Anche in questo vediamo una simmetria perfetta. Kevin dimentica Mary Ann mentre è in riunione con Milton, ma subito dopo torna da lei e vorrebbe condividere con lei la fortuna che gli è capitata. Anche lei dimentica Kevin mentre ascolta le parole di Milton, ma subito dopo si ricorda di lui e va a cercarlo, presumibilmente per condividere con lui il piacere di essere piaciuta al grande capo. Come mai alla fine della storia lei rimprovera lui, e per una cosa che lei stessa ha fatto un attimo prima che che la facesse lui? La risposta ce la fornisce la stessa Mary Ann: perché lei ha avuto una crisi di panico.

Mary Ann: “Mi hai mollato là. Ho avuto una crisi di panico, finché Jackie non mi ha detto dov’eri. (Ora la sua voce, prima tranquilla, diventa tremante e piangente) Tre ore. Neanche una telefonata. Sull’ascensore Mary Ann era nervosa e abbiamo già evidenziato che era un nervosismo più che sospetto. Alla festa lei ha avuto una crisi di panico. Era una crisi giustificata o il panico se lo è fatto venire da sola per poter poi rimproverare Kevin di averla abbandonata? Notiamo intanto che lei non dice: “Non sapendo dove eri finito, mi sono preoccupata temendo che ti fosse successo qualcosa”. Visto inoltre che la crisi non si è risolta dopo aver saputo da Jackie che Kevin era in riunione e che c’era pure suo marito, ma si è aggravata fino a renderla lo straccio che vediamo quando Kevin rientra, non era questa la causa. Quale era la causa del panico, allora? La risposta ce la fornisce la stessa Mary Ann più avanti, quando gli dice: “La prossima volta che fai una promessa, cerca di mantenerla.

Mary Ann si dispiace dell’assenza di Kevin perché lui gli aveva promesso di starle sempre accanto. Non trovandolo, lei si sente prima abbandonata e poi dispiaciuta di non essere abbastanza importante da essere almeno avvertita da lui che sta andando al piano di sopra per lavoro. Il punto è che lui non poteva prevedere il futuro. Non poteva prevedere che Leamon lo avesse prelevato, costringendolo a lasciare sola lei. Non poteva prevedere che Milton gli avrebbe chiesto di cercare Barzoon e di fare presto, rendendogli difficile trovare il tempo di avvertire Mary Ann. Lo avrebbe trovato comunque questo tempo, se avesse saputo prima che la riunione durava ore e non minuti. Ma come poteva saperlo prima? È la richiesta di Mary Ann che non doveva essere fatta, perché non poteva chiedere né a Kevin né a se stessa di conoscere il futuro.

Perché Mary Ann fa lo stesso quella richiesta? Possiamo pensare che commetta un ingenuità, dal momento che non si rende conto di chiedere quello che di fatto chiede (prevedere il futuro) e dal momento che lei è la prima a pagarla trasformando in un dramma una bella serata? Il lato cosciente di Mary Ann è innocente, ma lo stesso non può dirsi per quello inconscio, che si fa venire un nervosismo che abbiamo visto non essere giustificato. È sotto la pressione di questo nervosismo, voluto dal suo inconscio, che lei chiede quella promessa a Kevin, la violazione della quale crea più tardi l’attacco di panico. L’ipotesi è allora che il nervosismo sia una scelta inconscia, che produce prima il panico e poi la litigata in cui lei incolpa Kevin di qualcosa che non ha commesso. Vediamo se trova elementi che la confermano.

16) Un nuovo incarico. Mary Ann: “Mi hai mollato là. Ho avuto una crisi di panico, finché Jackie non mi ha detto dov’eri. (Ora la sua voce, prima tranquilla, diventa tremante e piangente) Tre ore. Neanche una telefonata. Osserviamo che lei non gli chiede “perché non mi telefonato o comunque avvertita?”

Kevin: “Stop. Da capo. Ero di sopra. Ero con Milton, Heat e Barzoon e si è presentata un’ottima possibilità che mi venga assegnato un triplo omicidio, e che debba difendere un imputato che, si dà il caso, è il più grosso costruttore della città. (Mentre lei gli passa davanti, andando via) Mary Ann, ho dovuto mollare la festa”. Kevin comincia a giustificare la sua assenza, ma per tutta risposta lei va via. La mancata domanda e questa fuga dicono in modo inequivocabile che lei non vuole sapere le ragioni di lui. Dunque non è arrabbiata per le ragioni insufficienti. Tali ragioni potevano diminire la sua arrabbiatura. Non ascoltandole, lei evidenzia che l’arrabbiatura se la vuole tenere. L’arrabbiatura che lei si vuol tenere ci conferma l’ipotesi del nervosismo voluto.

Mary Ann, con entrambi gli indici puntati contro di lui, in direzione del suo cuore, e scandendo le parole: “Tu hai mollato anche me”. Gli indici puntati contro parlano chiaro e forte: lei vuole ferirlo. Prima ha provato con la sua prostrazione. Visto che lui si è difeso, lei gli punta addosso gli indici, come a volerlo infilzare non con uno ma con due coltelli. Il suo scopo, dunque, non è capirlo, ma farcelo restare male.

Kevin, mentre lei va via allontanandosi in fretta nel lungo corridoio: “Mary Ann, hai sentito quello che ho detto?” Lei, senza voltarsi, mentre lui le va dietro: “Mi hai lasciata lì da sola!” Vediamo che il non-verbale di Mary Ann smentisce le parole di lei. Mary Ann, che si dichiara abbandonata, è quella che abbandona lui in questa scena. Kevin, quello che a sentire lei l’ha abbandonata, gli va dietro. Gli stessi fatti confermano invece l’ipotesi che lo scopo di lei è far star male lui, perché andandosene lei non permette che la situazione si chiarisca. Lei non sta affatto male come dice, inoltre, perché altrimenti si sarebbe fermata per diminuire il suo malessere. C’è parecchia perfidia nel comportamento di Mary Ann, che aspetta per ore lui solo per andarsene quando arriva. Obbiezione: anche lui se ne è andato, prima, lasciandola sola. Contro obbiezione: lui aveva dei motivi per farlo e vorrebbe spiegarli, ma non gli è permesso. Lei, invece, non ha alcun motivo per andarsene ora. Dice di andarsene perché sta male, ma non è vero perché se stava male restava, visto che le ragioni di lui avrebbero diminuito la sua arrabbiatura.

Kevin, in tono sarcastico: “Eh! Per ben tre ore!” Adesso anche lui sembra aver chiari i punti esposti sopra, perché il suo tono di voce dice che non crede alla grande sofferenza che, secondo Mary Ann, le avrebbe procurata la sua assenza.

Mary Ann, girandosi: “La prossima volta che fai una promessa, cerca di mantenerla”. Lei si è fatta fare questa promessa per potergli poi rimproverare di non averla mantenuta. Nulla deve succedere, secondo l’inconscio di Mary Ann, se lei non lo ha prima visionato e approvato. Siccome era successo, ora lei deve riprendere in mano il controllo della situazione. Lo fa col suo star male. Se stando male riesce a far stare male Kevin, lui è in suo potere, perché se Kevin non riesce a star bene nemmeno in una serata fortunata come quella non ci riuscirà mai.

Kevin: “Mi stai prendendo in giro, vero?” Lei: “Lasciami in pace”. Gli sbatte la porta in faccia, lasciandolo nel corridoio. È Mary Ann che sta torturando Kevin, ma è lei che gli dice “lasciami in pace”. Fare la vittima è questo. Essere vittime è tutt’altra cosa. Se quello che fanno le persone positive è quello che sembra che sia, quello che fanno le persone negative è il contrario di quello che sembra. A fare la spia è il comportamento non verbale, l’attacco iniziale negativo, il momento sbagliato in cui viene detta la cosa giusta e altre cose di questo tipo. Cerchiamo segnali di negatività nel comportamento di Mary Ann mettendo sotto la lente di ingrandimento i momenti in cui lei compare nel film.

1) Sotto il banco. Mary Ann è in prima fila, subito dietro Kevin, durante il processo al professor Gettys. Perché Mary Ann è qui? C’è perché vuole molto bene a Kevin e vuole sorreggerlo nel suo lavoro? Chi vuole bene non ha bisogno di mettersi in mostra per farlo vedere. Se fa qualcosa che non farebbe da sola, gli deve essere stato chiesto di farlo. Nel seguito non si vede mai Kevin chiedergli di andare in aula per confortarlo con la sua presenza, ed il fatto che ci sia qui viola un principio fondamentale dell’atteggiamento positivo: voler bene a se stessi, risparmiandosi sacrifici che nessuno gli ha chiesto di fare. Mary Ann è in aula per mandare il seguente messaggio non verbale a Kevin: guarda come mi sacrifico per te! Il sacrifico di se stessa che farà Mary Ann alla fine del film è annunciato da scelte di questo tipo, ed è accettando queste scelte che Kevin prende una brutta strada, non certo cercando di vincere il processo Gettys. Chi vuol bene a se stesso, come Kevin, può voler bene e tenderà inevitabilmente a voler bene a chi gli vuole bene. Chi non vuol bene a se stesso come Mary Ann al processo Gettys, invece, non può voler bene a nessuno. Il regista sostiene la tesi opposta, ma il suo stesso film lo smentisce perché nel seguito vedremo sempre Kevin cercare di far star bene Mary Ann e lei fare il possibile e l’impossibile per impedire a lui di ricavare soddisfazioni dal suo lavoro.

3) Gioco particolare. Dopo aver vinto la causa Gettys, lei si mostra anche più felice di lui. Qui Mary Ann è un po’ troppo felice. Se la felicità di lei deriva dalla felicità di lui, è quanto meno strano che lei sia più felice di lui. Una moglie che si sacrifica per il marito ha un atteggiamento negativo e considera lui una sua proprietà. Qui Mary Ann è felice perché considera suo il successo di Kevin e infatti non aspetta a vedere lui contento ma gli ordina di esserlo. Kevin non si era mai accorto, prima della scenata dopo la festa Barzoon, che lei lo considerava una sua proprietà e che viveva come suoi i successi di lui? Probabilmente si, ma avrà pensato che non c’era nulla di male perché gli interessi erano convergenti. Purtroppo per lui, questo non è vero, perché per far propri i successi di un altro senza lavorare al loro conseguimento (coppia in atteggiamento positivo che porta avanti un progetto comune) bisogna distruggerli (partner in atteggiamento negativo che si sente importante senza far nulla perché è capace di distruggere i successi dell’altro).

4) L’offerta da non rifiutare. Con la scusa del caldo che gli ha fatto venire il whisky, Mary Ann apre la sua camicetta. Kevin raccoglie tale invito e l’abbraccia. La coppia è affiatata e felice, non solo in aula ma anche in privato, ci dice il regista. Sarà, ma stona lo stesso che Mary Ann si apra la camicetta, invitando Kevin ad accarezzare il suo corpo, subito dopo un processo in cui l’imputato era accusato di aver accarezzato senza autorizzazione i seni di una sua studentessa. Il messaggio implicito che Mary Ann invia a Kevin con questo atto in questo momento è: tocca pure, tu sei autorizzato a farlo perché mi stai dando quello che ti ho chiesto. Cosa gli ha chiesto lo sanno loro, ma noi vedremo più avanti che gli aveva chiesto di non voler più bene a se stesso per provargli che voleva bene a lei. Kevin accetta il premio (l’invito sessuale) ma non paga il prezzo chiesto da lei (non rinuncia a cercare le sue soddisfazioni quando lei glielo chiede) e quindi diventa un Gettys, un uomo abbietto che vuol rubare il consenso femminile. Sarà una coincidenza, ma la prima e unica allucinazione di Kevin è quella di vedere Gettys seduto davanti a lui. In realtà era Cullen, quello che aveva ucciso la moglie che gli aveva fatto un contratto prematrimoniale che dava i soldi a lei, se lui la tradiva. Due processi ubicati da un tema: quello degli uomini che non pagano il prezzo chiesto dalle donne per l’accesso al loro prezioso corpo di donne. Prima di accettare questo invito di lei, Kevin avrebbe fatto meglio a chiederle cosa voleva in cambio. Se voleva che gli piacesse lei e nessun’altra donna, come la moglie di Cullen, doveva preoccuparsi perché questa è una richiesta impossibile da esaudire (o si apprezza tutte le donne compresa la moglie, assumendo un atteggiamento positivo verso le donne, o le si disprezza tutte, assumendo un atteggiamento negativo). Adesso Kevin prende, invece, senza preoccuparsi di cosa lei vuole in cambio.

Alla festa dopo il processo Gettys, Kevin balla con Mary Ann. Kevin: “Devo andare al cesso”. Mary Ann: “Fai presto”. Sulla strada verso il cesso, Kevin è contattato da Leamon per una consulenza. Dovrebbe andare a New York lui e sua moglie. In questa frase Mary Ann mostra il suo atteggiamento verso Kevin. Vediamo una donna che pretende di non essere lasciata sola neppure per andare al cesso, se non si vuole rischiare di essere accusati di averla abbandonata. Notare che questa richiesta è una pretesa dello stesso tipo di quella avanzata alla festa dei Barzoon. In entrambi i casi a Kevin è chiesto di prevedere il futuro, escludendo che si presenti qualcosa che ne faccia ritardare il ritorno da Mary Ann. L’imprevisto si presenta, qui sotto forma di Leamon e dopo sotto forma di Milton, e in entrambi i casi Kevin ritarda. In questa festa Mary Ann non si sente abbandonata, però, perché Laemon ha l’avvertenza di includere anche lei nell’invito a New York. Se Milton si fosse ricordato di telefonare a Mary Ann prima di offrire a Kevin il processo Cullen, probabilmente Kevin avrebbe trovato una moglie raggiante al suo rientro a casa. L’assenza di una telefonata da Kevin o da Milton sconferma la pretesa di Mary Ann di possedere Kevin, come un padrone possiede uno schiavo, e lei si vendica. Dopo la scenata, lei gli dice: “La prossima volta che fai una promessa, cerca di mantenerla”. Traduciamo con: “Sono io che comando su di te, cerca di ricordartelo la prossima volta”. A questo punto (dopo la festa a casa Barzoon, ma anche a questa festa), Kevin dovrebbe scegliere tra il fare lo schiavo di lei o lasciarla. Non la lascia, ma non ci sta a fare lo schiavo esaudendo le sue richieste pretestuose. Lei aumenta le richieste, lui non la lascia ma neppure esaudisce le richieste. Questa accoppiata non va bene e farà fare una brutta fine ad entrambi. Kevin doveva o accontentarla o lasciarla e non tenere i piedi su due staffe. Tutto questo si può dedurre da un “fai presto a tornare dal cesso”? Si può e si deve farlo, perché è sulle piccole richieste che si è davvero liberi e si manifesta la natura del proprio atteggiamento, positivo o negativo, verso l’altra persona.

5) Schiavo di Babilonia. La madre di Kevin “ci sente lo zampino di Mary Ann, in tutta questa storia”. Kevin: “Mamma, questo ritornello sta cominciando a stancarmi. Le donne negano sempre di essere loro a comandare in casa propria, ma tanto inconsapevoli di questa regola generale non devono esserlo visto che mostrano di aver chiaro che nelle case altrui comanda la parte femminile. Qui, ad esempio, la madre di Kevin mostra di avere molto chiaro che a comandare è Mary Ann e non suo figlio. Se lo sanno tutti, vogliamo davvero pensare che non lo sappia Kevin chi comanda a casa sua? Certo che lo sapeva e per questo Mary Ann non gli perdona la telefonata che non gli ha fatta, con la quale l’avrebbe rassicurata sul fatto che continuava a considerarsi uno schiavo fedele alla sua padrona. Non facendo quella telefonata, Kevin ha fatto un atto di ribellione, meritandosi la cacciata dal paradiso della famiglia felice. Ma quanto può essere felice una famiglia composta da una padrona e da uno schiavo?

Mary Ann: “Diamoci da fare a fabbricarle dei nipotini. Così ce la togliamo di mezzo. Che ne pensi?” Valutiamo questa richiesta di avere figli di Mary Ann applicando la seguente regola generale: se la richiesta viene fatta in un momento in cui c’è il tempo e il clima per esaminarla costruttivamente allora è una richiesta fatta per ottenere quello che si chiede, mentre se viene fatta quando non c’è spazio per parlarne o in presenza di tensioni allora si chiede per rimproverare e far sentire in colpa, non per ottenere. La richiesta di Mary Ann segue immediatamente un discorso che crea tensione tra Mary Ann e la madre di Kevin e tira in ballo sia la subordinazione di Kevin a sua moglie che quella di lui a sua madre. Un momento peggiore per Kevin era difficile da trovare. Che dire poi della motivazione portata da Mary Ann? Meglio passare oltre, tanto è deprimente l’idea di fare un figlio per “togliersi di mezzo” la madre di lui. Infine c’è il momento. Stanno andando all’aeroporto, diretti verso una città e un lavoro di cui non sanno nulla, ma che si presenta come l’opportunità della vita. Sono pure in ritardo, come ha appena ricordato Mary Ann. C’è lo spazio temporale e mentale per parlare della più importante scelta della vita privata e forse dell’intera vita? La scelta di questo momento per parlare di figli mostra un profondo disprezzo verso di loro da parte di Mary Ann, altro che apprezzamento. Secondo il regista «lei è una donna che lavora, ma è pronta a fare un figlio». No, lei è pronta a rimproverare a Kevin di non aver ancora fatto un figlio con lei. Visto il momento in cui fa la richiesta, si può essere più precisi: lei è pronta a rimproverargli di non aver fatto un figlio perché lavora troppo. Esattamente quello che farà in seguito.

Il momento sbagliato per chiedere una cosa giusta è il segreto delle persone negative. Sembra una richiesta lecita, perché quello che chiedono è giusto. Chiedendola nel momento sbagliato, però, impediscono all’altro di poterla esaudire. Il momento sbagliato non è una svista, però, ma una tecnica per colpevolizzare impunemente. Quello che chiederà più tradi Mary Ann (più presenza di Kevin a casa) è la più onesta delle richieste. Chiesta proprio nel momento in cui lui non può esaudirla, diventa una bomba che porterà la storia alla conclusione drammatica che conosciamo. In realtà lui poteva anche esaudirla, ma non vuole farlo perché capisce che chiederla in quel momento è un atto profondamente offensivo verso di lui. Anche questa offesa fa parte del gioco: chiedere una cosa nel momento sbagliato è un modo per offendere, il più semplice e forse il più diffuso.

7) Troppo bravo. Dopo il successo ottenuto con la giuria scelta da lui, Kevin torna a casa. Mary Ann è sdraiata sul divano e gli dice: “Sei tornato presto, per una volta”. Il primo atto di una situazione ne stabilisce il segno e qui si tratta di un segno negativo, perché il primo atto di Mary Ann quando lui entra è quello di rimproverargli di tornare sempre tardi. Chi propone un’atmosfera iniziale negativa non vuole eliminare i difetti che lamenta, ma solo usarli per lamentarsi. Se voleva correggerli, avrebbe affrontato il problema dei ritardi in un momento in cui l’atmosfera era positiva. Anche il fatto che lei se ne stia sdraiata sul divano a guardare la televisione è una conferma che non ha obbiettivi da raggiungere, cose che le interessa fare. Il regista ci dice che è lì dopo aver fatto molte cose, essendo troppo il tempo a disposizione visto che lui è sempre assente. È una tesi che non regge, però, perché il tempo non sarebbe mai troppo se lei si divertisse a fare e sarebbe sempre troppo se lei rinuncia a fare. La tesi più assurda e maldestra del regista, però, è quella che contrappone l’impegno sul lavoro con l’impegno in casa. Se a Kevin piace raggiungere obbiettivi sul lavoro (atteggiamento positivo), gli piace anche raggiungere quelli privati. Se le cose private vanno male non è perché il lavoro lo impegna troppo, ma perché in casa non c’è un clima positivo.

Quando Mary scopre che ha vinto ancora grida felice, fa salti di gioia, lo abbraccia e lo bacia. Ancora una volta la gioia di Mary Ann supera quella di Kevin, e non è un bel segno come abbiamo visto al punto 3. Lei non gioisce per lui, come prima non si rattristava per lui, ma per se stessa. Se aveva a cuore lui, non lo accoglieva con un rimprovero.

9) Un’ottima impressione. Stanno vedendo l’appartamento assegnato loro, che è molto grande e bello. Kevin dice a Mary che resta a Ney York solo se anche lei ci vuole restare. Lei appare più entusiasta di lui. In questa scena vediamo che Kevin assegna a Mary Ann il potere di disporre della sua vita e del suo destino. Cosa ha fatto per essere tanto importante per lui? Non ha fatto nulla, per quello che si è visto, oltre a dare la sua disponibilità di donna (prima la disponibilità a sposarlo e poi quella a seguirlo a New York). Ottiene potere per quello che è (una donna) e per quello che non fa (ostacolarlo nei suoi progetti), non per quello che fa. Ha un atteggiamento negativo, visto che non fa. Precisamente ha un atteggiamento negativo asintomatico, visto che non ha bisogno né di aggredire né di fare la vittima per affermarlo. Per quale motivo, ad un certo punto, sente il bisogno di affermare il suo potere facendo la vittima? Perché chi ha ottenuto un potere senza merito ha sempre paura di perderlo. Avendo ottenuto tale potere in quanto donna, e non per quello che fatto, teme di perderlo a favore di un’altra donna. La paura di Mary Ann ha un nome: Cristabella.

Nella famosa festa in casa Barzoon non ci sono solo i due episodi analizzati (Milton che corteggia Mary Ann e Milton che offre il caso Cullen a Kevin), ma c’è anche l’episodio del balcone con Kevin attratto da Cristabella. Questo incontro non viene rimproverato a Kevin da Mary Ann, eppure è presumibilmente il vero motivo per cui lei passa da una negatività asintomatica ad una in cui chiede attenzioni facendosi del male. È vero che lei non ha visto Kevin seguire Cristabella e neppure lo ha visto guardarla (questo succederà nella scena 21), però è ragionevole immaginare che lo abbia visto apprezzare molte altre donne, così come lo vede apprezzare il suo lavoro (Kevin ha un atteggiamento positivo e quindi tende ad apprezzare tutti e tutto). Alla festa Mary Ann aveva chiesto a Kevin di avere un atteggiamento negativo, ma visto che lui non lo ha fatto mostrando invece molto interesse all’offerta lavorativa di Milton, lei può essere sicura che non lo ha fatto neanche con le donne. Infatti non lo ha fatto e l’episodio del balcone ce lo conferma, mostrandoci l’interesse di Kevin all’offerta femminile di Cristabella. La paura di perdere il potere che ha su Kevin (quello che vediamo qui), visto che lui insiste a non ignorare il mondo circostante, convince l’inconscio di Mary Ann della necessità di ricorrere alle maniere forti: stare male e poi darne la colpa a Kevin, facendolo stare male. Una vera e propria aggressione emotiva, che minaccia di continuare se Kevin non la rassicurerà rinunciando al suo lavoro per lei. Kevin non ci rinuncerà e lei si farà sempre più del male.

11) Scelte. Mary Ann è occupata con la casa e Kevin con le norme del diritto sanitario. Mary Ann si dice spaesata per essere senza lavoro. Jackie le spiega la sua ricetta per vivere con un marito sempre occupato. Jackie fa da maestra a Mary Ann, così come Milton fa da maestro a Kevin. Abbiamo visto che Milton è l’incarnazione della positiva e istruisce Kevin su come essere positivo. Jackie istruisce invece Mary Ann su come essere negativa. Come si fa? Bisogna innanzitutto disprezzare il lavoro (in generale il fare). Poi disprezzare i figli (ridotti a riproduzioni). Cosa resta? Il divertimento di comprare, possedere, apparire. Ammesso e non concesso che si possa chiamare divertimento. Notare che Mary Ann rinuncia a lavorare, ovvero al suo lato positivo. Presenta tale rinuncia come un sacrificio, ma non si è visto Kevin chiedergli di non lavorare e neppure lei cercare un lavoro senza trovarlo. Si è visto solo la sua maestra di negatività mostrare il suo disprezzo per il lavoro.

L’episodio successivo riguardante Mary Ann è già stato discusso ed è culminato col rimprovero a Kevin per averla abbandonata alla festa. Adesso vediamo cosa succede dopo tale rimprovero.

18) I punti di vista non coincidono. Mary Ann va con Jackie e Diana a comprare vestiti e vede come sono loro senza vestiti (senza finzioni). Conosciuti i loro valori, vede tratti da mostro sul volto di Jackie. Jackie (la Milton di Mary Ann) si toglie i vestiti e si mostra per quello che è. È una persona che disprezza tutto e tutti. Comprare un vestito da termilacinquecento dollari, indossarlo una volta e buttarlo significa disprezzare profondamente sia chi quei soldi l’ha guadagnati, sia se stessa, riducendosi ad un manichino che indossa non un vestito ma uno ‘sputo firmato’ diretto al mondo maschile. È una persona falsa, non solo nel vestito che fa solo finta di apprezzare, ma anche nella parte simbolicamente più importante del suo corpo: il seno. I seni che sembrano veri ma non lo sono significano tante e tali cose che non basterebbe un libro ad elencarle. Intanto sono un atto di disprezzo verso i figli, che evidentemente cercano qualcosa di vivo e non un pezzo di silicone che tiene in tensione un pezzo di pelle. Figli che vorrebbero non solo e non tante succhiare latte, quanto capire cosa è bene e cosa è male. Se lo chiedono ad una persona che usa così tremilacinquecento dollari, si faranno una strana idea di cosa ha valore e di cosa no. Poi questi seni falsi sono un atto di disprezzo verso gli uomini, che la trattano con tutti gli onori pensando di essere di fronte ad una donna e invece sono di fronte ad un transessuale, metaforicamente quando non addirittura letteralmente. Dove il transessuale è quella brava persona che butta i suoi lati maschili buoni per sostituirli coi lati femminili cattivi, assommando così in se stesso il peggio dei due ruoli sessuali.

Tra le molte falsità collegate ai seni falsi di Jackie ce ne sono due che meritano di essere citate a parte, non fosse altro perché sono le bugie più durature della storia umana. La prima bugia è quella che a spingere gli uomini verso le donne sarebbe l’istinto sessuale. Nell’episodio sopra, questa bugia è espressa da Diana Barzoon con un atto non verbale: l’ammirare nello specchio le sue attrattive di donna. Se non ci fosse l’istinto sessuale non basterebbe essere donne per essere attraenti, ma bisognerebbe anche fare il ruolo femminile, qualunque esso sia. Kevin non viene pagato perché è un avvocato, ma perché fa la sua parte da avvocato. Diane, ma anche Jackie e Mary Ann no, non hanno bisogno di fare niente. Gli uomini devono trovarle comunque attraenti, altrimenti non sono uomini, perché c’è l’istinto sessuale. Se ci fosse anche l’istinto ad andare dall’avvocato, Kevin potrebbe pretendere di essere coperto di soldi senza fare nulla, ma purtroppo per lui non c’è. In realtà non c’è neanche l’istinto che spinge gli uomini verso le donne, ma chi si provasse a sostenere una tale assurdità verrebbe immediatamente scomunicato.

La seconda bugia è quella che le donne sono vittime degli uomini. Anche questa bugia è espressa da Diana, che non a caso è la moglie di quel Barzoon che più avanti sarà presentato come l’anti-Milton maschile. Lei è costretta a divertirsi in questo modo, poverina, perché suo marito non ha tempo per stare con lei. Non ce l’ha perché lo assorbe tanto il suo lavoro, però, o perché accanto ad una persona così meno ci sta e meglio si sente?

I seni falsi di Jackie simboleggiano la falsità delle donne e più precisamente l’atteggiamento negativo scelto dal sistema emozionale delle donne. Il fatto che sia una scelta, e non una specie di natura femminile, è espresso nel film presentandoci all’inizio una Mary Ann che lavora tanto quanto Kevin. Poi lei smette di lavorare e comincia a fare il mestiere di vittima del marito, come lo fa Jackie (“Se voglio vedere Leamon devo prendere un appuntamento”) e Diane (“Se non puoi goderti mai tuo marito, tanto vale che tu abbia un rapporto col suo denaro”). Il diavolo che Mary Ann vede per un attimo sul volto di Jackie rappresenta l’atteggiamento emozionale negativo di questa donna e di tutte le donne che ragionano come lei, a partire di Diana. Come mai, allora, il regista sostiene la tesi che il Diavolo sia Milton? Perché lui crede alla seconda bugia di cui si è detto sopra, quella che le donne sono vittime degli uomini. Queste due donne sono negative, è vero, ma non è colpa loro. La colpa è dei loro mariti, la colpa è degli uomini.

19) Triangolo amoroso. Kevin cerca di calmare una Mary Ann agitata e urlante che dice di aver visto delle cose incredibili in quelle donne. Mary Ann ha visto la negatività di Jackie e ha avuto paura di diventare come lei. Una negatività Mary Ann ce l’aveva già, come abbiamo visto e come conferma il fatto che è con quelle donne, ma nella sua forma asintomatica. La paura di Mary Ann è che diventi una negatività classica, ovvero quella che si manifesta con una sofferenza auto provocata. È una paura fondata, come vedremo. Per la prima volta abbiamo visto in faccia il diavolo e non aveva la faccia di Milton ma quello di una donna. Dunque il problema viene dalle donne (da Jackie e da Mary Ann) e non dagli uomini (da Milton e da Kevin)?  No, secondo il regista. È vero che le donne hanno atteggiamenti negativi e distruttivi verso se stesse e gli altri, ma non sono loro le responsabili, bensì gli uomini assetati di successo. Queste donne sarebbero positive e costruttive, se i loro uomini non le lasciassero sole. Questo è quello che pensa chi non sa la tesi esposta in questo libro, ovvero che un atteggiamento negativo può essere una scelta, anche se fa stare male chi lo sceglie prima ancora che la sua vittima.

Kevin, non sapendo come spiegare la sofferenza manifestata da Mary Ann: “Forse è perché ti sei tagliata i capelli”. Non è un’ipotesi plausibile, ma cosa dovrebbe pensare Kevin dopo aver escluso la sua responsabilità perché sa di non aver fatto alcun torto a Mary Ann e pure quella di lei perché “nessuno si farebbe del male da solo”?

Mary Ann: “Non ti piaccio, vero?”. Certo che è vero! Come può piacergli una persona che lo sta facendo soffrire? Ma con che coraggio dirglielo, senza sapere che Mary Ann si fa venire la sua sofferenza proprio per far soffrire lui?

Kevin: “Che cosa c’entra Kathy? Che cosa c’entra tua sorella?” Mary Ann:       “Che c’entra? È di nuovo incinta!” Kevin: “Ah! Ma non c’entra niente con tutto questo”. Si che c’entra, invece, perché questa è un’altra delle cose che lei gli rimprovera per farlo stare male.

Mary Ann: “Ti rendi conto che non ci vediamo da settimane? E che adesso che hai questa grossa causa la situazione peggiorerà ancora? Non ti sembrerà possibile, ma non vedo l’ora che venga tua madre a farci visita”. Ecco dove voleva arrivare lei: a rimproverare lui per il suo lavoro. Adesso si capisce l’utilità di ridursi in quello stato, invece di dire semplicemente a se stessa: “Non voglio diventare come Jackie e Diana. Non le frequenterò più e mi troverò invece un lavoro che mi piace di fare”. Quello stato di prostrazione non era una necessità, ma una scelta fatta dal suo sistema emotivo per poi darne la colpa a Kevin. Ora la finalità è venuta fuori.

Kevin: “Che mi dici dell’appartamento?” Ovvero: “Perché non prendi bene le cose? Perché non dai valore a quello che potresti fare?” Kevin gli sta suggerendo la ricetta per star bene che lui usa e che gli dà ottimi risultati, quella di avere un atteggiamento positivo. Questa ricetta Mary Ann la rifiuterà, non perché pensa che non funziona, ma perché non vuole star bene.

Mary Ann: “Che Dio ti maledica! Perché devi sempre rivoltare la frittata con me? Non c’entra niente l’appartamento! Lo odio questo stupido appartamento. Lo capisci? Tu ti compri un paio di vestiti nuovi e sei a posto. Io la devo arredare questa maledetta casa”. Mary Ann non vuole star bene, ma vuole maledire Kevin, sia in senso letterale (dir male di lui) che in senso metaforico (mandarlo al diavolo, condannarlo). Per essere più sicura di ottenere tale scopo, maledice anche la casa oltre che Kevin.

Kevin: “C’è qualcosa di più di questo, Mary Ann.” Non c’è qualcosa più di questo, invece. Il punto di arrivo è questo. Non vi sembra un gran risultato? Lo è, invece, perché ha demolito tutto quello che Kevin ha costruito col suo lavoro. In questo momento Mary Ann può sentirsi più importante di Kevin e di Milton messi insieme, più importante del lavoro e dei soldi. Può sentirsi un Dio, anche se si tratta di un Dio negativo, che non costruisce benessere ma lo distrugge.

Mary Ann: “Lo so che ora abbiamo un sacco di soldi e che dovrebbe essere divertente, ma non è così. È come un esame. Tutta questa storia è come, come, come un esame. Dio! Io mi sento così sola! E tu mi manchi tanto”. Ecco Mary Ann impegnata nell’opera di distruzione che rende manifesta la sua potenza: Se Kevin vuole che si fermi, deve accettare le sue condizioni: rinunciare a cercare il successo, ovvero la propria felicità e il proprio piacere. Mary Ann ha già rinunciato al suo piacere. Se ci rinuncia anche Kevin, possono vivere felicemente infelici per il resto dei loro giorni. È un po’ come se lei, dopo aver rinunciato a lavorare, chiedesse a lui di rinunciare anche lui, così possono stare insieme. Come se lei, dopo aver rinunciato non solo a lavorare ma a fare qualsiasi cosa, chiedesse a lui di fare altrettanto. Se lui accetta possono stare insieme, ma senza nemmeno l’ombra di un piacere.

Kevin (abbracciandola): “Mi dispiace”. Kevin ha accettato. Ora vediamo se la prevista scomparsa di ogni piacere era una malignità o una conseguenza necessaria che si verifica inevitabilmente quando si accetta una relazione all’insegna della negatività.

Kevin: “Perché non facciamo un bambino?” Mary Ann: “Non stuzzicarmi”. “Non lo farei mai, se tu non me lo chiedessi”. Ora è Kevin che propone il bambino nel momento sbagliato (nel punto 5 era stata lei). Non per averlo, ma per rifiutare le colpe che lei gli sta addossando. “Il figlio non te l’ho dato” sembra dirgli “perché non me lo hai mai chiesto nel momento giusto. Ma visto che me ne dai la colpa, possiamo farlo anche adesso. È il momento meno opportuno, ma se lo vuoi non hai che da chiedermelo”. Lei glielo chiede. Lui vorrebbe procedere, ma guarda caso scopre che non può farlo.

Quando lei si toglie il maglione, però, Kevin vede il volto di Cristabella. Kevin risolve il suo problema di impotenza pensando ad una donna positiva.

Su richiesta di Mary Ann, Kevin fa l’amore con lei ma pensando a Cristabella. Kevin pensa a Cristabella perché se pensa a Mary Ann gli passa ogni voglia. L’atteggiamento negativo di Mary Ann la rende brutta tanto quanto lo era il mostro che lei ha visto in Jackie. Il sistema razionale di Kevin può non sapere che ha davanti proprio quel mostro, ma il suo sistema emozionale lo sa benissimo e reagisce di conseguenza. Non trovando eccitante Mary Ann, Kevin dovrebbe andarsene. Se lo fa, però, Mary Ann lo accuserà di averla abbandonata e di essere la causa dei suoi mali. A causa di questa minaccia, Kevin è costretto a restare. Non può però comandare al suo sistemo emotivo di farsi piacere Mary Ann. Per poter fare l’amore con lei, deve pensare a una donna positiva come Cristabella.

Quando Mary Ann lo scopre lontano da lei, ovviamente fa la vittima. In realtà è Kevin ad essere vittima di Mary Ann, come abbiamo visto nell’episodio della festa. Quell’episodio è stato analizzato a fondo proprio perché chiariva che Mary Ann faceva la vittima ma in realtà era l’aggressore. Un aggressore travestito da vittima non è piacevole da stringere tra le braccia e l’effetto è quello che abbiamo visto qui sopra. A questo punto Mary Ann può fare la vittima sostenendo che lei si sentiva abbandonata perché Kevin aveva in mente Cristabella. Il punto è che ieri Kevin apprezzava sia Cristabella che Mary Ann. In queste condizioni Mary Ann non aveva alcun motivo di mettersi a torturare Kevin. Lo ha fatto lo stesso, dopo di che non è più piaciuta a Kevin. Come poteva continuare a piacergli una che gli faceva del male?

21) Le strade della tentazione. Sull’ascensore Mary Ann sorprende Kevin mentre guarda Cristabella e lo accusa di “fare quello” quando lavora fino a tardi. Kevin trova ridicola tale accusa. La paura di Mary Ann di vedersi portare via “suo” marito (già discussa al punto 9) ora ha un volto e un nome. Lo spettatore ha però avuto modo di vedere che quelle di Mary Ann sono fantasie, anche se è ovviamente vero che Kevin apprezza le donne che trova apprezzabili. Tanto gratuite che quando finalmente vediamo Cristabella abbracciare Kevin (scena 30), lui non la vede neanche, preso come è dalla notizia della morte di Barzoon.

25) L’incubo di Mary Ann. Mentre Kevin è nel locale dove si balla il flamenco, Mary Ann ha l’incubo del bimbo che gioca col suo apparato sessuale asportato.  Perché Mary Ann ha questo incubo proprio la prima notte che Kevin passa lontano da lei? Secondo il regista perché si sente sola e abbandonata. Secondo la lettura proposta qui per far sentire in colpa Kevin.

26) Qualcosa di cui non ha parlato. La mattina dopo Kevin cerca di calmarla. Mary Ann:”No. Io ti conosco. Tu adesso mi lasci di sicuro”. Continua a dondolare. Kevin le si avvicina e fa per abbracciarla, ma lei scatta come un molla. “Non mi toccare!” Notiamo che Kevin, quello accusato di stare lontano, la va a cercare. Lei, quella che desidera la vicinanza di lui, si allontana di scatto.

Kevin: “Io chiamo il dottore. Tu hai bisogno di essere aiutata.” Nessun dottore può aiutare una persona che vuole stare male. Il dottore potrebbe aiutare Kevin, invece, a non sentirsi colpevole e a prendere la “decisione giusta”: divorziare più in fretta che può. Il solo annuncio di questa eventualità restituirebbe di colpo la salute a Mary Ann. Chiamare il dottore accreditando che sta male, è invece la cosa peggiore che Kevin poteva fare.

Mary Ann: “Tu vuoi lasciarmi, non è vero?”. Lui, per risposta, va ad abbracciarla. Ecco il momento in cui Kevin fa l’errore che sarà fatale a Mary Ann e a se, non rispondendo “certo che voglio lasciarti”.

31) Mi ha incastrato. Il processo è finito e Cullen è stato assolto. Nel frattempo Mary Ann si è ferita da sola e si è rifugiata in chiesa. Per rimproverare a Kevin di aver continuato a seguire il processo Cullen, Mary Ann si fa del male proprio in contemporanea con questo processo.

Con tutte le ferite che si è fatta, Mary Ann dice di non essere pazza. Lui la porta lo stesso all’ospedale, in psichiatria. Mary Ann non è pazza. Questo è quello che vuol far credere a Kevin. Lui ci casca e la porta in psichiatria. Dopo di che lei diventa ufficialmente malata e lui diventa la causa della sua malattia.

Mentre la portano in barella verso la camera dell’ospedale, Mary Ann dice che non riesce più a guardarsi nello specchio, perché ci vede un mostro.  Questa è la diagnosi giusta, perché il mostro che si fa del male per fare del male a Kevin è una parte di lei (è il suo sistema emotivo in atteggiamento negativo). Non ci si può parlare, perché non parla, ma si può vedere sia nelle azioni che fa fare sia nelle emozioni che produce. Queste si possono vedere allo specchio guardando le espressioni del proprio volto.

34) In mezzo ai lupi. Kevin va al reparto psichiatrico. Vi trova Pam e la madre che sta leggendo a Mary Ann. La madre di Kevin è venuta a dare il colpo di grazia a Mary Ann, aiutata da Pam. Mary Ann resta vittima di se stessa e di tutte le persone che danno ragione alle sue false ragioni, in primo luogo le altre donne e la chiesa cristiana. Entrambe queste due categorie sono rappresentate qui dalla madre di Kevin.

Kevin si piega e guarda negli occhi Mary Ann, che è seduta. Lei non stabilisce però un contatto oculare. Notare come sia Mary Ann a rifiutare Kevin, rifiutandosi di guardarlo. Lui è presente, ma lei lo vuol far sentire assente.

Kevin a sua madre: “Adesso? Te ne esci adesso? Ma sei un campione di tempestività. Aspetti trent’anni, poi prendi quell’aereo proprio oggi?” Si, la madre di Kevin è un campione di tempestività. Prima allontana Kevin da Mary Ann, per dirgli una cosa che non serve ad aiutare Mary Ann ma a colpevolizzare Milton e con lui anche Kevin. Poi fa ritardare il ritorno di Kevin presso Mary Ann del tempo che basta perché lei si chiuda dentro.

Pam insiste affinché Mary Ann si guardi allo specchio. “Coraggio. Dà un’occhiata. Guarda quanto sei bella”. Ogni donna avrebbe capito che non era il momento per Mary Ann di rimirarsi allo specchio, ma Pam non solo la invita ma la costringe a farlo. Qui Pam, una donna che usa un argomento da donne per provocare una donna, non rappresenta Milton ma le donne.

Kevin accorre, ma Mary Ann, spinta fuori Pam, si chiude dentro. Kevin gli chiede molte volte di aprire la porta, ma lei dice di no col capo. La scena è eloquente. Non è Kevin che non vuole stare vicino a Mary Ann, ma lei che lo esclude chiudendolo fuori. Possono vedersi, ma in mezzo c’è un vetro, che rappresenta bene l’atteggiamento negativo di Mary Ann, vicina quanto irraggiungibile fino a che ha tale atteggiamento.

Kevin comincia a dare colpi alla porta e lei gli dice “Vattene via”. Mary Ann manda via lui, colpevole di voler star bene e far star bene, non il viceversa.

Mentre la vede prendere uno dei pezzi di vetro che erano dello specchio, Kevin cerca di sfondare la porta con una sedia. Quando vi riesce, però, lei si è già tagliata la gola, sotto gli occhi di Kevin che la vedeva dal vetro. Mary Ann si uccide sotto gli occhi di Kevin perché lui si senta in colpa. Ottiene il suo scopo, visto che lui alla fine si spara.

Prima lo ha fissato, dicendo “Io ti amo”. Si, anche questo si può chiamare amore. Precisamente è la versione negativa dell’amore, quella che si dà come scopo di distruggere la persona amata.


|<=  Kevin positivo sul lavoro e negativo a casa attaccato dove fa bene


Se Mary Ann è colpevole di atteggiamento negativo (e non ci sono dubbi al riguardo, conoscendo l’esito finale della storia), Kevin non ha le colpe che lei vorrebbe attribuirgli. Vediamo quali sono le sue vere colpe, per poi prendere atto che non è di queste che viene accusato. Nel cercare queste colpe si terrà presente che Kevin è positivo sul lavoro ma negativo nella relazione con sua moglie e che la negatività si manifesta attraverso le azioni non fatte. Che cosa potrebbe fare e non fa Kevin nella sua vita privata?

3) Gioco particolare. Al processo Gettys c’è Mary Ann seduta in prima file dietro a Kevin, che poi fa festa con lui. Kevin dovrebbe preoccuparsi del fatto che Mary Ann sia lì, invece che a fare qualcosa che gli fa piacere di fare. E dovrebbe preoccuparsi ancora di più se lei gli dicesse che è contenta di fare questo sacrificio per stargli vicina. Non rimproverandola per essere venuta, Kevin accetta che lei trovi piacevole fare per lui il sacrificio di essere lì. A proporre un rapporto negativo è lei, che si infligge volentieri la sofferenza di un seduta di tribunale, ma lui non lo rifiuta e magari se ne compiace pure.

4) L’offerta da non rifiutare. Con la scusa del caldo che gli ha fatto venire il whisky, Mary Ann apre la sua camicetta e Kevin raccoglie il suo invito. Quando lei le dice “sbrigati (a tornare dal cesso)”, lui fa finta di non sentire. Prima di accettare l’invito al sesso che lei gli fa, Kevin si è assicurato che esso sia un’approvazione per quello che fa lui (molto sul lavoro e nulla per la coppia)? Evidentemente no, perché quando lei gli rimprovererà di trascurare lei per fare il suo lavoro, lui non le dice mai “te l’ho chiesto ed eri d’accordo anche tu”. Che i piaceri del sesso non derivino dal soddisfacimento di un istinto sessuale è evidente dal fatto che non tutti i corpi che si incontrano suscitano desiderio e dal fatto che un corpo che ieri si trovava attraente può diventare domani per nulla attraente, ma qui lei si offre senza avergli chiesto nulla in cambio. Lui non dovrebbe accettare questo sesso gratis, ma lo fa. Quando lei gli presenterà il conto pretendendo di piacergli comunque (scena 19), lui non potrà scoprire a quel punto quello che ha fatto finta di non sapere qui: che attraente non è il corpo di lei ma quel corpo quando fa una certa parte.

Una Mary Ann che non chiede qualcosa di preciso, sta chiedendo tutto, e neppure lo nasconde. Perché Kevin non si allarma quando lei gli dice di tornare presto dal cesso (tra l’altro prendendolo per la cravatta come a dire che è pronta a strozzarlo se non le ubbidisce)? Doveva capire che questo “torna presto” era una condanna del suo lavoro e chiarire le cose a questo punto, non quando ha appena ricevuto l’incarico più importante della sua vita professionale (scena 16). Che Kevin sia in grado di capire gli atti non verbali lo abbiamo visto con Gettys e lo rivedremo spesso. Se non capisce che la disponibilità di Mary Ann, che gli dà il suo tempo e il suo corpo senza chiedere nulla di preciso, è più sospetta di quella di Leamon, che offre molto ma chiedendo qualcosa in cambio, è perché non vuol capire.

5) Schiavo di Babilonia. Kevin va a cercare la madre in chiesa, ma resta sulla porta senza entrarvi. Predicatore: “Nel nome di Gesù di rifiutiamo e ti scacciamo, Satana”. Dopo il “così sia”, i fedeli cantano in coro che ” il Dio della pace schiaccerà presto Satana”. Mentre i fedeli cantano: “Sì, Dio lo schiaccerà sotto i suoi piedi” viene inquadrata la madre di Kevin. Se Mary Ann è negativa perché attacca e distrugge il valore del lavoro di Kevin, sua madre Alice è il massimo della negatività perché col suo non sposarsi nega il valore di ogni uomo sulla terra. Alice prima crea il suo Satana, attribuendo a Milton e a tutti gli uomini la colpa di tutti i mali del mondo, poi si sente autorizzata a schiacciarlo sotto i suoi piedi (che questa sia la missione di Alice nel film si capisce quando inquadrano proprio lei nell’esatto momento in cui il coro dice “sotto i suoi piedi”).  Alice è presente in tutto il film, comparendo adesso (all’inizio), a metà film (nel momento più critico) e alla fine (quando Mary Ann si suicida). C’è sempre, ma non fa mai nulla. Questa presenza senza azione è non fare al massimo livello ed è un sintomo clinico preciso, che mostra appunto quella negatività al massimo livello ipotizzata a partire dal fatto che lei non si è mai sposata. Il terzo sintomo clinico è la sua devozione ad un religione negativa come quella cristiana che esalta la sofferenza, il suo essere sempre o in chiesa o a fare volontariato (attività che presuppone anch’essa un atteggiamento negativo).

Kevin mostra di aver molto chiaro che sua madre è la tipica persona che crede di aver ricevuto un torto e cerca vendetta, quando con queste parole scarta la donna che aspirava ad entrare in giuria e che l’avvocato di New York considerava la sua prima scelta in quanto cattolica e piena di buoni sentimenti (scena 6). Perché allora la va a cercare alla chiesa, invece di dirle per telefono “sarei passato a salutarti a casa, ma tu non eri in chiesa”? Non ha forse visto che per lei il Male è quello che fa lui?

Quando arrivano a cantare che “il Dio della pace schiaccerà presto Satana”, viene inquadrato Kevin davanti alla porta della chiesa, venuto a cercare sua madre. Questa seconda coincidenza, con Kevin inquadrato quando si nomina il Satana da schiacciare, qualifica lui come la persona che lei cercherà di schiacciare sotto i suoi piedi.

Alice: “Fino a New York solo per selezionare una giuria, eh?” Ecco come Alice realizza gli intenti aggressivi che sempre accompagnano un atteggiamento negativo. Lei evoca complotti e tradimenti, ma senza competenza, senza quindi essere di aiuto per evitare errori di valutazione. Il suo scopo non è quello di aiutare il figlio ma quello di poter dire un giorno “io l’avevo detto”. In realtà non ha detto proprio nulla, solo che sarà sua cura sottolineare gli errori di Kevin e tacere sui suoi successi (un modo sicuro per demolire anche la migliore delle persone e il modo di mettere in atto il proposito di schiacciare Satana sotto i suoi piedi). Guarda caso Alice andrà a New York quando Kevin è in difficoltà, ma non per aiutarlo bensì per dirgli che porta a casa Mary Ann (ovvero per dirgli che ha sbagliato tutto).

Alice: “Eppure io ci sento lo zampino di Mary Ann, in tutta questa storia”. Tanto per tenersi in allenamento, comincia col demolire Mary Ann. C’è qualcosa di vero in questa frase, ma il punto è che non viene detta per essere utile a Kevin quanto per gettare discredito su Mary Ann e indirettamente anche su Kevin.

Kevin: “Mamma, questo ritornello sta cominciando a stancarmi”. Protestare a parole non serve. Kevin doveva non essere lì. Visto che invece c’è, Alice si sente in diritto di dir male sia del figlio che di sua moglie.

Alice lamenta che Mary Ann lavori di domenica. Infatti la madre non fa marcia indietro, ma rincara la dose. Kevin gli va dietro, e questa è la sua colpa, il suo modo di autorizzarla ad essere così se non addirittura di incoraggiarla.

“Mamma. Io amo mia moglie. L’amo così com’è. Come amo te.” È certamente più comodo per Kevin chiudere gli occhi sull’atteggiamento di sua madre che criticarlo, litigandoci. Ma lo sforzo di fare chiarezza sarebbe stato ripagato ampiamente. Non è infatti un caso che sua madre viene a New York quando Kevin e Mary Ann sono in difficoltà. In questa visita Alice attua il proposito che aveva espresso qui: usare gli errori di Kevin per creare quel Satana che lei vuol vedere in tutti gli uomini.

“Ti dico una cosa, a proposito di New York. «Caduta, caduta è Babilonia la grande ed è divenuta adesso albergo del demonio». Apocalisse 18. Ti farebbe bene darci una ripassata”. “Non riuscirei mai a dimenticarla”. “Davvero? E che cosa successe a Babilonia?” Kevin: “«Ahi possente città, la tua condanna è venuta in un momento e lume di lampada in te non splenderà mai più». Dai mamma, fammi gli auguri.” Ecco il momento in cui Kevin poteva fare un bel servizio sia a se stesso che a sua madre arrabbiandosi e invece si propone come alleato dell’integralismo religioso di lei.

Se Kevin, invece di fare il bravo figliolo, diceva a sua madre “guai a te se ti azzardi a mettere piede in casa nostra per fare le tue prediche religiose”, forse Alice non avrebbe avuto il coraggio di andare a New York per dare man forte a Mary Ann nel suo attacco alla positività di lui. La venuta di Alice (scena 21), che segue la visione del diavolo sul volto di Jackie (scena 18) e precede l’incubo in cui Mary Ann sogna un bimbo che gioca con le sue parti femminili asportate (scena 25), coincide con un peggioramento di Mary Ann. Forse Mary Ann sarebbe passata lo stesso dal temere la negatività intravista in Jackie all’attuare i suoi propositi autolesivi, prima in sogno e poi facendosi ferite reali. Certamente, però, non gli ha fatto bene stare con una donna come Alice che gli avrà dato perfettamente ragione nelle sue accuse contro Kevin colpevole di troppo lavoro e colpevole di fare un lavoro da avvocato a contatto col peccato quando non alleato di esso.

Se Kevin non andava a cercare la madre in chiesa, forse la madre non avrebbe avuto il coraggio di andare a cercare Mary Ann all’ospedale per confermarle che il suo problema erano i soldi sporchi guadagnati da Kevin, da lavare col proprio sangue. Suicidarsi non era nell’interesse di Mary Ann e probabilmente non lo avrebbe fatto se non veniva spinta a farlo da Alice e da Pam, entrambe interessate come donne ad accreditare la colpevolezza morale di Kevin. Alice aveva anche un secondo movente: quello di giustificare con questa morte la sua vita passata a combattere Satana. Non era certamente questa la spiegazione della morte di Mary Ann che voleva proporre il regista, ma appare quanto meno singolare che prima ci mostra un Moyez che sgozza una capra, attuando quello che nella religione ebraica è il sacrifico di Isacco per mano di suo padre Abramo, e poi ci mostra una Alice che allontana Kevin da Mary Ann consentendo a Pam di mettere in atto quella provocazione che manderà definitivamente fuori di testa Mary Ann. Guarda caso, Alice muore sgozzata come la capra di Moyez. La mano che taglia la gola è quella di Mary Ann, ma chi l’ha indotta a fare quel gesto? È stato Kevin con l’aiuto morale di Milton o è stata Alice con l’aiuto morale di Jackie e quello concreto di Pam? Visto che quella morte dimostra la tesi delle donne negative che si propongono come vittime del Kevin di turno, non era certo interesse di Kevin spingere Mary Ann a uccidersi. Lui è la vittima finale designata e infatti alla fine anche lui si spara. Kevin si uccide o viene ucciso da Alice con l’aiuto di Mary Ann, alla quale è stato promesso un posto in Paradiso come martire? O va in Paradiso anche Kevin, che citando la bibbia in risposta alla citazione di sua madre accetta di essere immolato da lei per dimostrare al mondo che gli uomini che lavorano sono cattivi e le donne che vivono alle loro spalle sono buone?

Kevin torna all’auto. Mary Ann: “Fammi indovinare: ha detto che è un’idea mia, no?” Mary Ann è malvista dalla madre di Kevin perché lavora e si vuole divertire, ovvero perché è troppo positiva. Tanto positiva non lo è, ma evidentemente Alice è molto peggio. Quando Mary Ann dice a Kevin “non ti sembrerà possibile, ma non vedo l’ora che venga tua madre a farci visita” (scena 19), non è perché ha cambiato opinione sulla madre ma perché si sta avviando ad essere negativa quando lei e può invitarla in qualità di alleata contro di lui.

Mary Ann: “Diamoci da fare a fabbricarle dei nipotini. Così ce la togliamo di mezzo. Che ne pensi?” Questa richiesta di figli di Mary Ann è fatta nel momento peggiore e nel modo peggiore. Nulla però vietava a Kevin di tornare sull’argomento, una volta arrivato a quel primo gradino della sua carriera che era l’appartamento concesso in uso da Milton. Si aspettava forse che Mary Ann dipingesse per tutto il tempo i muri del nuovo appartamento mentre lui si dava e raggiungeva i traguardi professionali più prestigiosi? Se trovava ragionevole raggiungere prima i suoi traguardi di avvocato e solo dopo quelli di padre, perché tutto subito non si può avere, perché non lo si vede mai proporlo a Mary Ann?

7) Troppo bravo. Dopo il successo ottenuto con la giuria scelta da lui, Kevin torna a casa. Mary Ann: “Sei tornato presto, per una volta.” Perché Kevin, tanto sensibile ai sottili messaggi inviati all’esterno dai candidati a far parte della giuria, ignora il campanello d’allarme implicito in questa frase con cui lei accoglie il suo ritorno a casa presto?

Saputo del verdetto favorevole della giuria scelta da Kevin, Mary Ann grida felice, fa salti di gioia, lo abbraccia e lo bacia. Anche tutta questa festa alla sua prima vittoria a New York è un messaggio che Kevin preferisce ignorare anziché discutere. Se lui fino ad oggi è stato molto occupato col suo lavoro, adesso che quel lavoro è concluso perché non approfittare dell’essere tornato presto per parlare della loro vita privata? Perché non prendere spunto dal proprio successo per chiedersi che successi può avere Mary Ann? Nulla vieta a Mary Ann di essere attiva e positiva, ma visto che non lo è dal momento che lui la trova sdraiata a non far altro che aspettare il suo ritorno, o lui le chiede di cambiare atteggiamento o accetta quello negativo verso cui lei è chiaramente indirizzata. Kevin non le chiede nulla, accettando di fatto quella negatività che più avanti lo travolgerà. Quando lei comincerà ad attaccare il suo lavoro, dandosi come obbiettivo il fallimento di entrambi, sarà troppo tardi per proporle un rapporto positivo che punta al successo di entrambi. Non è la ricerca del successo, il peccato di Kevin, ma il fatto di cercare il suo successo senza cercare (contemporaneamente o almeno subito dopo) anche quello di Mary Ann. Se voleva fare questo, non si doveva sposare, come ha fatto Milton.

9) Un’ottima impressione. “Senti, Mary Ann, io prendo il timone soltanto se ho te a bordo. Se tu vuoi sbarcare, io scendo con te.” Lei (in tono sarcastico): “Certo, ce ne torniamo a vivere a Gainsville, torniamo a vivere in quella casetta. Tu continui tutto il giorno a rincorrere clienti e io a far sequestrare auto non pagate per conto di Akenia. E può darsi, può darsi, che se ci ammazziamo di lavoro, tra quattro o cinque anni potremo avere un bambino e una casetta in montagna per il fine settimana. No, dico, scherziamo?” “Io ti amo.” “Ti amo anch’io”. Si baciano. Qui Kevin perde un’occasione per chiederle cosa ci avrebbe fatto lei a New York. Si stanno creando le condizioni ideali per un atteggiamento negativo di lei, e non le sta creando lei ma lui, invitandola di fatto a vivere dei suoi successi dopo averle assegnato il potere di disporre della sua vita. Forse quello che non sa Kevin, e che non sanno in molti, è che lei per far diventare suo quello che fa lui deve distruggerlo moralmente. Secondo il modello del cervello esposto in questo libro, infatti, non c’è un modo indolore per far propri i successi altrui. O l’atteggiamento di lei è positivo, e allora anche lei fa qualcosa e costruisce valore, o è negativo, e allora lei non fa nulla ma distrugge il valore creato da lui. Una terza via non c’è. Non è possibile non fare nulla e contemporaneamente apprezzare. Perciò Kevin gli doveva chiedere: “Cosa fai tu mentre io faccio l’avvocato?”. Invece non lo fa e il bacio che si danno sancisce un amore negativo, un amore che punta al fallimento.

12) Con la lingua legata. Kevin difende Moyez dicendo che ha ucciso una capra nel modo prescritto dalla religione cui appartiene. Vince la causa appellandosi ad una legge che protegge la macellazione kasher. Vediamo un tipo di macellazione di cui si parla troppo poco: quella secondo il rito ebraico (macellazione Shechitah che dà origine alla carne kasher o kosher), e quella secondo il rito mussulmano (macellazione Dhabh che dà origine alla carne halal). Si tratta di due tipi di macellazione molto simili. L’animale viene sgozzato ed è esplicitamente proibito ogni sistema che lo stordisca. Non è chiaro quanto l’animale sia cosciente del fatto che stanno per ucciderlo o del fatto che sta morendo per dissanguamento, ma è chiarissimo che non si deve far nulla per impedire che lo sia. Questa è la macellazione come rito religioso, e la carne che fornisce non va solo sulle tavole dei religiosi osservanti nei giorni prescritti, ma due terzi di essa finisce sul mercato normale. Nessun telegiornale lo ha detto, ma gli sgozzamenti di occidentali che abbiamo visto durante la guerra in Iraq seguivano le regole di un rito ben preciso, protetto dalla legge in quanto pratica religiosa. Se Meerton non riesce a parlare perché Moyez gli ha fatto una magia, dobbiamo pensare che sia stata fatta una magia anche ai giornalisti che si sono guardati bene dal parlare di macellazione kasher trattando degli occidentali sgozzati?

Cosa è l’investimento in sangue di cui parla Moyez? Il sangue è quello degli animali, ma cosa rappresentano questi animali offerti in sacrificio a Dio? Sono domande importanti per la storia che si sta esaminando, perché Mary Ann non viene sgozzata ma è indotta a sgozzarsi. Per capire da chi, domandiamoci a chi giova la sua morte. Giova a tutte le donne che chiedono attenzione ai loro mariti mettendo in atto verso di loro un atteggiamento negativo. Loro potranno ottenere quello che chiedono senza fare quello che ha fatto Mary Ann ma solo minacciando di farlo. Perché tale minaccia sia credibile, però, occorre che ogni tanto qualche donna si sacrifichi per le altre e la metta effettivamente in atto. Mary Ann è una che si è sacrificata sull’altare di questo nobile scopo. Purtroppo tanto nobile non lo è, però, perché l’atteggiamento negativo attacca e distrugge quell’atteggiamento positivo che punta a stare e far stare bene.

16) Un nuovo incarico. Milton assegna a Kevin il caso Cullen. Rientrando a casa, Mary Ann accusa Kevin di averla avvandonata. Kevin ha delle colpe, ma non è una di queste colpe che Mary Ann gli rimprovera qui. Perché lei gli rimprovera una colpa che non ha, quando potrebbe rimproverargli una di quelle che ha? Perché il suo scopo non è ottenere una vita privata migliore o maggiori attenzioni, ma farlo stare male. Perché lo attacca quando ha appena ricevuto la causa chiave della sua vita professionale? Per essere sicura che lui non gli dia quella vicinanza che apparentemente è l’oggetto della sua richiesta, in modo da poterglielo rimproverare. Infatti lui non gliela da questa vicinanza, e lei ha buon gioco nel continuare a rimproverargli la sua assenza. Si tratta di una tecnica precisa con uno scopo preciso: distruggerlo moralmente su quello che fa bene.

Da questo punto in avanti non si cercheranno più le cose che Kevin potrebbe fare e non fa, perché ora lui è aggredito e tale aggressione è portata in modo tale da impedirgli di poter fare qualunque cosa meno una: rinnegare il valore di quello che ha fatto sul lavoro. Se lui rinnegando il suo atteggiamento positivo sul lavoro, però, non farà più nulla né fuori casa né in casa. Questo è quello che gli chiede Mary Ann, e non di fare a casa con lo stesso impegno che fa fuori, perché questo implicherebbe il dar valore a quello che fa fuori. Attaccando quello che fa sul lavoro, Mary Ann gli rende impossibile di fare qualcosa con lei. Mentre prima questa carenza sul privato era colpa di Kevin, d’ora in avanti è colpa di Mary Ann.

19) Triangolo amoroso. Kevin fa l’amore con Mary Ann pensando a Cristabella. Una persona positiva piace perché cerca il proprio e l’altrui piacere. Una negativa dispiace, perché cerca la propria e l’altrui sofferenza. Nel corso di questo rapporto sessuale, Kevin non può trovare attraente Mary Ann perché lei si è resa sgradevole. Invece di addossarsene la colpa, però, Mary Ann incolpa lui. È una tecnica precisa: chiedere l’impossibile (qui di piacergli mentre gli sta facendo del male) per potersene lamentare quando non otterrà quello che chiede, come sicuramente avviene vista l’impossibilità di soddisfare quella richiesta.

21) Le strade della tentazione. Sull’ascensore Mary Ann sorprende Kevin mentre guarda Cristabella. Kevin non accetta l’invito di Milton a salire da lui, ma Mary Ann lo accusa lo stesso di “fare quello” quando dice che ha da lavorare. Anche qui Mary Ann attacca la positività di Kevin, ovvero il suo apprezzare le persone. Questa capacità di apprezzare è l’atteggiamento che fa apprezzare a Kevin anche Mary Ann, oltre che Cristabella. Attaccandola col suo rimprovero, Mary Ann si crea da sola la cosa che poi gli rimprovera, ovvero che Kevin non la apprezza più.

25) L’incubo di Mary Ann. Mary Ann ha un incubo proprio la prima notte che Kevin passa lontano da lei, tra l’altro non per sua scelta. Mary Ann si fa venire questo incubo per colpevolizzare lui. Ora Kevin deve sentirsi in colpa ogni volta che non ha davanti Mary Ann (per effetto del rimprovero visto alla scena 16 e mai ritirato, quindi sempre attivo), ogni volta che pur avendola davanti la trova non attraente (effetto del rimprovero alla scena 19). Quindi deve sentirsi in colpa ventiquattro ore al giorno. Se prova a dimenticare una volta di sentirsi in colpa, prendendosi una serata che lo distrae, allora scatta il terzo meccanismo di colpevolizzazione, quello visto qui. A questo punto Kevin non ha scampo. L’inferno esiste ed è questo. Non lo ha messo in piedi Milton, però, ma Mary Ann.

26) Qualcosa di cui non ha parlato. Dopo l’incubo di Mary Ann, Kevin torna a pensare a Cullen. La situazione privata è diventata un incubo e pensare a Cullen è un sollievo per Kevin. Tale sollievo non lo deve avere e Mary Ann provvederà a fargliene una colpa.

27) Cosa è più importante? Kevin rifiuta di lasciare il caso. “Lo sai cos’è che mi spaventa? Io mollo la causa, lei guarisce e… io finisco con l’odiarla. Non voglio arrivare a odiarla. Io ho una carta vincente. La voglio portare fino in fondo, vincerla e buttarmela alle spalle. Ci tengo troppo. E poi, poi, mi dedico completamente a mia moglie.” Se Mary Ann volesse le attenzioni di Kevin, dovrebbe chiedergli esattamente questo. Se lui non si impegnerà in casa dopo il processo, e se tale mancato impegno non sarà imputabile all’atteggiamento di Mary Ann, allora lei avrebbe qualcosa da rimproverargli perché lui era in condizioni di fare e non ha fatto. Kevin intuisce che lei non vuole quello che chiede, perché altrimenti gli lascerebbe il tempo e il modo di farlo. Cosa vuole allora? Kevin tema che voglia la sua rinuncia al lavoro e basta. Se lui gliela dà e Mary Ann starà bene per questo, allora sarà chiaro che lo scopo di lei non era costruire qualcosa in privato ma distruggere qualcosa sul lavoro. A questo punto non avrà voglia di fare qualcosa con una persona che trae piacere dal suo dispiacere e finirà per non fare nulla in casa e nulla sul lavoro, disprezzando se stesso e lei. Se invece potesse finire il suo lavoro e poi si desse come prossimo obbiettivo non un altro processo ma un progetto da realizzare con Mary Ann, allora conserverebbe la positività sul lavoro e la introdurrebbe anche nel privato (cosa che fino ad oggi non ha fatto). La contrapposizione “scegli: o il lavoro o me” è una trappola. O Kevin ha un atteggiamento positivo e allora copre entrambi i settori con soddisfazione o ha un atteggiamento positivo e allora non farà nulla di buono in nessuno dei due campi. Questa trappola serve a distruggerlo, che è il vero fine di una persona in atteggiamento negativo.

31) Mi ha incastrato. Mentre è in corso il processo Cullen, Mary Ann si ferisce e ne attribuisce la colpa a Milton. Il fatto che Mary Ann si procuri delle ferite proprio quando è in corso il processo Cullen è la prova che lei non voleva una vita privata migliore. Non si capirebbe nulla dell’atteggiamento negativo di Mary Ann se non capisce che la contemporaneità tra i suoi sintomi e le fasi più critiche del processo Cullen (l’inizio, la svolta del testamento e la fine) non è una tragica fatalità ma una coincidenza voluta. Mary Ann chiede cose giuste nel momento sbagliato perché il suo scopo non è averle, ma colpevolizzare Kevin.

34) In mezzo ai lupi. Mary Ann è all’ospedale e Kevin vi trova Pam e la madre, che legge a lei la bibbia. Kevin: “Mamma. Come mai sei qui?” È una domanda lecita, visto che la madre di Kevin è andata via quando era utile e torna quando è troppo tardi. Lei torna per dar l’impressione che avrebbe voluto fare, che è cosa ben diversa dal voler fare.

Kevin: “Adesso? Te ne esci adesso? Ma sei un campione di tempestività. Aspetti trent’anni, poi prendi quell’aereo proprio oggi?” Qui Kevin si accorge della malafede della madre, ma anche ora (come nel primo episodio all’uscita della chiesa) ha fatto l’errore di starla a sentire. Ogni cosa che fa una persona negativa serve a fare danni e se ora la madre voleva parlargli, lui non avrebbe douto ascoltarla, perché l’istinto doveva dirgli che questo parlare non mirava ad aiutare ma a fare ulteriori danni. Kevin fa l’errore di ascoltarla e sarà un errore sarà fatale a Mary Ann.

Pam: “Stai benissimo tesoro. Guardati”. Mary Ann: “No”. Pam: “Coraggio. Dà un’occhiata. Guarda quanto sei bella”. Questa provocazione di Pam usa argomenti tipicamente femminili, e questa è una prova importante che si aggiunge a quella di essere una donna. Entrambe dicono che sono le altre donne a chiedere un atto di sacrificio a Mary Ann, per poi spenderlo nei confronti dei loro uomini. Anche il fatto che la prima inquadratura del film sia sul volto di una ragazzina (Barbara) e il fatto che il processo più importante nasca dal fatto che la moglie di Cullen aveva fatto un contratto capestro al marito (che reagisce aggressivamente ovvero uccidendola) suggeriscono che l’argomento del film non è tanto il bene contro il male, ma le donne contro gli uomini. Le donne si propongono come il bene proponendosi come vittime, ma sono lupi travestiti da pecore perché è Mary Ann che aggredisce Kevin e non viceversa.


|<=  La finta positività di Kevin e la vera positività di Milton


L’atteggiamento di una persona dipende dal segno del risultato finale voluto dal suo sistema emozionale. Purtroppo tale sistema non parla ma agisce e bisogna interpretare le sue azioni per stabilire se punta ad un risultato finale positivo o negativo. Il finale di questa storia è noto, però, ed osservandolo è facile stabilire chi puntava ad un finale positivo e chi ad uno negativo. Se questi personaggi fossero reali, il finale stabilirebbe in modo certo l’atteggiamento di ognuno di loro. Trattandosi di un film, il finale ci dice solo come il regista (quello vero, ovvero l’inconscio del regista) voleva che venissero considerati i suoi personaggi.

Mary Ann si uccide rendendo vani i tentativi di Kevin di impedirlo. Lei può sostenere che sia stata costretta a fare questo gesto, ma questa presunta costrizione è fisicamente impossibile secondo il modello che stiamo usando (l’ambiente agisce sul cervello dietro, ma l’azione è decisa dal cervello davanti e questo è condizionato da quello dietro ma ha sufficiente libertà per non poter essere mai costretto a fare il contrario di quello che voleva: star male se voleva star bene, uccidersi se voleva vivere). L’uccidersi di Mary Ann è pertanto una sua scelta, che può solo essere stata incoraggiata o scoraggiata da altri. Togliersi la vita è la scelta più chiaramente negativa che una persona possa fare, per cui Mary Ann è sicuramente negativa. Nella seconda parte del film la si vede agire nel modo tipico delle persone negative, quindi il finale negativo non sorprende. Nella prima parte del film sembrava positiva, ma andando a vedere bene si scopriva un negatività ancora asintomatica (sostanzialmente collegata al suo rinunciare a vivere la propria vita senza che Kevin glielo avesse mai chiesto, perché chiedergli di andare con lui a New York è una richiesta neutra che può essere interpretata negativamente come positivamente).

Alice sostiene di non aver avuto il coraggio di dire a Kevin che Milton era suo padre perché lui era così fiero di essere arrivato a New York e di aver fatto tutto questo da solo. Lei si è spiegata in quel modo il denaro, l’appartamento, tutte quelle attenzioni cosi all’improvviso. Questo è l’ultimo atto della madre di Kevin ed è un colpo al cuore mortale inferto a suo figlio, perché mina alle radici tutto quello che lui ha fatto di buono. Vediamolo in dettaglio, perché altrimenti non si capisce come mai Kevin passa dalla fiducia in se stesso che gli ha permesso di fare quello che ha fatto (di vincere al processo Gettys, di trovare il coraggio per andare a New York e quello per escludere dalla giuria i candidati giusti, di vincere la causa Moyez e quella di Cullen) alla sfiducia in se stesso che lo porterà alla fine a spararsi.

Kevin al processo Gettys. Kevin ha studiato da avvocato e si è laureato. Ha passato cinque anni a spiare le giurie che deliberavano, si è impegnato a cercare la verità (in questo processo indagando tra le compagne di Barbara), usa al meglio le prove a favore che ha trovato e la giuria gli dà ragione. Tutto questo non è mai successo, secondo sua madre. Kevin si è laureato perché Milton ha manipolato i suoi professori e ha vinto il processo Gettys perché Milton ha manipolato i giurati. È un’accusa molto pesante. Forse Alice era a sentire i suoi esami e l’ha visto promuovere senza merito o era a sentire il processo Gettys e l’ha visto avere una inaspettata sentenza favorevole? No, perché lei era in chiesa, se non era in polleria. Cantando in chiesa, evidentemente, lei poteva vedere Satana all’opera e suo figlio cogliere successi che non meritava.

Kevin parte per New York. Ci vuole un po’ di coraggio per partire, anche se Kevin ha in tasca un contratto e ha il conforto di aver vinto tutti i processi che ha seguito fino ad oggi. Per la madre di Kevin, però, il coraggio glielo fa venire Milton. Kevin parte perché drogato dal miraggio del successo, certo non ispirato da lei e quindi opera del demonio.

Kevin osserva i candidati a fare i giurati e sceglie quelli giusti. Giustamente può essere orgoglioso di una qualità importante come quella di saper leggere correttamente il non verbale delle persone che ha davanti. Si sbaglia però, secondo sua madre. Lui sceglie giusto perché Milton si materializza dietro di lui e gli dice i candidati da scartare (per esempio quella santa donna che somigliava tanto a lei e quindi avrebbe fatto giustizia condannando il malfattore).

Kevin trova le legge giusta per il caso Moyez. No, non è mica perché si è studiato tutti quei volumi di diritto sanitario. Quello era tutto tempo perso, tanto Milton gli avrebbe suggerito la legge giusta comunque.

Kevin vince il processo Cullen. Lui ha vissuto e rivissuto dentro di se ogni atto della vicenda Cullen, per capire come sono andate le cose, ma non è mica per questo che vince. La giuria trova credibile la sua versione dei fatti perché Milton toglie il lume della ragione (e anche quello dell’emozione perché i giurati decidono con le loro emozioni e non coi loro ragionamenti). Meriti di Kevin zero. Come se ne è accorta sua madre, che nel frattempo era tornata alla sua chiesa in Florida? Nel solito modo: lei prega, quindi vede Satana all’opera, per quel che è dato di vedere nel film. Mentre Milton lo fa vincere senza che lui abbia alcun merito, Kevin trascura Mary Ann e lei si uccide (giustamente secondo la madre, che infatti voleva portarla via con se).

Kevin: “No. Lui c’è sempre stato. Adesso lo capisco. Ha osservato. Ha aspettato. Manovrandoci come in un gioco”. La versione dei fatti di Alice è una insinuazione che toglie ogni merito a Kevin, ma che potrebbe essere anche respinta. Purtroppo Kevin sta cercando una spiegazione per la morte di Mary Ann e, non sapendo che esiste l’atteggiamento negativo, si sente l’unico colpevole. Quando la madre gli offre la colpevolezza di Milton, Kevin l’accetta anche se associata ad essa c’è l’azzeramento dei suoi meriti. Quando Milton rifuterà le colpe che vuol dargli Kevin, questa rinuncia ai propri meriti si rivelerà fatale.

Vista la regolarità con cui Alice nega il valore di quello che fa suo figlio (lo aveva fatto quando partiva per New York, lo fa a metà film e lo fa alla fine), è lecito pensare che lo abbia fatto anche prima. Anche Mary Ann nega ogni valore a quanto fatto da Kevin, da metà film in avanti, e lo fa in modo vistoso. L’azione di Alice è più discreta ma è dello stesso tipo e va avanti da una vita, precedendo l’arrivo della moglie e continuando dopo la sua morte. Quando alla fine Kevin si spara, egli aderisce alla tesi della moglie ma anche e forse soprattutto alla tesi della madre.

Kevin ricorda a Milton il libero arbitrio poi si punta la pistola alla testa e si spara. È vero che sia la madre che Mary Ann spingono Kevin a negare il valore di quello che ha fatto, cosa che lui farà uccidendosi. La scelta di uccidersi, però, la fa Kevin e giustamente il film evidenzia (ricordando il libero arbitrio) che si tratta di una scelta libera. Il finale a sorpresa è allora che Kevin era un finto positivo. Non era Milton a proporsi come positivo rivelandosi alla fine come negativo, come vorrebbe la lettura ufficiale del film, ma Kevin.

Avevamo già nostato che Kevin aveva un atteggiamento straordinariamente positivo sul lavoro, mentre non aveva un atteggiamento positivo verso la sua vita privata. Adesso è il momento di chiedersi quale di questi due fosse il vero Kevin. Il finale ci dice che il vero Kevin era quello negativo, ovvero quello che non puntava al successo finale complessivo. Se egli avesse avuto in programma di realizzare un rapporto positivo con Mary Ann dopo aver realizzato un rapporto positivo col suo lavoro, non si sarebbe ucciso alla fine. È vero che Mary Ann era morta, per cui i suoi programmi sul futuro andavano modificati, ma per quanto potesse costargli tale modifica non sarebbe passato dallo straordinario ottimismo che metteva sul lavoro ad un pessimismo tale da indurlo ad uccidersi.

Questa analisi psicologica conferma che Kevin aveva ottenuto tutto quel successo sul lavoro perché aveva effettivamente “venduto l’anima al diavolo”. Il diavolo non era Milton, però, ma Mary Ann. Kevin aveva rinunciato alla possibilità di stare bene complessivamente (il che vuol dire innanzitutto star bene in privato, perché il film ci mostra che un successo pubblico con un fallimento privato è complessivamente un fallimento) nel momento in cui aveva scelto di sposarsi (Milton, che è l’unico ad essere positivo alla fine e quindi il solo ad avere un atteggiamento positivo, guarda caso non si è mai sposato). Non è solo Mary Ann ad avere l’atteggiamento negativo che abbiamo visto, ma tutte le donne. Se Kevin avesse provato a stare bene con sua moglie, non avrebbe concentrato tutte le sue energie sul lavoro, ma le avrebbe divise tra il lavoro e la famiglia. Non sarebbe stato bene lo stesso, perché Mary Ann lo avrebbe impedito, e non sarebbe stato concorrenziale sul lavoro verso i colleghi che avessero puntato tutto sul lavoro. Tanto valeva, allora, non fare nulla per la vita privata e concentrare tutte le sue energie sul lavoro, ottenendo in quest’ambito successo e soddisfazioni. È questo che fa Kevin, il quale vorrebbe alla fine lo status di vittima delle donne. Lui è effettivamente vittima di Mary Ann, ma poteva non esserlo se rinunciava a sposarsi. In tal caso, però, sarebbe stato demonizzato come lo è Milton. Il destino di Kevin è segnato fin dall’inizio: o si sposa, e allora finisce male perché facendolo accetta una relazione negativa, o non si sposa e allora può essere positivo in privato ma finisce emarginato dalla società. La terza possibilità, sposarsi senza rinunciare ad avere un atteggiamento positivo in privato, è il sogno proibito di Milton. Prima di esporre la proposta di Milton, vediamo le prove della sua positività.

Milton propone a Kevin di festeggiare la morte di Mary Ann facendo l’amore con Cristabella.  L’ultimo atto di Milton è questo ed è un atto chiaramente orientato al piacere e dunque positivo. Kevin dovrebbe accettare questo consiglio, perché sua moglie è uccisa per ucciderlo e ora lui potrebbe festeggiare lo scampato pericolo. Se Kevin accettasse, sarebbe una vittoria della positività di Milton e di Kevin sulla negatività di Mary Ann. Kevin non accetta, dimostrando con tale scelta di essere negativo quanto sua moglie in privato. Milton, però, ha fatto il possibile per raggiungere il suo scopo e quindi si è dimostrato fino all’ultimo positivo. La persona positiva non ha il potere di rendere positivi gli altri, ma può restare positiva nonostante la negatività altrui ed è esattamente quello che fa Milton.

La vera positività di Milton è evidenziata da due episodi, che aprono e chiudono la scena del suo dialogo con Kevin.

1) Kevin spara a Milton, ma lui non muore. Milton non muore perché le accuse che gli muove Kevin sono false e non possono ferirlo. Egli non può essere ucciso, come non può essere uccisa la verità dei fatti.

2) Quando Kevin si spara, Milton viene avvolto dalle fiamme. Non muore, però, ma ringiovanisce.  Kevin si uccide per dare a Milton colpe che non ha, come Mary Ann si è uccisa per dare a lui colpe che non aveva. Il suo atto getta su Milton un mare di accuse, rappresentate dalle fiamme. Milton non muore affatto bruciato, però, perché secondo lui queste accuse sono false. Kevin, invece, prende per vere quelle di Mary Ann (e in questo momento lui le rende vere, anche se non lo sono in base ai fatti) e si uccide. L’atto di Kevin è una scelta negativa che esalta la positività di Milton, il quale ne esce ringiovanito e pronto a proporre a qualcuno più degno di Kevin il suo atteggiamento positivo.

Nella prima parte del dialogo, Milton sembra dare ragione a Mary Ann (“Lei non voleva altro che amore. Ehi! Tu eri troppo occupato”). Dopo che Kevin ha ammesso queste colpe (“Hai ragione. È tutta colpa mia. Io l’ho mollata”), Milton gli consiglia di smettere di sentirsi in colpa (“Il senso di colpa è come un sacco pieno di mattoni. Non devi far altro che scaricarlo”). Perché Milton non gli ha detto subito “non sentirti in colpa”? In accordo con la straordinaria positività del suo personaggio, Milton non spinge Kevin a pensarla come lui, ma lo lascia libero di scegliere a cosa vuole credere e a cosa no. Kevin sceglie di ritenersi colpevole, e solo a questo punto Milton gli dice che secondo lui non lo è e si sta prendendo colpe che non ha. Ormai Kevin ha scelto, però, e infatti alla fine si spara. Anche in questa occasione Milton fa il possibile per far vincere la sua positività, ma non può imporla a chi non la vuole. Kevin non la vuole e si uccide. Milton resta vivo tra le fiamme perché ha fatto il meglio che poteva, adesso come durante tutto il film. Kevin, come Mary Ann, si uccide per gettare su Milton colpe che non ha. L’atteggiamento negativo è esattamente questo.


|<=  È pensabile una Cristabella positiva al posto di una Mary Ann negativa?


Milton, proponendo a Kevin di fare l’amore con Cristabella, non gli propone solo di non addolorarsi per la morte di una Mary Ann negativa. Per capire di cosa si tratta, cominciamo con l’osservare che essere figli di Milton significa essere positivi, visto che il Milton di questo film è l’incarnazione della positività. Cristabella è figlia di Milton e dunque è una donna positiva. Precisamente lei è positiva quanto lo è Kevin sul lavoro, visto che lavora e lo fa con lo stesso spirito di Kevin. Una donna positiva non è affatto una rarità sul lavoro, però, perché essere positivi sul lavoro significa solo puntare a raggiungere l’obbiettivo previsto da quel lavoro. Diventerebbe una rarità, invece, se restasse positiva anche quando fa la donna. Visto che il film la presenta con una donna particolare, supporremo che la sua specificità sia di quella di essere positiva in qualità di donna, presentandosi come una alternativa a Mary Ann che abbiamo visto essere una moglie negativa.

Milton: “Io ho avuto tanti di quei figli, e quasi altrettante delusioni. Ho commesso sbaglio dopo sbaglio. E poi arrivate voi, voi due”. Il problema di Milton in questo film è che si è allevato un figlio molto positivo sul lavoro (Kevin) ma ora lo sta per perdere perché a casa lo aspettava una moglie negativa. Se tutti gli uomini fossero positivi come Kevin sul lavoro, Milton avrebbe avuto moltissimi figli. Se tutte le donne fossero negative come Mary Ann a casa e considerassero gli uomini positivi il male, però, ogni figlio si sarebbe rivelato una delusione, perché era costretto ad abbandonare l’atteggiamento positivo per stare accanto ad una donna. Il problema di Milton è che la negatività delle donne è più forte della positività degli uomini, diventando per questo la morale dominante (la religione ufficiale, rappresentata da Alice nel film, è negativa e benedice la negatività di Mary Ann demonizzando la positività di Milton).

39) La libertà su tutte le tavole. Milton vuole che Kevin faccia un figlio con Cristabella, che al momento sta ovulando. Milton propone a Kevin di sostituire una donna negativa come Mary Ann con una positiva come Cristabella.

Kevin: “Tu vuoi un figlio?” Milton: “Io voglio una famiglia.” Milton non vuole un uomo positivo, per il semplice motivo che quello c’è già. Lui vuole una famiglia positiva, dove un uomo positivo ama una donna anche lei positiva. Una famiglia in cui l’uomo positivo non deve vergognarsi della sua positività per essere ammesso a fare l’amore dalla sua compagna negativa, che lo accetta solo a questa condizione. Si potrebbe anche chiamarla antifamiglia, considerando famiglia l’unione tra un uomo positivo e una donna negativa che dà origine ad una coppia negativa. Ma si potrebbe anche chiamarla famiglia positiva, composta da un uomo positivo e da una donna positiva. Cosa c’è che non va in una coppia dove entrambe le parti hanno un atteggiamento positivo? Un rischio c’è e non è piccolo: chi selezionerà ciò che merita di diventare un valore se entrambi sono orientati a dare valore? Non finiranno per approvare tutto? Probabilmente è per questo motivo che accanto ad un uomo positivo c’è bisogno di una donna negativa. Una certa dose di negatività è necessaria per selezionare cosa fare e cosa no, purché non diventi atteggiamento negativo ovvero orientamento al fallimento finale. All’interno di un orientamento finale al successo, ovvero di un atteggiamento positivo, la negatività, il pessimismo, la critica femminile all’operato maschile diventano invece strumenti per decidere. Ciò che non va nell’operato di Mary Ann è che lei non punta a migliorare quello che fa Kevin, ma a distruggerlo.

Kevin appare disposto ad esaminare l’offerta e chiede a Milton cosa gli offre. Milton: “Tutto quanto. Qualsiasi cosa. Tu che cosa vuoi? Ti va la beatitudine, per cominciare? Beatitudine istantanea. Puoi averla a comando. La beatitudine come tu la preferisci”. Sullo sfondo le statue di pietra si animano. La beatitudine come la preferisci significa: tu puoi dare valore a qualunque cosa tu voglia dar valore. Questo è un peccato di superbia. Una persona che decide su se stessa è un sistema inaccettabile di decidere cosa è morale e cosa no.

Milton: “Ti va una striscia di cocaina?…” Ecco un esempio di cosa non si può rendere un valore. Una persona che decide su se stessa non saprà evitare tentazioni come questa e non è certo questa la soluzione alla negatività delle donne conseguente alla loro inamovibilità dalla posizione di chi stabilisce cosa è morale.

Milton: “Vuoi la cosa che ti piace di più? Il sorriso di una giuria. Ah! Una fredda aula di tribunale che si dichiara vinta e si inchina riverente davanti a te”. Kevin dice che questo può averlo da solo. Milton: “Non in questo modo. Io ti tolgo i mattoni dalla borsa. Io ti do il piacere, senza condizioni. La libertà, figliolo, è non dover mai chiedere scusa. Questa è rivoluzione, Kevin.” Abbiamo toccato il punto dolente: i mattoni nella borsa, i sensi di colpa. Kevin non ha bisogno di avere qualcos’altro, oltre alla creatività che ha già. Ha solo bisogno che, una volta tornato a casa, non sia invitato a rinnegare la sua positività ma invece a essere altrettanto positivo anche in privato. Pagare la creatività fuori casa col linciaggio morale in casa, ecco che cosa non va oggi. Essere uccisi moralmente per aver fatto bene, per aver creato qualcosa di nuovo, ecco che cosa non va oggi. La rivoluzione proposta da Milton è non condannare all’inferno il Kevin che fa bene per le cose che fa bene. Smetterla di chiamare bene l’atteggiamento orientato al fallimento finale di Mary Ann, come si fa in questo film, sarebbe una rivoluzione straordinaria.

Kevin vuol sapere perché a Milton interessano gli avvocati e Milton gli dice che la legge è tutto, ma non chiarisce perché. Non è difficile rispondere a Kevin. Il senso di una situazione non è nella situazione, ma va attribuito ad essa. L’avvocato dell’accusa propone il senso da attribuire secondo lui alla situazione che si sta giudicando, quello della difesa pure. La giuria dirà quale è il senso migliore e quello sarà il senso di quella situazione per quella giuria. Non c’è un senso giusto e uno sbagliato in assoluto, come presuppone il regista in questo film quando pretende che Kevin prenda la decisione “giusta”, come se la scelta giusta secondo lui sia necessariamente essere giusta per tutti. C’è un senso che si accorda di più ai fatti, però, e uno che vi si accorda meno. In base a questo criterio l’avvocato del diavolo, qui rappresentato dalla clinica C, propone come più giusto il senso che vede innocente Kevin e colpevole Mary Ann rispetto al senso opposto.

40) Un gesto di libero arbitrio. Kevin:    “Nella bibbia tu perdi. Siamo destinati a perdere papà.” Milton: “La bibbia è una fonte sospetta, figliolo.” Cristabella vuole meno parole e più fatti, si spoglia e una volta nuda assume la posizione di un cristo in croce. Il regista ha fatto assumere alla sua attrice nuda la stessa posizione di Cristo in croce perché voleva che facesse un atto blasfemo. Per un’altra giuria, tanto per richiamarsi alla relatività della morale di cui si diceva sopra, blasfemo è il Cristo in croce, in quanto simbolo di una religione negativa che attacca quella positività che rende uomini gli animali.

La bibbia non è solo sospetta, è falsa per definizione di falso perché propone la sofferenza per scelta ovvero l’atteggiamento negativo. L’atteggiamento positivo è cercare di stare bene, ed il suo simbolo potrebbe essere quella di una donna nuda e invitante perché il massimo piacere è essere approvati da una donna. Quella è la fonte di ogni morale e non quella del peccato, come voleva dirci il regista.

Proporre Cristabella nuda al posto di Cristo in croce ma senza la croce, però, ripropone ancora una volta il suddetto peccato di superbia. Chi deciderà cosa è morale se non c’è nessuna croce, ovvero se non c’è nessun atteggiamento negativo perché sia l’uomo che la donna cercano il piacere?

Kevin: “Che mi dici dell’amore?” Milton: “Sopravvalutato. Biochimicamente non è diverso da una grande scorpacciata di cioccolata. Il sesso fisico è sopravvalutato, come giustamente dice Milton. Il sesso approvatorio, quello che stabilisce quando quell’uomo sta facendo bene, non può essere sopravvalutato perché nulla è più importante per il risultato finale, che è quello di stabilire cosa è bene e cosa è male. Per questo motivo bisogna distinguere tra il sesso approvatorio positivo e quello negativo. Il primo approva chi merita approvazione (ovviamente seconda quella donna), il secondo lo disapprova. Mary Ann rifiuta il Kevin positivo e approverebbe il Kevin negativo. È questo sesso quello che è immorale, tanto quanto lo sarebbe una giuria che assolve l’imputato quando è palesemente colpevole e lo condanna quando è palesemente innocente.

Quando ormai Kevin sembra intenzionato a fare l’amore con Cristabella, si punta la pistola alla testa e si spara.  Anche Kevin, come Mary Ann, sceglie il fallimento finale. Entrambi vorrebbero essere considerati vittime, ma Milton è del tutto incolpevole e loro sono vittime solo del loro stesso atteggiamento negativo. L’orientamento al successo di Kevin sul lavoro andava benissimo, mentre non andava affatto bene l’orientamento al fallimento della vita privata, che sembrava solo di Mary Ann ma alla fine si scopre essere anche di Kevin. Il troppo impegno di Kevin sul lavoro (vissuto come una missione, in un modo più simile a quello della madre in chiesa che a quello di Milton sul lavoro) era una conseguenza di questa rinuncia di entrambi a stare bene in privato e non si curava cercando meno il successo sul lavoro (cioè portando in questa sede un po’ della negatività di Mary Ann) ma cercando di più il successo in casa (cioè portando a casa un po’ della positività di Milton).


|<=

Lascia una risposta

L'indirizzo email non verrà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *