1996 – Le onde del destino

LE ONDE DEL DESTINO (Lars von Trier, Danimarca 1996, 158′, MyMovies). Commento del 2003, subito dopo il commento su “l’avvocato del diavolo” e la conoscenza della clinica fondata sull’analisi della domanda, che mi aveva costretto a ipotizzare che il sistema emozionale corticale potesse funzionare in due modi molto diversi tra loro (in uno cercando il piacere e nell’altro cercando la sofferenza)..


Attualmente tale film è visibile a questa pagina di Cineblog01: https://cb01.email/le-onde-del-destino-1996/ <= | => Fine pagina


 La trama


VIDEO1 (in inglese con sottotitoli in francese)

VIDEO2 (in inglese con sottotitoli in francese)

1) [VIDEO1 ingl. sott. francese =>] Convincere la chiesa. Una giovane scozzese (Bess) chiede al Consiglio degli anziani di autorizzare il suo matrimonio con Jan, uno che lavora su una piattaforma in mezzo all’oceano, nonostante la loro ostilità agli stranieri. Spiega che per lei il matrimonio è “quando due persone vengono unite in Dio“. Il capo degli anziani: “Esci di qui, Bess McNiell! E mettiti a sedere!

2) Bess si sposa. Bess, in abito da sposa, è infuriata per il ritardo con cui arriva l’elicottero di Jan e appena scende lo aggredisce. Lui resta sorridente, l’abbraccia e la bacia, ma lei non si calma e continua a picchiarlo fino a che non si separano. Anche gli amici di Jan sono sorridenti, mentre la cognata di Bess (Dodo) è molto seria. In chiesa il prete dice che amare è sacrificarsi fino a dare se stessi, come ha fatto Cristo e loda Bess, che più volte ha fatto il sacrificio di pulire la chiesa. All’uscita non ci sono campane a festa, perché “La nostra chiesa non ha campane”. Al ricevimento di nozze, Dodo fa un discorso in cui loda Bess e la sua generosità, ma parlando del marito morto e aggiungendoci le sue lacrime fa molta più tristezza che allegria [<= VIDEO1]. [VIDEO2  ingl. sott. francese =>] Bess trascina Jan al bagno e gli dice: “Prendimi adesso”. Lui non vorrebbe farlo in quel posto e in quel modo, ma lei insiste e lui l’accontenta.

VIDEO3

 3) [VIDEO3 =>] La vita con Jan. Ora sono soli, in camera da letto. Jan si spoglia e si rilassa, cercando con poco successo di coinvolgere lei. Bess resta vestita e alla fine scoppia a ridere. Lui va ad abbracciarla.  Jan:      “Ma come hai retto, eh? Come hai fatto a tenerti lontana dai ragazzi?”. Bess: “Ti stavo aspettando. (Lui ride). No, non ridere”. “Certo che ne hai passato di tempo da sola. Con chi parlavi, eh?”. Parlava con se stessa, ma secondo lei quella che le rispondeva era la voce di Dio, visto che ora la vediamo in chiesa, impegnata in uno di questi dialoghi. Dio le ricorda che “deve essere buona”. Lei adempie al suo dovere mostrandosi nuda al marito [<= VIDEO3 – VIDEO2] e dandosi fisicamente a lui. Dopo diversi giorni si vede per la prima volta Bess provare piacere. Allora Bess dice che le campane le piacciono e propone a Jan di rimetterle al loro posto. Jan passa subito ai fatti, chiedendo al prete perché non ci sono le campane sulla chiesa. L’ostilità di quella comunità per i piaceri terreni è ribadita da un uomo che, parlando in chiesa, dice di essere dispiaciuto perché qualcuno della comunità pensa ai piaceri terreni invece che a quelli della vita futura e di sapere che altri la pensano come lui. La madre guarda Bess e si capisce che parlano di lei. Bess e Dodo costringono Jan ad andare ad un funerale, dove sente il sacerdote condannare all’inferno il deceduto. Jan ricorda a Bess che presto deve partire e lei si apparta, coprendo la faccia con le mani. Jan pensa che pianga ed è dispiaciuto, ma quando lei toglie le mani dal volto si vede che ride. Mentre sono a cena dai genitori di lei, Bess dice che Jan “non parte più… lascia il lavoro tanto siamo felici”. Jan: “Oh, Bess, per favore; (lei scappa dalla tavola in lacrime ); magari potessi”. La madre va a dirle che non le permette di avere un comportamento così in casa sua. Se non riesce a controllare le sue bizze, per lei ci sarà ancora l’ospedale, come dopo la morte del fratello. Ogni donna può e deve imparare a soffrire in silenzio  l’assenza del suo uomo per lavoro. Jan e Dodo parlano e si vede che Dodo considera Bess una malata da accudire, mentre per Jan è capace quanto lui ma pretende tutto. Dodo: “Lei non è abbastanza forte!”. Jan: “È più forte di te e di me!”. “Non vuoi capire, allora, dillo. Non ci sta con la testa!”. “Ma no, dai, è solo che vuole tutto”. Prima di partire, Jan le regala un vestito con tanti allegri colori. [VIDEO4: =>] Aspettando l’elicottero, Bess è triste, fugge via, urla, picchia un palo di ferro e poi Jan che vorrebbe abbracciarla. Lui le fa il verso e poi l’abbraccia.

VIDEO4

4) Jan Parte. Salendo sull’aereo lui sorride. Lei si mette a urlare disperatamente “no” e Jan deve scendere per calmarla. Quando risale, lui è visibilmente preoccupato.

5) La vita da sola. Dio dice a Bess che è egoista e lei promette di essere più buona. [<= VIDEO4] Durante l’assenza di Jan, Bess sta dalla madre e conta i giorni che mancano al suo ritorno, tra una crisi di disperazione e l’altra. [VIDEO5: =>] Sulla piattaforma dove lavora Jan c’è tutt’altra atmosfera. Lui e i suoi colleghi ridono e scherzano continuamente, sul lavoro e quando è finito [<= VIDEO5]. Ogni giorno Bess aspetta alla cabina pubblica la telefonata di Jan. Lui si innervosisce quando non gli danno il cambio puntualmente, perché sa che lei lo sta aspettando alla cabina. Al telefono Jan vorrebbe sentirsi dire da lei che lo ama. Bess confessa di aver deciso di non dirglielo, perché gli altri dicono che è troppo innamorata e per evitare che lui si arrabbi per il fatto di essere lontano da lei. Quando alla fine glielo dice, ci piange sopra.

VIDEO 5


6) Parlando con Dio. Mancano dieci giorni al ritorno di lui. Le crisi di Bess continuano e lei va ad urlare il suo dolore sugli scogli battuti dalle onde. Dopo aver visto uno tornato perché si era fatto male in un incidente sul lavoro, Bess prega Dio di far tornare subito anche Jan. Dio prova a dissuaderla dal fargli la richiesta di far avere un incidente sul lavoro a Jan. Dio: “C’è chi ha molto bisogno di Jan e del suo lavoro; tu non ci pensi a loro?”. Bess: “Di quelli non m’interessa. Di nessuno e di niente m’interessa. Io voglio soltanto Jan di nuovo a casa. Ti chiedo solo questo. Per favore”. Dio: “Sei sicura che è davvero quello che vuoi?”. Bess: “Si.”

7) L’incidente di Jan. Mentre Jan aiuta un compagno di lavoro è colpito alla testa da una trave che lo stende. Quando torna in barella, Bess gli prende la mano. Jan: “Non mi toccare!” Il chirurgo dice a Bess che il marito “ha subito delle lesioni molto gravi” e che “ci sono casi in cui la vita non si può più chiamare vita e quindi può essere preferibile morire”. Il chirurgo pensa che resterà completamente paralizzato. Una Bess molto dispiaciuta chiede a Dio che succede. Dio: “Hai voluto tu che Jan tornasse a casa”. Bess: “Ci ho ripensato. Perché, perché te l’ho mai chiesto?”. Dio: “Perché tu sei solo una stupida ragazzina, Bess…”

8) La malattia di Jan. Sia in chiesa che in strada, Bess appare felice. È invece silenziosa a fianco del letto di Jan. Due compagni di lavoro vanno a trovare Jan e gli parlano come se presto potesse tornare al lavoro con loro. Mentre Jan dorme, Bess gli dice che lo ama e gli fa rispondere che anche lui l’ama. Dodo manda Bess dal dottore. Lei gli mostra la sua maschera di dolore e il dottore le dice che non gli darà pillole perché soffrire è naturale. Bess si attribuisce la colpa dell’incidente, per aver pregato Dio di rimandarlo a casa. Dottore: “Tu veramente pensi di possedere certi poteri?”. Bess e Dodo sono allegre mentre accudiscono Jan. Al compleanno di lui cantano: “Tanti auguri a Jan / ma la torta non l’abbiam / uova al piatto e stufatin / tanti auguri maritino”. Bess gli ha regalato un paperino su un triciclo che cammina se si carica la molla. Bess vuol sapere se gli è piaciuto e Jan appare incerto: prima dice di si, poi lascia intendere di no e infine dice che è carino. Bess lo bacia, ma le labbra di Jan restano ferme.

9) Prendersi cura di Jan. Dopo il bacio, Jan dice che è finito. Visto che non le permetteranno mai di divorziare, potrebbe farsi un amante e nessuno la biasimerebbe. Bess è offesa ed esce dalla stanza. Poi rientra e piangendo dice: “Secondo te io voglio questo? Brutto storpio!”. Il prete le suggerisce di scusarsi per essersi arrabbiata, perché lei ha la forza che gli da Dio ed è una forza che lui non possiede. Nel frattempo Jan tenta di suicidarsi.  Jan a Dodo: “Deve andarsene da qui. Deve continuare a fare la sua vita. Aiutami a lasciarla libera”. Dodo: “Lei per te farebbe tutto, lo sai, no. Non le importa niente di se stessa. Ma per te farebbe tutto e soltanto per farti sorridere”. Subito dopo Jan si sente male e finisce di nuovo all’ospedale. [VIDEO6 =>] Dodo accusa bess di aver abbandonato Jan da solo e lei dice che non può più neanche baciarlo, perché lui non vuole. Jan: “Voglio che ti trovi un uomo per farci l’amore, e quando lo hai fatto torni a raccontarmi com’era. Sarà come essere di nuovo insieme io e te. Questo sì che mi terrà in vita.” Bess dice che non ce la fa e Jan gli dice di farlo per lui, perché non vuole morire. Nelle scale dell’ospedale, Bess sviene nelle braccia del dottore. [<= VIDEO6]

VIDEO6

VIDEO7

10) Il dubbio. Il dottore le dice che dovrebbe pensare un po’ anche a se stessa, uscire, andare a ballare. Jan peggiora un’altra volta e Bess prega Dio di non farlo morire, perché lei lo ama. Dio le chiede una prova d’amore, per farlo vivere. [VIDEO7 =>] Allora Bess va a casa del dottore, portando una bottiglia di wisky e una rosa. Dice che è venuta per ballare e infatti balla, saltando allegramente, mentre il dottore la invita a fermarsi e a parlare. Lei chiede cinque minuti e va nell’altra stanza. [<= VIDEO7] Non vedendola tornare, il dottore va a vedere e la trova nuda sul suo letto. Bess lo autorizza a toccarla e a prenderla. Al suo rifiuto, lei gli dice che è lei a volerlo. Al nuovo rifiuto, scoppia a piangere. A Jan racconta invece che lui entra in lei, ma questi capisce che sta mentendo.  Jan viene staccato dal respiratore, per farlo abituare a fare da solo, ma perde lucidità e alla fine sviene. Prima parla di un autobus e la invita a raggiungerlo, in fondo all’autobus.

11) Sull’autobus. Bess va a prendere l’autobus. E visto un uomo, seduto in fondo, che le fa l’occhiolino, va a sedersi accanto. Poi gli apre la cerniera e lo masturba. Dopo scende e vomita. Chiesto perdono a Dio, che mostra di capire e apprezzare le sue intenzioni, racconta il fatto a Jan. Nel suo racconto, lo sconosciuto è diventato Jan stesso. Questi non dice nulla.

12) Canzone gaelica. Bess si informa sullo stato di Jan presso Dodo, in chiesa, e questa le dice che sta un po’ meglio. Il dottore conferma il miglioramento, dicendo che le preghiere di lei sono state esaudite.

13) La fede. Ora Bess crede nella sua capacità di salvargli la vita e dice a Dodo che può salvarlo raccontandogli storie che parlano di amore, come lui gli ha chiesto di fare. Dodo: “Va bene che tu dia retta a Jan, ma non fargli acquistare troppo potere su di te. È un enorme potere la malattia, e tu lo sai”. Quando Bess ribadisce che è lei ad aver salvato Jan, Dodo le dice che sono solo fantasie. In ospedale, Jan rimprovera Bess dicendole che sta cercando di farlo sentire in colpa. Gli dice anche che non tiene alla sua vita, visto che non ha fatto quello che lui gli aveva chiesto per continuare a vivere. Bess: “Si che l’ho fatto!”. Jan: “Ti ho chiesto di andare con un uomo. E quello per te è andare con un uomo? Per me è una barzelletta”. Bess: “Io è te che amo; non amo il primo che mi capita”. Jan: “Provamelo”. Dodo trascina Bess nella stanza accanto e la schiaffeggia, per risvegliarla dalle fantasie malate di Jan. Secondo Dodo i miglioramenti o i peggioramenti di Jan non dipendono da quello che fa Bess. Lei dice che Dio gli ha detto di onorare il marito e Dodo osserva che quello è uno strano modo di onorarlo. Bess la invita ad andarsene, visto che non è di lì e che suo marito è morto.

14) Bess al bar. Mentre parla con Dio, che le chiede se vuol salvare se stessa o Jan, viene il prete a casa di sua madre e la rimprovera perché non la si vede più in chiesa. Minaccia la collera di Dio, mentre sua madre annuisce. Bess si fa prestare un abbigliamento sexy e va in un bar, dove la scambiano per una prostituta. Un uomo si accorda per fare l’amore con lei e partono col motorino di lei. In contemporanea, a Jan si ferma il cuore. Lei si fa possedere sull’erba, dietro ad un muro, piangendo. Poi va in ospedale, dove trova un biglietto di Jan: “Lasciami morire, la mia mente è cattiva”. La madre le dice che sarà scacciata dalla comunità, se continua così, e che ne morirà. Persone molto più forti di lei, ci sono morte. E lei è debole.

15) La visita del dottore. Anche il dottore va a trovarla a casa per redimerla. Dottore: “Per l’amor del cielo, quello ti sta costringendo a farti scopare dal primo che ti capita e non è da te”. Bess: “Io non faccio l’amore con loro; io faccio l’amore con Jan; e così lo salvo dalla morte”. Il dottore dice che Jan gli sembra “un vecchio sporcaccione che si diverte a fare il guardone”, che è malato e pericoloso. Le dice anche che lui le vuol bene, ma Bess lo invita a togliere le mani da lei e gli dice di non farsi vedere più.

16) Confortando Jan. Il dottore dice a Jan che la sua situazione va peggiorando e che ha bisogno di altre operazioni. Si dice anche preoccupato per Bess e pensa che a lei non faccia bene continuare a vedere Jan. Per internarla, però, ha bisogno della sua firma. Jan:“Questo significa che non la rivedrò mai più?”. Dottore: “Ad essere realistici, si”. Dopo un attimo di esitazione, Jan firma.

17) Il sacrificio di Bess. Nel frattempo Bess va a prostituirsi su una barca di trafficanti di droga. Poco dopo scappa, inseguita dagli insulti di due uomini.

VIDEO8

18) [VIDEO8 =>] Bess cerca aiuto. Si rifugia in chiesa, dove afferma di non capire quanto appena detto da un fedele (“c’è solo un modo per redimersi dal peccato: l’amore incondizionato per il verbo, la parola scritta, la legge“). Secondo lei non si può amare una parola, ma solo un altro essere umano. [<= VIDEO8] Viene scacciata dalla chiesa, definitivamente, perché le donne non hanno diritto a prendere la parola in chiesa. La madre, il padre e il nonno tacciono e acconsentono. Due guardie vengono a prendere Bess per fare il ricovero coatto. Lei non vuol credere a Dodo, quando gli dice che Jan lo ha autorizzato e la accusa della morte del marito di lei (fratello di Bess). Bess: “Come puoi fare questo (cioè acconsentire all’internamento); hai avuto un marito anche tu, una volta; il tuo amore lo poteva salvare, se soltanto ci provavi”. Bess è portata via, ma poco dopo riesce a fuggire dalla camionetta delle guardie. Dorme nel bar. Il giorno dopo è presa a sassate da quattro bambini e una bambina, che la inseguono chiamandola “puttana“. Lei va a casa, ma trova la porta sbarrata e la madre, dietro, che non reagisce alle sue suppliche. Riparte, diretta alla chiesa col suo motorino da spingere, sempre presa a sassate dai bambini, che continuano a dire: “Ecco la puttana”. Alla fine, stremata, sviene davanti alla chiesa. Il prete manda via i bambini rei di fare baccano davanti alla chiesa, ma vista lei in terra, la lascia lì e se ne va senza fare nulla.

19) Dodo trova Bess. Poi viene Dodo, che la raccoglie da terra e l’abbraccia. L’amica le dice che Jan sta morendo. Bess la ringrazia per questo, e nel suo sguardo vediamo la decisione di fare il sacrificio supremo per salvare l’uomo. Dice a Dodo di pregare perché Jan torni a camminare, poi torna di nuovo alla barca da cui era fuggita. Durante il tragitto invoca Dio, lamentando di essere stata abbandonata. Dio le parla, rassicurandola sul fatto di essere con lei.  Dodo prega al letto di Jan, per quello che a detta del medico sarebbe un miracolo. Bess arriva su un lettino, ed è ferita. Prima di andare in sala operatoria vuol vedere Jan. Chiede se sta meglio e gli dicono di no. Bess: “Credevo che ormai già stava meglio, a quest’ora; mi sono sbagliata, forse”. Poi viene messa sul letto della sala operatoria. È cosciente. Arriva anche la madre. Bess: “Scusate se non sono stata buona, madre”. Madre: “Fa niente, Bessie; gli dispiace tanto, al nonno, ma non può venire”. Bess: “Ditegli che gli voglio bene (la madre piange). Ho piacere che siate qui, madre”. Poi, rivolta a Dodo che cerca di farle coraggio, dice di avere paura. Bess: “Jan… Jaan… ho paura… che ho sbagliato tutto.” Poi il cuore le cede, e in pochi minuti muore.

20) Epilogo: Il funerale. Siamo in tribunale, col dottore davanti al giudice. Giudice: “Lei ha descritto la defunta come segue. «Trattasi di persona immatura e instabile, che a causa del trauma provocato dall’infermità del marito ha ceduto in maniera ossessiva ad una esagerata quanto perversa forma di sessualità». Le dispiacerebbe chiarire alla commissione d’inchiesta?” Il dottore dice di aver cambiato idea. Se potesse riscrivere la conclusione, non scriverebbe ‘nevrotica’ o ‘psicotica’ ma ‘buona’. Giudice: “Quindi, agli atti del procedimento, lei desidera che si dichiari che, secondo il suo parere di medico, la defunta era affetta da una forma di “bontà“? Possiamo ipotizzare che sia stata questa la tara psicologica che l’ha condotta alla morte? È questo che dobbiamo scrivere, Dr. Richardson?”. Dottore: “No, naturalmente no”. Mentre viene inquadrato Jan, seduto tra il pubblico all’udienza, il giudice conclude che sarà il caso di attenersi alla versione originale. In chiesa si celebra un altro processo. La conclusione è di autorizzare la sepoltura ma non il rito funebre. Il capo degli anziani, che è il nonno di Bess, dice che il funerale dovrà essere il medesimo riservato ad ogni altra persona della sua specie. Uscito dalla riunione, il prete riferisce a Jan e Dodo di aver ottenuto il permesso dagli anziani di seppellire Bess. È suo dovere, però, dire di Bess ciò che va detto. Jan se ne va, camminando da solo, anche se con l’aiuto di due stampelle. Gli amici di Jan vanno a rapire il corpo di Bess, mettendo nella bara della sabbia per far sembrare presente il cadavere. Dodo, violando il divieto di partecipare al funerale, si avvicina al gruppo che sta calando la bara in una semplice buca sul terreno, in mezzo ad un prato. Prete: “Bess McNiel, tu sei una peccatrice e per i tuoi peccati sei condannata all’inferno.” Dodo (urlando): “Nessuno di voi ha il diritto di condannare Bess all’inferno.” Gli anziani si guardano tra loro, senza una parola. È allora che Dodo vede la sabbia uscire dalla bara e capisce che Bess non è lì dentro. È su un barcone, in mare, con Jan e i suoi tre amici, dentro una cassa da imballaggio di legno chiaro. Aspettano la notte, poi trasportano la cassa sul ponte e adagiano il cadavere su una tavola. Jan saluta Bess baciandola, tra le lacrime, e raccomandando agli altri di trattarla bene. Il cadavere, chiuso dentro ad un sacco legato con funi, viene lasciato scivolare in acqua. Jan la chiama a gran voce. Uno degli amici di Jan va a tirarlo giù dal suo letto, sulla piattaforma. Lui non vorrebbe alzarsi, ma l’amico gli dice che deve fargli vedere una cosa incredibile. Diversi uomini escono all’aperto. Tutti sorridono, c’è aria di festa. La novità straordinaria è il suono delle campane, che dalla terraferma giunge fino a lì. Il radar non le vede, ed è strano. Sembrano pensare che quel suono arrivi direttamente dal cielo, così come la guarigione di Jan.


|<=  La versione del regista è che Bess fa il miracolo di guarire Jan


Questo film, scritto e diretto da Lars Von Trier, nasce per mostrare un miracolo. A compiere tale miracolo è la forza che Bess ricava da una fede che nasce dal suo interno, per cui il film si propone di mostrare cosa può fare di buono una persona che crede fortemente a quello che gli suggerisce il suo cuore. In questo paragrafo sarà descritta questa versione dei fatti, che sarà chiamata “la versione del regista” perché non è la sola possibile e nei paragrafi successivi ne verrà discussa un’altra completamente diversa.

1) Convincere la chiesa. Bess chiede al Consiglio degli anziani di autorizzare il suo matrimonio. In questa prima scena, il regista ci presenta i cattivi («questi vecchi» ci dice nel suo commento sono «perfidi, rigidi, fondamentalisti») e il personaggio buono (Bess). Lei ha fatto la scelta coraggiosa di andare contro la società in cui è nata e cresciuta, sposando un uomo che cerca di stare bene tanto quanto questa gente lo rifiuta. Siccome a lei è sembrato giusto così, non scappa da loro ma pretende di poter portare qui Jan, lo straniero che ha una filosofia di vita opposta a quella che regna nel paese di lei.  Bess mette talmente tanta convinzione in questa scelta di stare con Jan e di portarlo a vivere qui, da costringere i vecchi ad accettarla, seppure a denti molto stretti e con una evidente contrarietà.

2) Bess si sposa. Nel suo discorso al matrimonio, il prete dice che amare è sacrificarsi fino a dare se stessi. Dopo aver messo in cattiva luce il consiglio degli anziani, che rappresenta la comunità sociale, il regista si occupa del prete, che rappresenta la comunità religiosa. Anche questi religiosi, dice il regista nel suo commento al film, sono “tremendi”. Ci sono anche i tremendi positivi, visto che si considera tremendo anche lui come regista, ma questi sono “protestanti bigotti”, persone che vanno a piedi in chiesa perché si sono proibite l’uso della macchina durante la domenica. Perfino stendere i panni è proibito, di domenica, perché questa giornata va passata o in chiesa o in casa a pregare. Se fare dei sacrifici quando servono a qualcosa (come farà Bess quando si sacrificherà per aiutare Jan paralizzato) è nobile, secondo il regista, farli per il gusto di farli è stupido. La clinica C approva, perché il sacrificio per un fine è atteggiamento positivo, mentre quello senza un fine è atteggiamento negativo.

All’uscita dalla chiesa non ci sono campane che suonano a festa. «Per me le campane erano il simbolo di quanto l’ambiente fosse estremamente rigido» precisa il regista, che sottolinea con disappunto «che si erano negati perfino quelle». Che posto è mai questo? È una tipica comunità di pescatori di una zona geograficamente isolata, dice il regista. Una comunità che si nega «ogni tipo di gioia» e abbonda in «castighi e punizioni». Bess ha deciso di passare da questo mondo a quello di Jan, che invece vuole godere dei piaceri della vita, e ha talmente fretta di farlo da infuriarsi per i pochi minuti di ritardo con cui arriva Jan. Bess ha una tale voglia di cominciare a godere anche dei piaceri del sesso, da non saper aspettare la fine del ricevimento di nozze per avere il suo primo rapporto sessuale. La clinica C approva le intenzioni di star bene, ma osserva che la fretta di Bess non è precisamente il modo migliore per godere del marito.

3) La vita con Jan. In camera da letto, Jan si spoglia e si rilassa, Bess no. Lei parla con un Dio che è dentro di lei. Con l’aiuto di Jan, Bess comincia una nuova vita, allontanandosi dallo stile di vita severo della sua comunità. In questo capitolo vengono presentate le due ‘religiosità interiori” dei due protagonisti. Jan non parla con Dio, non va in chiesa e cerca i piaceri terreni, ma una sua religiosità ce l’ha e si manifesta nel suo voler bene a Bess nonostante sia diversissima da lui. Lui ama le persone, le rispetta e cerca in ogni occasione di farle star bene. Questo rende il suo orientamento al piacere un fatto morale e una bussola nella costruzioni di buoni rapporti con gli altri. La religiosità di Bess si manifesta nel fatto che parla con Dio ed è soprattutto ricerca di un buon accordo con se stessa. La sua voce interiore consiglia a Bess di seguire Jan nella sua ricerca di piacere e la si vede fare l’amore, all’inizio con qualche difficoltà ma alla fine con soddisfazione, e poi al cinema. Non è molto, ma è abbastanza per essere condannata esplicitamente dalla comunità religiosa, che l’accusa di essere troppo interessata ai piaceri terreni. Comincia qui lo strappo tra la religiosità di Bess capace di adattarsi alle nuove situazioni (qui all’arrivo nella sua vita di un uomo molto diverso da lei e di un marito, domani alla nuova situazione creata dall’incidente di Jan) e quella rigida della comunità, che segue regole immutabili come se spettasse alle situazioni della vita adattarsi alle regole stabilite.

5) La vita da sola. Bess è disperata per tutto il tempo in cui Jan è lontano. Bess ama molto Jan e quindi soffre molto per la sua assenza. Inoltre la partenza di lui lascia Bess in mezzo al guado da sola: stava andando verso lo stile di vita di Jan, ma lui ora non c’è; stava andando contro quelli della sua comunità, e ora si trova forzatamente con loro.

6) Parlando con Dio. Bess continua a parlare col suo Dio interiore e gli chiede di far tornare Jan subito. Si intuisce che gli sta chiedendo di far avere un incidente a Jan. Si può amare una persona e desiderare che si faccia male? Evidentemente si può, secondo il regista, perché egli fa desiderare questo a Bess mentre ci presenta una donna del cui amore non si può dubitare visto quanto soffre per la lontananza di Jan. L’amore di Bess non segue schemi rigidi, come quelli tanto cari alla comunità in cui vive, e può portare ad atti che non sembrano atti d’amore ma che invece lo sono. Qui Bess si augura una cosa apparentemente da persona non innamorata ma che in realtà è un atto d’amore, perché si propone di avvicinare a lei la persona che ama. Più avanti sarà Jan ad augurarsi una cosa che sembra da non innamorato (l’allontanamento di Bess da lui) ma che invece è un atto d’amore anch’esso, considerando che lui è paralizzato e le darebbe solo problemi. Ammettiamo che questo brutto pensiero di Bess sia eccesso di amore e continuiamo.

7) L’incidente di Jan. Jan prende un colpo in testa. Il fatto che Jan abbia un incidente subito dopo che Bess lo ha desiderato lascia perplessi. Si può pensare, però, che i desideri non fanno accadere le cose e che quell’incidente avviene lontano, per cui questa sequenzialità temporale potrebbe essere solo una coincidenza casuale.

Quando Jan torna in barella non vuole essere toccato da Bess. Jan non allontana Bess perché la incolpa dell’incidente, come si potrebbe pensare visto che lei lo ha desiderato, ma perché gli vuole bene e ha già preso la decisione di allontanarla da se per non danneggiare la vita di lei coi suoi problemi di salute. Queste persone che “amano troppo” non sono facilissime da capire, con lei che lo ama al punto di augurargli un incidente e lui che la ama al punto da scacciarla con tanta determinazione.

8) La malattia di Jan. Jan torna a casa ed è accudito da Bess e Dodo col sorriso sulle lebbra. Qui Bess è contenta di fare un sacrificio, ma non è il piacere di sacrificarsi di cui parlava il prete. Lei non ama il sacrificio ma Jan, per amore della quale lei si sacrifica volentieri. La clinica C ricorda la sana raccomandazione religiosa di amare il prossimo come se stessi e si chiede che razza di amore sia quello di chi sacrifica se stesso per gli altri. La diffidenza verso le persone che amano troppo continua, ma ci si può consolare pensando che il fatto di prendere bene qualcosa che comunque si deve fare non è una cattiva idea.

9) Prendersi cura di Jan. Jan dice a Bess che è finito, poi aggiunge: “Potresti farti un amante e nessuno ci farebbe caso, ma non puoi divorziare da me; non te lo permetteranno mai. Preso atto che il suo futuro è compromesso, Jan preferirebbe divorziare piuttosto che compromettere anche il futuro di Bess. Visto che “non ti permetteranno mai di divorziare” allora “potresti farti un amante”. Nessuno ci troverebbe niente da ridire e lui per primo. Jan, andando contro il proprio interesse pur di fare quello di lei, gli sta suggerendo di fare quello che farebbe se lui fosse morto. In condizioni normali il fatto che lui non si dispiacerebbe se lei si facesse un amante significherebbe che non è più innamorato. In queste condizioni, invece, significa che ama lei più di quanto ama se stesso.

Bess dice “brutto storpio!” a Jan.  Bess ci resta male perché, essendo innamorata di lui, è contenta di avere una relazione con lui anche se è paralizzato. Forse reagisce così duramente perché gli dispiace che lui non veda quanto volentieri lei resterebbe con lui anche in quello stato. O forse lei è ottimista e spera che lui torni a camminare, dispiacendosi del pessimismo di lui sul futuro che lo aspetta. In questo caso potrebbe chiamarlo “storpio” per dirgli che se vuole essere considerato così, lei ce lo considera anche subito.

Jan, continuando, dice a Bess: “Voglio che ti trovi un uomo per farci l’amore, e quando lo hai fatto torni a raccontarmi com’era”. Bess dice che non ce la fa. Jan allora gli chiede di farlo per lui. Nel commentare questo controverso punto del film, il regista ci spiega che Jan chiede a Bess qualcosa di inaccettabile per la morale di lei per indurla ad andarsene. Questa richiesta di Jan non nasce dalla disperazione ma dall’amore per Bess: lui la ama e non vuole che resti tutta la vita con un invalido. Lui è duro con Bess perché vuole farla reagire. Non teme che lei prenda male quella richiesta e si allontani da lui, ma è proprio quello che vorrebbe. Quello che Jan non ha previsto è che lei avrebbe accettato di farlo, pur trovandolo una cosa ripugnante, per amore suo. Il pubblico non è altrettanto comprensivo verso Jan e pensa male di lui dopo questa richiesta. Sbaglia, secondo il regista, perché Jan fa quella richiesta per allontanare Bess e vuole allontanarla perché gli vuole bene. Bess va contro alla sua stessa morale, ma poiché lo fa per amore, resta una persona morale. La società non glielo perdona, però, e la scaccia.

13) La fede. Anche Dodo non capisce né le buone intenzioni di Jan né quelle di Bess e condanna entrambi. Anche Dodo si dimostra rigida, o quanto meno non abbastanza flessibile da capire le buone intenzioni di Bess e di Jan. La sua fede non ha retto alla prova dei fatti, dimostrandosi incapace di adattarsi alla situazione particolare che ha davanti.

Jan dice a Bess che sta cercando di farlo sentire in colpa. Jan le aveva fatto quella richiesta per allontanarla e resta spiazzato quando lei accetta di fare quello che gli ha chiesto. Anche Jan, come Dodo, non si dimostra in grado di capire Bess. Lei resta completamente sola.

14) Bess al bar. Il prete rimprovera Bess perché non la vede più in chiesa. La madre le fa capire che non la difenderà se la comunità deciderà di scacciarla. Sia il prete che la madre minacciano Bess, senza fare alcun tentativo per capirla. Aspettandosi che Bess faccia marcia indietro per paura del castigo che loro minacciano (senza assumersene la responsabilità ma attribuendolo alla comunità come se questa esistesse per conto proprio), entrambi fanno capire che la loro moralità non è una scelta interiore ma solo paura di essere condannati se non obbediscono.

15) La visita del dottore. Il dottore va a casa di Bess e le dice che lei si fa “scopare” e che Jan è “un vecchio sporcaccione che si diverte a fare il guardone”. Anche la scienza non si dimostra capace di capire e fraintende sia la richiesta di Jan che la risposta data ad essa da Bess.

16) Confortando Jan. Jan firma per il ricovero coatto di Bess. Quando Jan ufficializza la sua incapacità di capire Bess, dando ragione al dottore e al prete contemporaneamente, Bess resta del tutto sola, viene classificata “matta” e si cerca di rinchiuderla. La società ha paura di chi non rispetta le regole, ma fa quello che trova giusto fare, e lo neutralizza appunto considerandolo pazze e rinchiudendolo.

17) Il sacrificio di Bess. Bess va a prostituirsi su una barca di trafficanti di droga, ma poi scappa, inseguita dagli insulti di due uomini. Questi uomini sono il peggio della società e Bess, nonostante le sue buone intenzioni, scappa da loro.

18) Bess cerca aiuto. Bess cerca aiuto in chiesa, ma qui sono impegnati ad amare il verbo e non ad amare le persone. Bess non solo non trova aiuto in chiesa, ma viene scacciata ufficialmente. La motivazione addotta evidenzia la superficialità di questi giudici, perché non la cacciano per quello che dice ma per aver parlato in chiesa, un posto dove le donne non hanno diritto a parlare. Più che avere difficoltà a capire Bess, queste persone non provano affatto a capirla. Loro mettono a tacere Bess, così come hanno messo a tacere la loro voce interiore.

Bess è presa a sassate da quattro bambini e una bambina, che la inseguono chiamandola “puttana“. «I bambini sono come pecore» dice il regista, «vanno dietro al gregge». Tutti hanno abbandonato Bess e questi bambini evidenziano tale situazione. «C’è una certa vittimizzazione» ammette il regista e anche un esplicito richiamo alla bibbia.

Bess cerca aiuto a casa, ma la porta è chiusa. La madre è lì dietro, ma non le apre. La madre rivela il suo vero volto e non è un bello spettacolo. In questa scena era prevista la presenza di Dodo, che prima andava ad aprire ma poi, quando la madre di Bess gli diceva “non ti è permesso”, ubbidiva. Dodo è stata tolta perché il suo personaggio ne usciva distrutto. «Il suo allinearsi scatenava una forte rabbia nei suoi confronti e nelle proiezioni di prova uscivano tutti irritati» racconta il regista. Se faceva rabbia Dodo che non apriva, è facile immaginare quanta rabbia faccia la madre che non apre a Bess.

Il prete manda via i bambini rei di fare baccano davanti alla chiesa, ma lascia Bess in terra. Anche il prete, dopo la madre, si mostra per quello che è, disinteressandosi di Bess (dopo essersi assicurato che nessuno lo veda!) e dispiacendosi perché i bambini urlano accanto alla chiesa, che è un luogo sacro. «È più preoccupato per la chiesa che per Bess» nota il regista. Questo prete rappresenta la chiesa che smette di pensare alla persone e si preoccupa solo di se stessa.

19) Dodo trova Bess. Dodo raccoglie Bess da terra e l’abbraccia, poi le dice che Jan sta morendo. Dodo non capisce Bess ma la aiuta lo stesso.

Bess torna alla barca. Durante il tragitto invoca Dio, lamentando di essere stata abbandonata. Dio le parla, rassicurandola. Bess è disperata perché Jan sta morendo e vorrebbe in tutti i modi fare qualcosa per lui. Sceglie di fare quello che consiglia la sua religione, ovvero un sacrificio che mostri tutto il suo amore. Forse non sa che altro fare, ma forse è convinta che l’amore possa fare miracoli. Il dialogo tra Bess e Dio sottolinea che lei non sta facendo un atto razionale ma un atto di fede. Prima Bess è triste, perché teme che Dio l’abbia abbandonata (come Gesù quando dice: “Mio Dio, perché mi hai abbandonato?”). Lei non è riuscita più a entrare in contatto col Dio che ha dentro, per un lungo periodo, poi lui riappare. Dopo questo ritorno, definito «bellissimo» dal regista, lei è pronta a tutto.

Bess arriva su un lettino, ed è ferita. Cercano di salvarla, ma Bess muore. Gli uomini della barca, che feriscono Bess benché lei sia andata ad offrire loro il suo amore, rappresentano tutti quelli che non hanno capito che lei fa quello che fa per amore. Gli uomini della barca feriscono il corpo di Bess, ma il suo cuore è ferito dalla incomprensione di Jan, dell’amica, della madre, del dottore e del prete. Le persone che non ci sono adesso (il prete), quelle che “non sono potute venire” (il nonno), quelle che ci sono ma non fanno nulla (la madre) e quelle che tardivamente si affannano intorno a Bess morente (dottore, amica) non erano disponibili ad amare una persona che non capivano. Bess amava veramente Jan, invece, perché era disposta ad amarlo pur non comprendendolo.

20) Epilogo: Il funerale. In tribunale il dottore vorrebbe non considerare Bess “nevrotica“ o “psicotica“, ma classificarla una persona “buona“. Il giudice chiede se è una diagnosi, se si può dire che la defunta era affetta da una forma di “bontà“ e il dottore risponde di no. Sembra che tutti abbiano chiaro che Bess sia stata una persona buona, ma che la scienza e la società non possa recepire questo tipo di bontà tra le sue leggi. La bontà che resta fuori è quella vera, quella che nasce dal cuore. Quella recepita dalla legge è invece la bontà falsa, qui rappresentata da una diagnosi falsa, di comodo. Il regista è convinto che la voce del cuore sia sempre buona, ignorando evidentemente che ci sono “cuori buoni” (sistemi emotivi in atteggiamento positivo) e “cuori cattivi” (sistemi emotivi in atteggiamento negativo).

In chiesa si celebra un altro processo. La conclusione è di autorizzare la sepoltura ma non il rito funebre. Anche la chiesa sembra in difficoltà di fronte all’evidente bontà di Bess, autorizzandone la sepoltura ma nello stesso tempo condannandola. In pratica la chiesa accetta il cadavere di Bess, ma rifiuta il suo messaggio, la sua idea di bontà.

Jan è tra il pubblico all’udienza, poi davanti alla chiesa. Cammina da solo, con l’aiuto di due stampelle. La bontà di Bess, che nessuno vuole ammettere ufficialmente, ha dato i suoi frutti facendo il miracolo di guarire Jan.

Dodo si avvicina agli anziani che stanno seppellendo Bess e dice loro che non hanno il diritto di condannarla all’inferno. La lotta tra Bess e «questi vecchi» comincia all’inizio del film e termina qui, apparentemente con la sconfitta di Bess. Si può uccidere la persona ma non l’idea di cui essa è portatrice, se è vera, come diceva Gandhi. Qui stanno seppellendo il corpo di Bess, ma se lei ha fatto qualcosa di buono questo continuerà a vivere. In ogni caso le distanze iniziali ora sono diventate un baratro e Bess è condannata all’inferno. Proprio all’inferno non deve essere, però, se è vero che ha fatto il miracolo di far guarire Jan.

Jan si siede sulla cassa dove c’è lei. Il regista lo definisce un “gesto strano”. Se sta camminando per merito di Bess, però, tanto strano non è: come l’amore di Bess lo ha risollevato dalla terra dove lo aveva gettato l’incidente, ora la sua bara sostiene il suo corpo e gli permette di riposare dopo aver fatto quello che doveva fare secondo la sua coscienza.

Le campane suonano, ma il radar non le vede. Come mai? Perché è un miracolo, ci dice il regista. Morale: «la religione individuale vince sui dogmi», «un cuore sincero vince sempre sulle istituzioni».


|<= Una paralisi fisica per rappresentare una paralisi psicologica


Dietro alle belle parole del regista, il quale parla di cuori sinceri che vincono sempre, c’è una tesi molto brutta: se qualcuno al mondo sta bene è perché qualcun altro si è sacrificato per lui, rinunciando alla sua vita o quanto meno al suo star bene.

Se questo fosse vero, la vita sarebbe una valle di lacrime per tutti: per quelli che si sacrificano perché sacrificarsi significa stare male e per i beneficiari del loro sacrificio perché non potrebbero non sentirsi in colpa se hanno un briciolo di coscienza. Il regista non fa sentire in colpa Jan perché questo avrebbe vanificato il sacrificio di Bess, che non sarebbe stata più l’eroina della storia se oltre ad aver ucciso se stessa avesse fatto anche stare male lui. Se anche Jan si sparava, sopraffatto dal dolore di aver perso una Bess che lo amava così tanto da dare la sua vita per lui, Bess non era più quella che gli salvava la vita ma quella che gliela toglieva. Il regista non lo fa sentire in colpa per salvare l’immagine positiva di Bess, ma invita tutti quelli che stanno bene a sentirsi in colpa sostenendo che non stanno bene per meriti propri (Jan non guarisce per meriti propri) ma perché qualcuno che li amava ha accettato di sacrificare la propria possibilità di star bene per far stare bene loro (Jan guarisce perché Bess accetta di star male lei per far stare bene lui e ha salva la vita perché Bess accetta di sacrificare la propria per salvare la sua).

Per fortuna di Jan e di tutti quelli che aspirano a star bene, la tesi del regista fatta propria da Bess è del tutto falsa, secondo la clinica fondata sull’analisi della domanda. Questa è una buona notizia anche per Bess, che farebbe un buon servizio sia a se stessa che a Jan se cercasse di stare bene, mentre fa danni ad entrambi comportandosi come nel film. Se preferisce uccidersi lo stesso, dopo aver saputo questo, sappia che Jan non piangerà la sua morte ma se ne rallegrerà perché lei non stava cercando di farlo stare bene ma di farlo star male.

Il film non finisce bene, perché oltre a Bess che muore c’è anche un Jan che per tutta la sua vita dovrà sentirsi in colpa per la morte di lei. Se non lo farà, ci penserà la società a fargliela pagare considerandolo una persona malata che con le sue assurde richieste ha costretto la povera Bess a fare quella brutta fine. Se Bess non moriva, perché Jan non gli chiedeva quelle “brutte cose”, il finale non sarebbe stato molto più allegro, però, dal momento che Jan sarebbe rimasto paralizzato e Bess sarebbe stata a vita la sua infermiera. Poteva esserci un finale in cui, oltre a Bess che non moriva, c’era anche un Jan che tornava in piedi? Si, secondo la clinica fondata sull’analisi della domanda. Vediamo come mai, immaginando che Bess non si rivolga al prete o al dottore del film per essere aiutata ma ad uno psicologo che usi il modello del cervello presentato qui.

Questo psicologo, dopo aver esaminato il film che racconta la sua storia, non le avrebbe detto “brava” ma “lei ha sbagliato tutto”. Bess non avrebbe fatto salti di gioia per questo giudizio sul suo comportamento, ma forse non sarebbe stata neppure tanto meravigliata, visto che questa è la stessa conclusione a cui arriva la Bess del film prima di morire. Se ci arrivava prima, il finale avrebbe potuto essere decisamente migliore. Non solo lei non si sarebbe uccisa, infatti, ma Jan sarebbe tornato in piedi. Jan in piedi? Come è possibile, se lui ha subito danni fisici irreparabili? Se ha subito danni fisici, resta paralizzato, perché la psicologia non fa miracoli. Da quello che si vede nel film, però, Jan non ha subito solo l’offesa fisica del colpo alla testa ma anche un’offesa non meno grave al suo sistema emozionale. Quali delle due offese è quella che determina prima la sua quasi paralisi, poi anche problemi respiratori e infine anche problemi di cuore?

Prima di proseguire, conviene spendere due parole su quella che ieri sarebbe stata chiamata “paralisi isterica” e oggi verrebbe classificato “disturbo somatoforme di conversione” (“deficit motorio o sensitivo che sembra avere una base neurologica” ma “che non corrisponde all’alterazione di nessuna struttura anatomica o meccanismo fisiologico conosciuti”, come recita il DSM-IV, pag 529-530). Per capire una paralisi di origine psicologica, partiamo da una paralisi temporanea ben nota: quella che immobilizza una persona in preda ad una emozione molto forte (per esempio quando prova una forte paura). Si tratta di una paralisi transitoria, ma sufficiente per dimostrare che un problema emozionale può provocare una paralisi fisica. Se il disordine emozionale continuasse nel tempo, invece di risolversi nel giro di pochi secondi, potrebbe durare nel tempo anche la relativa paralisi. Analogo discorso vale per la respirazione e per il cuore, che notoriamente si alterano in presenza di emozioni e che potrebbero rimanere alterati se la situazione emozionale non si normalizza. I problemi fisici di Jan, allora, potrebbero essere manifestazioni fisiche di problemi al livello del suo sistema emozionale? In teoria si ma in pratica no, perché se è vero che ci possono essere sintomi fisici su base psicologica (ieri detti disturbi isterici e oggi disturbi somatoformi), è anche vero che essi non sarebbero così gravi come quelli mostrati nel film. Possiamo però pensare che le manifestazioni fisiche mostrate nel film non siano realistiche ma vengano esagerate per esigenze sceniche. In questa eventualità, il film ci mostrerebbe una persona paralizzata per mostrarci una persona divenuta incapace di fare qualsiasi cosa, rappresentando un fatto psicologico (non riuscire più a fare nulla, ad esempio perché si è molto depressi) con un fatto fisico (paralisi).

Jan non è una persona fisica ma il personaggio di un film. La domanda non è allora che malattia ha Jan ma cosa rappresenta il personaggio di Jan. Nelle intenzioni coscienti del regista, esso rappresenta una persona che, a causa di un colpo in testa, diventa incapace di camminare. Potrebbe però rappresentare altrettanto bene una persona che, a causa di una aggressione subita dal suo sistema emozionale, diventa incapace di fare qualunque cosa. Questa “paralisi” a livello psicologico sarebbe rappresentata nel film con una paralisi fisica per renderla visibile. Poiché un blocco emozionale potrebbe produrre un blocco fisico, anche se non al livello mostrato nel film, lo spettatore non avrebbe nessuna difficoltà a vedere nella paralisi fisica di Jan una paralisi della sua capacità di fare provocata da una brutta situazione emotiva. Mentre la prima rappresentazione (Jan = persona che subisce un danno fisico) è fatta coscientemente dal regista, la seconda (Jan = persona che subisce un danno psicologico) è fatta inconsciamente dal regista. Poiché per ogni scelta consapevole, il regista ha fatto molte scelte inconsapevoli (del tipo “mi piace questa inquadratura o questa battuta, ma non saprei dire perché”), a sorpresa scopriamo che la seconda rappresentazione è molto più precisa e dettagliata della prima. Detto in altri termini, mentre il regista pensava di raccontare la storia di una persona che aveva avuto un incidente, stava raccontando, senza rendersene conto, tutta un’altra storia. Ora andiamo alla scoperta di questo film nascosto nel film, con l’aiuto di una psicologia in grado di vedere e far vedere la storia inconscia nascosta dietro alla storia cosciente. Le sorprese non mancheranno e, una volta superato il primo momento di sgomento, si scoprirà che sono belle sorprese, visto che sono capaci di trasformare una storia molto triste in una bella storia da cui c’è molto da imparare.


|<= L’atteggiamento positivo di Jan prima dell’incidente


La clinica fondata sull’analisi della domanda (che nella sua versione fondata sul modello P del cervello potete trovare chiamata Clinica C) pensa che le persone dentro ad una relazione possano avere due tipi di atteggiamenti e quindi il primo passo per usarla è chiedersi che atteggiamento aveva Jan e che atteggiamento aveva Bess, per quello che si vede nel film. Sulla positività di Jan non ci sono molti dubbi, ma la esamineremo lo stesso sia per capire come si manifesta sia per capire l’entità dello scontro in atto tra lui e Bess, che invece ha un forte atteggiamento negativo. Come vedremo nel prossimo paragrafo, infatti, quella che il regista chiama “la fede di Bess” è ciò che la clinica C chiama “l’atteggiamento negativo di Bess”.

2) Bess si sposa. Quando scende dall’elicottero, Jan è sorridente, abbraccia Bess con piacere e la bacia. Jan entra in scena a questo punto e ha tutta l’aria (e anche il fisico) di una persona a cui piace stare bene. Si vede che gli fa piacere abbracciare Bess e lo fa, anche se lei lo prende a pugni.

Anche gli amici di Jan sono sorridenti e scaricano le bottiglie che si sono portati per far festa. Gli amici allegri, e tanto intenzionati a star bene in quel giorno da portarsi dietro le bottiglie da bere, ci dicono che Jan è orientato a stabilire relazioni positive con persone positive.

In chiesa il testimone dello sposo scherza con la cravatta di lui. Jan fa il serio ma gli strizza l’occhio. La voglia di divertirsi prevale sul protocollo, con garbo e misura perché buttarla a ridere sarebbe un atto di disprezzo verso la cerimonia.

All’uscita uno degli amici di Jan si complimenta col prete per il suo discorso. Chi è molto ottimista riesce a vedere qualcosa di bello anche in un discorso che non trasmette precisamente sensazioni positive.

Un compagno di Jan chiede quando suoneranno le campane a festa. Chi va ad una festa intenzionato a starci bene si meraviglia che gli altri non facciano altrettanto e cerca di portarli dalla sua parte, anche perché è più difficile restare allegri se gli altri fanno facce da funerale.

Si mette a piovere e sia Jan sia i suoi amici reagiscono moltiplicando i loro sorrisi. Vediamo qui una tipica reazione delle persone positive: di fronte ad un problema loro aumentano l’ottimismo. Così nessun problema riuscirà mai a fermarli.

Al ricevimento di nozze Jan è presentato a Dodo e gli sorride, mentre lei lamenta che è successo tutto troppo in fretta. Chi sorride alla persona che sta conoscendo, gli sta proponendo una relazione positiva. Qui Dodo la rifiuta, andando a cercare qualcosa che gli permetta di lamentarsi.

Jan gioca a braccio di ferro e si diverte, ma senza dimenticare mai Bess. Jan non perde nessuna occasione che gli permetta di stare allegro. Chiama Bess e, vincendo la sua sfida a braccio di ferro dopo che lei lo ha baciato, raddoppia il suo piacere trasmettendolo anche a lei.

Bess trascina Jan al bagno e gli dice: “Prendimi adesso”. Lui non vorrebbe farlo in quel posto e in quel modo. La faccia perplessa di Jan dice che lui aveva sognato una prima volta con Bess molto più romantica di quella possibile in quel bagno e di fretta. Il consiglio che dà a lei di aspettare un momento più favorevole, lo conferma.

Allora lui l’accontenta e nonostante l’atmosfera fredda ha un rapporto con lei. Come trova triste quella situazione lo spettatore, così la trova triste anche Jan. Se egli riesce ad eccitarsi, evidentemente ha fatto bei sogni in passato e attinge ad essi per abbellire una situazione presente tutt’altro che entusiasmante. Dal primo all’ultimo minuto di questa fase pubblica del suo matrimonio, Jan fa tutto il possibile per stare bene e farci stare Bess, mostrando un atteggiamento molto positivo.

3) La vita con Jan. Ora sono soli, in camera da letto. Jan si spoglia e si rilassa. Rilassarsi è una condizione fisica fondamentale per ricevere gli stimoli dall’ambiente, perché un corpo teso tende a bloccare le sensazioni. Sia rilassandosi che spogliandosi, Jan prepara le condizioni ottimali per massimizzare il contatto con lei e renderlo piacevole.

Jan chiede a Bess come ha fatto a tenersi lontana dal sesso fino ad oggi.  Di fronte ad una Bess molto frenata nel cercare un contatto fisico con lui, Jan può pensare di non piacergli, ma anche di piacergli senza che si veda perché lei è bloccata. Sceglie l’ipotesi può favorevole per lui, come sempre fanno le persone positive e mai fanno quelle negative, pensando che lei non si dà a lui come non si è mai data a nessuno. O lei non ha mai incontrato qualcuno piacevole, il che appare molto improbabile, o è lei che blocca il piacere quando gli capita di provarlo. Un ottimo argomento per non offendersi della freddezza di lei, tanto buono da consentire a Jan di sopravvivere ad una relazione che si rivelerà di una negatività mortale.

Mentre fanno l’amore, lei non si rivolge a lui ma a Dio. Jan potrebbe offendersi o far finta di non vedere. Fa finta di non vedere, mantenendo il suo ottimismo e potendo sperare, prima o poi, di contagiare anche lei.

Sulla scogliera c’è vento e Jan prova a far volare Bess. Poi fanno l’amore e lei ha il primo orgasmo. Sembra che Bess si sia finalmente sbloccata (ma è una falsa positività e una vera trappola, nota in psicologia col nome di “luna di miele”).

Jan chiede al prete perché non ci sono le campane sulla chiesa. Jan, forte del consenso di Bess,  prova a consigliare anche al prete e alla comunità una maggiore allegria. Senza alcun successo, però, perché il prete ha fatto della rinuncia ai piaceri terreni la sua missione e la sua professione. (Una negatività che diventa professione, come nel prete, o ruolo legalizzato, come nella moglie, diventa incurabile)

Jan non va in chiesa. Qui un uomo si dispiace del piacere che Bess ricava dal suo matrimonio. Se il prete non cede alla positività di Jan, questi non cede alla negatività del prete, rifiutandosi di andare in una chiesa che non solo non si rallegra se Bess sta bene con Jan ma se ne dispiace.

Jan va al cinema, mentre non vorrebbe andare al funerale. Evidentemente Jan preferisce più stare bene che male.

Quando Bess si mette a piangere in casa dei suoi pensando a Jan che andrà via, questi si mantiene calmo. Scappando e mettendosi a piangere, Bess crea un’atmosfera pessima in casa. Restando calmo, Jan mostra una positività capace di reggere a una provocazione forte come il pianto di Bess e il suo andar via.

Dodo considera Bess una malata da accudire e Jan gli dice: “Secondo me è più forte di te e di me”.  Mentre Dodo ignora e disprezza le capacità di Bess (atteggiamento negativo), Jan le vede e le apprezza (atteggiamento positivo verso Bess). Gli aiuti di Dodo a una Bess “che non ci sta con la testa” non sono aiuti, ma atti di disprezzo, di superiorità, di dominio travestito da amicizia. I figli di madri oppressive li conoscono bene e fuggono da essi, ma sono rincorsi e infine “aiutati”.

Prima di partire, Jan consegna un pacco regalo a Bess. Un regalo è un classico modo per rendere positiva una situazione. Facendo questo regalo a Bess prima di partire, Jan gli propone di prendere bene la sua partenza e la sua assenza. Evidentemente cerca il benessere di lei, ma anche il proprio perché sapere Bess triste lo rattrista e pensarla allegra lo rallegra.

La partenza di Jan è presa male da Bess, ma lui non perde mai il sorriso. Jan non chiede mai a Bess di essere allegra, ma col suo perenne quanto misurato sorriso glielo chiede sempre. Più positivo di così non potrebbe esserlo. La sfida che vediamo non è quella di Bess (negativa autolesionista) alla sua comunità (negativa anch’essa, ma di tipo aggressivo), bensì quella di tra la positività di Jan e la negatività di Bess e della sua comunità. Il miracolo vero (raccontato dal film all’ombra del miracolo ufficiale) è che Jan sopravvive senza sentirsi in colpa ad una Bess tanto determinata nella sua negatività da farsi uccidere per distruggerlo sul piano morale

Lei fugge via, urla, picchia un palo di ferro e poi Jan che vorrebbe abbracciarla. Lui le fa il verso.  A differenza di Dodo, Jan non drammatizza mai. Picchiando per gioco lo stesso palo che Bess ha picchiato per rabbia, lui riesce a sdrammatizzare anche una minaccia di Bess alla sua integrità fisica, perché il palo che lei picchia duramente rappresenta lui. Quando più avanti ritroveremo Jan paralizzato, sarà il caso di chiedersi se si è fatto male o se glielo ha fatto lei, come minacciava di fare in questo episodio.

4) Jan Parte. Quando risale sull’elicottero, dopo essere sceso a calmare Bess, Jan è visibilmente preoccupato. Qui Jan mostra di vedere che le cose si mettono male per lui. Visto che è proprio così, gli riconosciamo la capacità di vedere le cose come sono. Anche questo è un segno di positività, perché per superare gli ostacoli arrivando al successo finale è ovviamente necessario vedere gli ostacoli che ci sono.

5) Capitolo III: La vita da sola. Sulla piattaforma dove lavora Jan c’è un’atmosfera sempre allegra. Il film contrappone nettamente l’atmosfera votata al sacrificio della comunità di Bess e quella orientata al massimo piacere del gruppo di cui fa parte Jan. Il prete è il campione della negatività e Jan quello della positività. Chi la spunterà alla fine?

Jan si innervosisce quando non gli danno il cambio puntualmente, perché sa che lei lo sta aspettando alla cabina. In questo momento vediamo la positività di Jan in crisi. Egli si arrabbia, ma tale rabbia non gli serve ad arrivare prima al telefono e lo fa stare male inutilmente.

Al telefono Jan vorrebbe sentirsi dire da lei che lo ama. Anche questa supplica a Bess non è molto positiva. Quando è lontano da Bess, Jan ha paura che le cose vadano male e questo non lo aiuta a star bene. Non potendo far niente, Jan diventa negativo e pessimista. Si stanno creando le condizioni psicologiche per l’incidente che lo paralizzerà. È vero che Jan sarà colpito da un ferro, infatti, ma è anche vero che in condizioni emotive migliori avrebbe potuto vederlo ed evitarlo.


|<= L’atteggiamento negativo di Bess prima dell’incidente


Mentre Jan cerca di stare bene e di far stare bene Bess, lei mette in atto una lunga serie di comportamenti che puntano dritti al risultato opposto. Vediamoli uno per uno, cercando anche quello che poteva fare e non fa, perché la negatività si esprime soprattutto in quello che non si fa.

1) Convincere la chiesa. Bess chiede al Consiglio degli anziani di autorizzare il suo matrimonio con Jan. Se Bess voleva stare bene non doveva chiedere a Jan di venire a vivere lì, ma essere lei ad uscire da quella comunità che dello star male in terra aveva fatto una bandiera. Quando ci si sposa è precisamente il momento in cui si sceglie come spendere la propria vita e Bess potrebbe andare a vivere con l’uomo che ama e da cui è amata in ogni angolo della terra, senza dover chiedere nulla a nessuno. Questi cinque vecchi non vorrebbero che Jan lo straniero venga a vivere lì e poco ci manca che espellano Bess per aver osato chiederlo (“Esci di qui, Bess McNiell!” gli dice il più vecchio di questi vecchi, che è anche suo nonno). Jan non può aver insistito per venire a vivere lì, visto che ha un’impostazione diametralmente opposta a quella di questa comunità. Se è Bess che ha insistito per far venire Jan lì, i problemi che gli verranno da quell’ambiente se li è andati a cercare lei. Tutto il suo impegno per far andar bene il matrimonio è una sceneggiata che serve solo a dare agli altri, a Jan e all’ambiente, la colpa di un insuccesso che lei mostra di volere fin da quando chiede agli anziani di autorizzare il suo matrimonio. Il regista, come tutte le persone negative, deve trovare qualcuno a cui dare la colpa e sceglie l’ambiente. È un’ottima scelta, perché se desse la colpa a persone precise, la falsità della sua accusa potrebbe essere dimostrata, mentre attribuendola ad un non meglio precisato ambiente si tutela dalle possibili contestazioni. Da tutte le contestazioni, meno una: che colpa ha l’ambiente se è Bess che ha insistito per portare qui Jan?

2) Bess si sposa. Bess è infuriata per il ritardo con cui arriva l’elicottero che porta Jan e appena lui scende lo aggredisce. Il sintomo precedente è importante ma difficile da dimostrare, perché molti sono i fattori che possono condizionare la scelta di dove andare ad abitare di Jan e Bess. Il sintomo “Bess infuriata del ritardo”, invece, è piccolo quanto certo. Sapendo che Jan ha un atteggiamento positivo, Bess può escludere nel modo più assoluto che ritarda in segno di disprezzo e quindi non ha alcun motivo per essere infuriata. La rabbia che Bess manifesta è una sua scelta, ovviamente inconsapevole, e serve a sciupare la giornata a se stessa per sciuparla a Jan. A conferma di queste intenzioni aggressive verso Jan vediamo che Bess comincia a picchiarlo appena lo ha a tiro e non smette di farlo fino a quando non la portano via, anche se lui le sorride, l’abbraccia e la bacia. Quello che Bess ha in programma di dare al suo futuro sposo è chiaro fin da ora: tante botte. Se si vuol fingere che il suo sia amore, possiamo pensare che la guarigione di Jan alla morte di Bess è un miracolo dovuto all’amore. La spiegazione più terrena è che Jan torna a star bene quando Bess muore perché solo allora finisce quell’aggressione che comincia qui.

Dodo è molto seria mentre dice a Bess di non rovinare quella giornata. Quel che dice Dodo è verissimo. Mentre a parole le chiede di essere serena, però, a fatti Dodo drammatizza la rabbia di Bess come questa drammatizza il ritardo di Jan. Così oltre al falso amore di Bess, abbiamo conosciuto anche la falsa amicizia di Dodo, che non a caso sarà la persona che darà a Bess la spinta finale, quella che la porterà nella tomba (scena 19).

Nel suo discorso di nozze il prete dice che amare è sacrificarsi fino a dare se stessi e loda Bess che più volte ha fatto il sacrificio di pulire la chiesa. Quando non c’è Dodo, ci pensa il prete a spingere Bess verso quel sacrificio che alla fine lei farà togliendosi la vita. Guarda caso il prete se ne è appena andato senza fare nulla per Bess svenuta davanti alla chiesa (fine scena 18), quando arriva Dodo che darà a Bess una piccola quanto decisiva spinta. Andrebbe denunciato per omissione di soccorso, questo sant’uomo del prete, ma siccome Bess è una peccatrice magari gli diranno bravo per averla aiutata a redimersi spingendola anche lui a quel sacrificio della vita di cui parla nel suo discorso di nozze. In attesa del gesto che nobiliterà la vita di Bess, il prete dà una mano al più modesto obbiettivo di sciupare quella giornata di festa spostando il discorso dal matrimonio alle pulizie che Bess faceva in chiesa. La pretesa del regista di contrapporre la religiosità di Bess a quella del prete diventa addirittura comica pensando che Bess si sacrificherà fino alla morte proprio come gli consiglia di fare il prete qui.

Al ricevimento di nozze Dodo loda la generosità di Bess, parla del marito morto e minaccia di strozzare Jan se non darà a Bess tutto ciò di cui ha bisogno. Portare il morto alla festa di nozze è una vera carognata, ma il rendere un dovere quello che Jan farebbe per piacere è ancora peggio. Milioni di studenti ogni giorno usano questa tecnica per rendere brutta quella cosa bellissima che è l’imparare e ogni coniuge, quando vuole mandare in aceto il vino del matrimonio, ci aggiunge una goccia di dovere. Basta l’odore e il piacere non abita più in quella casa.

Bess trascina Jan al bagno e gli dice: “Prendimi adesso”. Lui non vorrebbe farlo lì ma lei insiste. L’atto più pulito per rendere una bruttura questo giorno lo fa però Bess quando costringe lui ad avere il primo rapporto sessuale con lei in bagno, in un modo necessariamente frettoloso e squallido. Visto che sono azioni liberamente scelte da Bess sia l’atto iniziale di questo attacco alla bellezza di quel giorno (l’arrabbiatura per il ritardo) che l’atto finale (il primo rapporto accanto al WC), lei non è vittima di un ambiente negativo familiare (Dodo) o sociale (prete), ma una persona negativa per scelta che si fa aiutare da chi ha intorno per aggredire la voglia di star bene di Jan.

3) La vita con Jan. Mentre Jan si spoglia e si rilassa, Bess resta vestita.  Bess potrebbe sostenere che non gli riesce di rilassarsi, ma non può sostenere che non gli riesce di spogliarsi. Per aiutarla a giustificare la scelta di tenersi il vestito, senza ammettere che è fatta per evitare che il contatto fisico diventi piacevole, è stato inventato un concetto apposito: il pudore. Ovviamente il pudore se lo fa venire lei, come si era fatta venire la rabbia quando aspettava l’elicottero. Jan non se lo fa venire perché, come ogni persona in atteggiamento positivo, egli cerca il piacere.

Dopo che Dio le ha ricordato che “deve essere buona”, Bess si mostra nuda e si concede al marito. Mentre fanno l’amore, lei non si rivolge a lui ma a Dio.  Naturalmente lei non prova piacere. La tecnica di azzerare il piacere trasformandolo in dovere funziona benissimo, ma per essere ancora più sicura Bess pensa a Dio anziché a Jan.

Sulla scogliera c’è vento e Jan prova a far volare Bess. Poi lei ha il suo primo orgasmo.  Bess sta facendo progressi? No, sta facendo la furba, mostrando una tipica falsa positività che serve ad attribuire agli altri la colpa del piacere che in realtà è lei a non volere. Se non provasse mai piacere, Jan smetterebbe di darsi da fare per farla stare bene, classificandola frigida (accusare di frigidità una persona è un modo per dirgli che non proverà mai piacere perché non lo vuol provare senza doversi sorbire l’onere di dimostrare questa accusa). Provando piacere ogni tanto, risultato che ottiene semplicemente smettendo di ostacolarlo, accredita l’idea che quando gli danno le cose giuste lei riesce a stare bene. Se non prova piacere, quindi, è colpa di Jan.

Bess ha il suo primo orgasmo in una capanna, tra grossi rotoli di funi. Se finora Bess non aveva provato piacere perché aveva difficoltà a rilassarsi e ad abbandonarsi, come mai raggiunge l’orgasmo in un ambiente e una posizione (in piedi) che certo non aiutano a stare tranquilli e rilassati? Perché Bess non ha difficoltà a provare piacere ma vuole non provarlo (anche se inconsapevolmente). Per non rischiare di prendere gusto a questo piacere, lei se lo concede in un posto e in una situazione inusuale. Se avesse avuto un orgasmo nel proprio letto, poteva diventare un vizio, perché le stesse condizioni si possono ricreare tutte le volte che si vuole. Concedendosi un piacere qui, può tornare a vietarsi il piacere domani senza ed dover spiegare a se stessa e a Jan perché ieri si e oggi no. Anche l’arte del non provare piacere, coltivata dalla persona in atteggiamento negativo, ha le sue regole. Una di queste è quella di non fare eccezioni o di farle in occasioni irripetibili.

Jan non vorrebbe andare al funerale, ma Bess e Dodo ce lo mandano. La partecipazione di Jan non giova a nessuno, però è utile per farlo star male. L’aggressione di Bess a Jan usa due tecniche: una è quella di star male lei (cosa che ovviamente rattrista lui) e l’altra è quella di spingerlo accanto a persone che stanno male (l’effetto è lo stesso, ma lei risparmia una sofferenza a se stessa). Anche in questa occasione vediamo che Bess sfrutta la negatività dell’ambiente per attuare il suo piano, strumentalizzando la negatività del prete, degli anziani, della chiesa e usando perfino i morti, quando sono disponibili. Se Bess davvero si contrapponesse al prete e agli anziani, come sostiene il regista, perché qui li appoggia? Anche in questa occasione si ha la netta impressione che le due donne stanno dalla parte del prete. L’unico che sta dall’altra parte è Jan. Ha le “spalle larghe”, ma basteranno per sopportare il peso di una moglie negativa a cui si aggiunge quello di tutto un paese negativo?

Jan le ricorda che presto deve partire e lei fa finta di mettersi a piangere. Jan si preoccupa. Invece lei sta ridendo. In questa scena il film anticipa quello che Bess sta per fare: fingersi disperata per la partenza di Jan in modo che lui ci stia male.

Bess, secondo Dodo, è una malata da accudire o quanto meno una persona con molti limiti. Jan non è d’accordo. Atteggiamento negativo è darsi malati senza esserlo o attribuirsi limiti che non si hanno per pretendere che altri facciano al loro posto. Qui Dodo sponsorizza la negatività di Bess, ma Jan non ci casca.

Aspettando l’elicottero, Bess fugge via disperata e va picchiare un palo di ferro.  Bess è vissuta senza Jan fino a pochi giorni prima. Adesso che è sposata, di colpo scopre che non può più vivere senza di lui. Non è vero, naturalmente, ma lei lo rende vero facendosi venire una bella disperazione. Il palo che Bess va a percuotere duramente, autorizzata da tale disperazione, rappresenta Jan. Ritroviamo l’aggressività che avevamo intravista all’arrivo di Jan. Essa c’era all’inizio e c’è alla fine del soggiorno, quindi c’è sempre stata anche se non si vedeva. La persona negativa aggredisce costantemente l’altra persona con le emozioni negative che si fa venire giusto per questo scopo. Ora Bess sta minacciando Jan semplicemente di aumentare una aggressione che non è mai cessata, incolpando lui della disperazione che si è fatta venire da sola.

4) Jan Parte. Dopo che Jan è salito, lei si mette a urlare disperatamente “no” e lui deve scendere per calmarla. L’urlo disperato di Bess raggiunge il massimo alla partenza di lui e non è un caso. Questo urlo infatti resterà nella testa di Jan per tutto il tempo che starà lontano, perché in assenza di Bess è arbitrario ogni tentativo di immaginarla diversa da come è adesso. Lei vuole farlo star male e con questo urlo disperato che risuonerà per settimane nella testa di lui ogni volta che ripenserà a lei non ci sono molti dubbi che riuscirà nel suo intento.

5) La vita da sola. Dio dice a Bess che è egoista perché sa che le sue scenate fanno stare male Jan e lei promette di essere più buona. Qui Bess mostra di sapere benissimo che sta facendo del male a Jan. Dopo questa presa di coscienza attenua il suo assedio a Jan, riducendo le sue lamentele? Nel seguito la vediamo contare i giorni, fare telefonate molto tristi e urli sulla scogliera. Lei non diminuisce ma aumenta la pressione su Jan. Anche questo far peggio dopo aver visto che si fa male è una prova che l’aggressione è voluta.

Bess sta dalla madre e passa il tempo contando i giorni che mancano al suo ritorno, tra una crisi di disperazione e l’altra. Il non fare nulla di Bess è un effetto del suo atteggiamento negativo e un modo per alimentarlo, rifiutando di fare qualcosa che potrebbe distrarla e farla sentire meno disperata.

Ogni giorno Bess aspetta alla cabina pubblica la telefonata di Jan. La telefonata giornaliera serve come il richiamo di un vaccino. Ogni giorno lei le ricorda tramite il telefono quanto sta soffrendo per colpa della sua assenza. Così il dispiacere di Jan nel vederla tanto disperata alla partenza non rischia di affievolirsi e lei può essere certa che lui stia male non appena smette di lavorare e di scherzare con gli altri che lavorano con lui. Ogni giorno milioni di persone negative colpiscono via telefono e con ottimi risultati, perché un singolo dispiacere produce una depressione (anche fisica perché riduce l’efficacia del sistema immunitario) che dura molte ore e i suoi effetti possono saldarsi a quelli della telefonata del giorno dopo. La salvezza, in questi casi, è togliere il telefono da casa, rispondendo al cellulare solo se non è quella persona. Il sollievo è immediato e duraturo. Jan non ha questa possibilità e, potenza delle tecnologia, l’oceano non basta a difenderlo da Bess.

Al telefono Jan vorrebbe sentirsi dire da lei che lo ama. Bess confessa di aver deciso di non dirglielo, perché… Quando alla fine glielo dice, ci piange sopra. I perché di Bess sono coperture di un perché inconfessato e inconfessabile. Lei non vuol dirgli qualcosa che a lui farebbe piacere perché vuole farlo stare male il più possibile. Se proprio gli deve dire qualcosa di carino, per non fare la figura della moglie cattiva, Bess ci piange sopra per evitare che lui se ne rallegri. Come si vede, l’assedio alle emozioni di Jan è continuo e toglie ogni possibilità a lui di tirare un sospiro di sollievo

6) Parlando con Dio. Bess va ad urlare il suo dolore sugli scogli battuti dalle onde. Questo è un esercizio che serve a Bess per mantenere alto il suo livello di disperazione. Non è mica facile restare disperati senza motivo per giorni e giorni. E che motivo ha Bess di essere disperata?

Bess prega Dio di far avere un incidente a Jan, così non deve aspettare per altri dieci giorni. Quando parla con Dio, in realtà Bess sta parlando con un’altra parte di se stessa (forse col suo sistema emozionale, che di norma è inconscio ma che si può far parlare decodificando le emozioni provate e le azioni fatte). Il regista è entusiasta di questo dialogo interiore di Bess, come se ci potesse non essere. Il problema è che può diventare eccessivo, lasciando fuori l’ambiente, dandosi da soli le risposte alle proprie domande, decidendo oggi le emozioni da provare domani. Quando succede questo, la persona non è diventata santa ma negativa, non ha raggiunto il massimo della sincerità ma quello della falsità, perché non prova quello che prova ma solo quello che ha deciso di provare. È proprio in questo atteggiamento molto a rischio che Bess fa quello che non avrebbe probabilmente fatto se non parlava tanto spesso da sola: chiede alle sue emozioni di fare in modo che Jan abbia un incidente. Come possono le emozioni di Bess influire su Jan a distanza? Il modo lo abbiamo appena visto: con una bella disperazione alla partenza e un richiamo giornaliero via telefono, Bess è in grado di far stare male Jan senza vederlo. Fino ad ora Jan è stato male, ma non ha avuto incidenti sul lavoro. Ora Bess si augura che si presenti quanto prima l’occasione che Jan non riesca ad evitare e si faccia male. Tutto questo, si badi bene, per anticipare il ritorno di soli dieci giorni. Se azzoppare il marito a vita per riaverlo una settimana prima a casa è “bontà”, come sostiene il regista, che farà al marito una moglie “cattiva”?

7) L’incidente di Jan. Jan non vede una trave perché troppo preso dal prestare soccorso ad un amico e viene colpito alla testa. Lui torna in barella. Bess gli prende la mano. Lui le chiede di non toccarlo. Lei non lascia la sua mano. Lui le urla di non toccarlo. La situazione emozionale che provoca la distrazione di Jan è la situazione di emergenza in cui si è venuto a trovare un amico. Se Jan fosse stato meno altruista e non si fosse preso a cuore il problema (vero) dell’amico, il colpo in testa non l’avrebbe preso. Il messaggio nascosto ma non troppo è che se non si fosse preso a cuore il problema (falso) di Bess disperata per la sua assenza, non si sarebbe ritrovato paralizzato. Vediamo che c’entra Bess, apparentemente innocente in quanto assente. L’emozione del momento si somma alla situazione emozionale media di Jan in quei giorni. Se Bess non avesse innalzato con la sua disperazione questo valor medio delle emozioni di Jan, l’emozione del momento sarebbe bastata lo stesso a provocare la distrazione che non gli ha fatto vedere quel pericolo? Jan pare convinto di no, visto che non vuole essere toccato da Bess quando torna, come se incolpasse lei della sua distrazione. Secondo il regista non vuole essere toccato perché non vuole invischiare lei nei suoi problemi medici. L’urlo con cui dice a lei di non toccarlo, a dire il vero, tanto da innamorato non sembra.

8) La malattia di Jan. Bess dice al dottore che l’incidente di Jan è colpa sua, dal momento che lei lo aveva desiderato. Il dottore le chiede se davvero lei pensa di possedere certi poteri. Il dottore non crede ai miracoli, ma prima di pensare ai miracoli faceva bene a riflettere sul fatto che una moglie può rendere allegro o triste anche un marito lontano e che un umore depresso di Jan avrebbe potuto se non provocare almeno favorire il suo incidente.


|<= La richiesta scorretta dietro alla richiesta di avere Jan sempre vicino


Dopo quanto si è detto su Bess, ci potrebbe essere la tentazione di considerarla male intenzionata. Questo è vero a livello inconscio, ma quando Bess pensa e anche quando dà voce a Dio lei sta usando il livello cosciente. Vediamo quali cose lecite si augura Bess (a livello cosciente), cercando nel contempo di capire quali cose illecite ci sono dietro (livello inconscio).

3) La vita con Jan. Nel punto centrale del capitolo che tratta della vita di Bess con Jan, lei annuncia che Jan “non parte più… lascia il lavoro tanto siamo felici”. Si vede chiaramente che il sogno di Bess è un Jan che non vada più a lavorare ma resti sempre accanto a lei. Si tratta di un desiderio molto diffuso tra le donne (la protagonista dell’avvocato del diavolo, Mary Ann, ad esempio, chiede la stessa cosa a Kevin) e ci si chiede cosa ci sia di male nel desiderare questo.

5) La vita da sola. Dio dice a Bess che è egoista. Sulla piattaforma dove lavora Jan c’è un’altra atmosfera sia quando lavorano sia dopo. Se il sogno di Bess era avere Jan vicino, perché Dio lo considera un atto di egoismo? Cosa ci vede di male in questa richiesta? Qualcosa che non torna c’è ed è il fatto che Bess chieda a Jan di restare a casa (o che Mary Ann chiede la stessa cosa a Kevin). Se loro lo chiedono, evidentemente i loro uomini preferiscono andare a lavorare anche quando potrebbero restare a casa. Passi per Kevin, che faceva un lavoro coinvolgente e di prestigio, ma il lavoro di Jan sulla piattaforma è duro e non sembra affatto creativo e di soddisfazione. Quando Jan dice “magari potessi non andare a lavorare” non sembra precisamente uno che va a lavorare per il piacere di farlo. Perché allora Bess ha bisogno di pregare Dio per avere di più Jan a casa? Un buon motivo potrebbe essere la negatività di Bess (e di Mary Ann) e la positività di Jan (e di Kevin). Non sarebbe insomma il lavoro a piacere, ma il clima positivo sul lavoro. Non sarebbero queste donne a non piacere, ma il clima negativo che si respira con loro a casa. In questa scena viene mostrato esplicitamente che Jan e i suoi compagni di lavoro operano e vivono in un clima positivo. Nel frattempo a casa della madre di Bess vediamo un brutto clima, creato dalla stessa Bess. L’atto di egoismo nascosto dietro ad una apparentemente inoffensiva richiesta di stare più a casa e meno al lavoro potrebbe essere la richiesta fatta a Jan (e a Kevin) di rinunciare al loro atteggiamento positivo, preferendo ad esso l’atteggiamento negativo.

6) Parlando con Dio. Bess prega Dio di far avere un incidente sul lavoro a Jan, così lui torna a casa. Dio gli dice di pensarci due volte prima di fargli quella richiesta, ma Bess la conferma. In realtà non si sente mai Bess chiedere esplicitamente a Dio di far avere un incidente sul lavoro a Jan, ma il modo e i tempi della richiesta di Bess e la gravità con cui Dio prende la richiesta fanno pensare che la richiesta fosse proprio questa. Un incidente che facesse tornare Jan a casa è qualcosa che lo mette nell’impossibilità di fare il suo lavoro. Sopra avevamo concluso che la richiesta nascosta che Bess fa a Jan è probabilmente quella di passare dall’attuale atteggiamento positivo ad un atteggiamento negativo (preferendo il clima negativo in casa a quello positivo sul lavoro). Ora vediamo Bess chiedere al suo Dio (al suo sistema emotivo) di bloccare la capacità di fare di Jan. Che parentela c’è tra queste due richieste? Chiedendo a Jan un atteggiamento negativo, Bess gli si sta di fatto chiedendo di rendersi inabile a fare, perché la funzione fisiologica dell’orientamento negativo è proprio quella di bloccare la capacità di fare. Bess non chiede a Jan solo di tornare a casa, ma di tornarci da invalido, da persona paralizzata nella sua voglia e nella sua capacità di fare dalla scelta di avere d’ora in avanti un atteggiamento negativo. (Quando Kevin rifiuta di lasciare il processo Cullen, egli rifiuta la menomazione auto imposta di chi lascia un atteggiamento positivo per uno negativo, rifiuta insomma di diventare paralizzato come Jan).

7) L’incidente di Jan. Jan ha un incidente e torna a casa, ma ora è paralizzato. Se il film cominciasse con l’incidente a Jan, sarebbe lecito pensare che la paralisi sia una conseguenza sfortunata di un evento sfortunato. Visto che invece si è a metà film e che prima si è visto una Bess molto negativa attaccare pesantemente la positività di Jan, possiamo leggere questo ritorno in barella come la rappresentazione figurata di un Jan che non ce l’ha fatta a restare positivo ed è diventato negativo come Bess. La sua paralisi rappresenta allora il suo stato interiore, che è quello di uno gravemente depresso, che non ha voglia di fare nulla e che non riesce a fare nulla

I medici dicono a Bess che “ci sono casi in cui la vita non si può più chiamare vita e quindi può essere preferibile morire”. A “preferire la morte”, ovvero a suicidarsi, sono molto più spesso i depressi che i paralitici (quindicimila depressi, solo negli Stati Uniti, si tolgono la vita ogni anno). Questa frase dei medici, pertanto, ci presenta un Jan più depresso che paralizzato, invitando lo spettatore a guardare più alla sua depressione che ai suoi problemi fisici.

Alla notizia che Jan vivrà, gli occhi di Bess fanno festa. Anche qui si vede una Bess egoista, che si rallegra del fatto che vivrà più di quanto si rattristi per come vivrà. D’altro canto la si può capire, perché lei c’è vissuta fino ad ora col suo atteggiamento negativo e senza fare nulla, per cui non può trovare questa condizione tanto brutta.

Poi vediamo una Bess molto dispiaciuta che si rivolge a Dio. “ Che succede, padre?” . “ Hai voluto tu che Jan tornasse a casa”. “Ci ho ripensato. Perché, perché te l’ho mai chiesto?” “Perché tu sei solo una stupida ragazzina, Bess”.  La cosa che Bess non aveva previsto (coscientemente, perché inconsciamente era prevista e voluta, come mostra la sua precedente richiesta a Dio) è che non poteva avere Jan sempre accanto a lei ma con lo stesso atteggiamento di prima. È chiaro che Bess avrebbe voluto un Jan allegro, oltre che sempre presente al suo fianco. Come poteva restare allegro, però, se non poteva allontanarsi da lei un solo momento senza sentirsi in colpa perché era stato colpevolizzato perfino quando si era allontanato per andare a lavorare? Quando Bess prende coscienza che le due cose insieme (Jan sempre presente e Jan allegro) non sono possibili, per un attimo sembra pentita. Per realizzare una coppia che fosse sia unita che felice, non doveva essere Jan a diventare negativo come lei, ma Bess a diventare positiva come lui. Questo era possibile, bastava che Bess cambiasse atteggiamento e cominciasse a dare valore al fare, sia a quello di Jan che al suo. Dio gli aveva proposto questa eventualità quando gli aveva ricordato il valore del lavoro di Jan, ma Bess l’aveva esplicitamente rifiutata dicendo che non gli importava di niente e di nessuno. Scegliendo di togliere valore a quello che faceva lui, invece che di aggiungere valore a quello che faceva lei, Bess ha scelto di stare con un Jan divenuto negativo quanto lei. Poteva diventare lei positiva ma non lo aveva fatto ed è probabilmente questa la stupidità che le rimprovera Dio. Aveva invece chiesto a Dio di fermare Jan ed era stata accontentata. Il risultato lo aveva davanti agli occhi e non era un bello spettacolo, ma lei non dirà mai a Jan che spera di vederlo in grado di tornare al lavoro. (Anche Kevin si trova alle prese con questa stessa scelta, quando Milton lo invita a dimenticare Mary Ann che gli avevo chiesto di diventare negativo come lei e a mettersi con Cristabella che invece è positiva come lui, e anche Kevin fa la stessa scelta di Bess, preferendo diventare lui negativo e spararsi invece che restare positivo e mettersi con Cristabella positiva).

8) La malattia di Jan. Bess è in chiesa e appare felice. Bess abbraccia una sua amica e gli dice che lei e Jan sono tornati. L’amica capisce che va tutto bene ed è felice per lei. Bess va a casa col motorino e sembra allegra come una ragazzina nel suo primo giorno di vacanza. Il dispiacere di avere Jan paralizzato dura molto poco, perché a seguire vediamo questa scena e qui Bess sembra una ragazzina felice. La vita che si appresta a fare con Jan è una vita normale, per l’idea di vita che ha lei.

Due amici di Jan, vengono a trovarlo.  Anche loro sono allegri, ma per tutt’altri motivi. Loro gli parlano di quello che fanno e gli prospettano un futuro in cui anche Jan torna a lavorare. Una Bess che fosse pentita di aver desiderato che Jan non lavorasse più, si dovrebbe augurare che lui possa tornare a lavorare. Con la visita dei colleghi di lavoro di lui, Bess ha l’occasione di toccare questo argomento ma si guarda bene dal farlo. Dove si vede che a lei dispiace che Jan non possa più andare a lavorare? Anche i silenzi parlano, e questo silenzio sull’eventualità di tornare al lavoro parla di una Bess che voleva e continua a volere che Jan non andasse più a lavorare (di una Bess che voleva e continua a volere che lui fosse paralizzato).

Sia Bess che Dodo sono molto allegre mentre lo accudiscono. Perché Bess è contenta di assistere Jan paralizzato? Che sia una persona contenta di sacrificarsi è falso, perché i veri motivi per cui per cui una persona negativa preferisce la sofferenza al piacere sono altri e mentre fa finta di mettersi al servizio dell’altro in realtà punta ad avere potere si di lui. La spiegazione più plausibile è che i sacrifici che faceva ieri per impedire a se stessa e a Jan di stare bene erano più pesanti dei sacrifici chiamata a fare oggi con Jan paralizzato. Per non stare bene quando c’erano tutte le condizioni per starci, lei doveva crearsi delle sofferenze interiori. Oggi se le può risparmiare, perché le sofferenze le crea Jan (coi suoi problemi fisici se lo consideriamo paralizzato fisico o coi suoi problemi di depressione se lo consideriamo un paralizzato a livello psicologico che viene descritto come paralizzato fisico solo per mostrare allo spettatore il suo stato interiore). All’interno di questa sofferenza, Bess può puntare a star bene, passando ad un orientamento positivo che fa stare bene lei e chi ha vicino. Questo spiega perché lei è contenta e anche perché Jan non lo è affatto.

Per il compleanno di Jan sia Dodo che Bess cantano allegramente mentre gli portano due misere uova al tegamino con qualcosa di scuro accanto. Dodo: “Uhm! Che bontà. Speciale.  Bess e Dodo sono molto allegre quando fanno le infermiere, ovvero quando c’è un dovere da assolvere, mentre tornano a fare compassione quando fanno le compagne di una festa, ovvero quando si potrebbe cercare un piacere. Le due uova al tegamino, il tipico piatto di chi non ha voglia di far alcun sforzo in cucina, ci dicono inoltre quanto poco sono disponibili a fare per far star bene Jan. Niente dolce e niente da bere sono il complemento ideale di un pasto che vuole deprimere e non rallegrare. Dopo tutto ciò pretendono che lui apprezzi, come mostra chiaramente Dodo quando pretende che lui trovi “buono speciale” quella miseria che gli hanno portato. Ogni giorno milioni di mamme dicono ai figli quanto è buono quello che hanno preparato con tanto sacrificio per loro e ovviamente i figli non vogliono neanche assaggiarlo. Sono offesi e lo sono a ragione, perché si sta vietando loro di trovare buono quello che trovano buono e cattivo quello che trovano cattivo. Privati del diritto di avere le loro emozioni, non sono più persone ma pupazzi comandati da chi decide quali emozioni devono provare. Guarda caso, nel pacco regalo di Bess c’è un pupazzo.

Bess gli porta come regalo un paperino su un triciclo che, una volta caricato, si muove all’interno dell’esiguo spazio messo a sua disposizione. Bess gli chiede se gli è piaciuto. Jan appare incerto. Bess chiede a Jan se è contento di essere un pupazzo nelle sue mani, che si muove se lei gli dà la carica e sta fermo altrimenti e che prova quello che lei ha deciso che deve provare. Jan sembra sul punto di dirgli che quel regalo non gli è piaciuto, ma poi non lo fa. Dopo averlo privato della capacità di star bene, Bess gli chiede se sta bene. Il “no” di Jan è troppo grosso per uscire dalle sue labbra, ma verrà inevitabilmente fuori dai suoi comportamenti.

Bess gli augura “buon compleanno”. Bess pretende che lui sia contento di essere così, così come Dodo pretendeva che trovasse “buono speciale” l’uovo. Secondo il regista, questa allegria di fronte a Jan paralizzato è mancanza di tatto ma serve a dire a Jan che lei lo accetta anche così. Nella lettura che si sta facendo, invece, è lei che lo voleva così e adesso non è contenta nonostante lui sia in quello stato ma perché lui è in quello stato.

Bess lo bacia, ma le labbra di Jan restano ferme. Quello che non ha avuto il coraggio di dirgli a parole, glielo dice non rispondendo al suo bacio. Non è questa la vita che voleva, ed è difficile dargli torto, soprattutto se si pensa che non si ritrova così per sbaglio ma perché la sua positività ha avuto la peggio nello scontro con la negatività di Bess.

Bess ha ottenuto quello che voleva col suo atteggiamento negativo. Non si capisce se Jan abbia provato ad accontentarla, scoprendo poi che la nuova condizione era brutta, o se non sia riuscito ad opporsi che finisse così. In ogni caso ora è paralizzato, ma non è affatto contento di esserlo, per se stesso e anche per lei. Cosa può fare per tornare a camminare, ovvero per tornare ad aver voglia di fare uscendo dalla depressione in cui è caduto?


|<= Il sistema usato da Bess per far sentire in colpa Jan


La persona negativa che sceglie di star male ha un fine intermedio ben preciso: attribuire la colpa del suo star male agli altri. Raggiunto tale obbiettivo, può arrivare al suo fine ultimo, che è quello di avere potere, di condizionare completamente quello che fa e che non fa l’altra persona. Vediamo come Bess raggiunge lo scopo di colpevolizzare Jan, perché se sono questi sensi di colpa che lo paralizzano, mettendolo totalmente alla mercé di Bess, sarà liberandosi da essi che tornerà a camminare.

2) Bess si sposa. Bess è infuriata per il ritardo con cui arriva l’elicottero che porta Jan e appena lui scende lo aggredisce. Se Bess prende nel modo mostrato qui ogni minimo contrattempo che si verificherà nel giorno del suo matrimonio, si godrà poco questa giornata. A chi darà la colpa? Allo stesso a cui la sta dando qui. Lei ha accumulato per decenni tensioni interiori e sono queste che la rendono tesa come una corda di violino, in questa giornata. I guasti che faranno tali tensioni, però, lei li attribuirà a Jan, sicuro come è sicuro che qui lo prende a pugni.

Al ricevimento di matrimonio, Dodo minaccia di strozzare Jan se non darà a Bess tutto ciò di cui ha bisogno. Quando non lo fa Bess, ci pensa Dodo a farlo per lei. Qui Dodo attribuisce a Jan la colpa di tutte le infelicità future di Bess. Notare la condanna preventiva, apprezzando quando poco importa a queste persone quello che farà o non farà Jan, se sarà o meno colpa sua quello che succederà. L’ha sposata? Allora è colpa sua, sempre e comunque!

Bess costringe Jan ad avere il primo rapporto con lei nel bagno. Sarà stato un primo rapporto entusiasmante per Bess? Certo che no. Di chi la colpa? Certo non sua, lei aveva così tanta voglia. La colpa, naturalmente, è di Jan. È lui che non aveva abbastanza voglia da trasformare il bagno in una reggia e che non amava abbastanza lei da farle provare piacere in quell’occasione.

3) La vita con Jan. Sono soli, in camera da letto e Bess è freddina. Jan: “Ma come hai retto, eh? Come hai fatto a tenerti lontana dai ragazzi?” Bess: “Ti stavo aspettando. (Lui ride). No, non ridere”. Si, Jan ha davvero poco da ridere in questa occasione, perché Bess gli ha appena dato la colpa di tutti i piaceri che non ha provato fino ad oggi. Lei si è privata di anni e anni di possibili piaceri per lui, per arrivare casta e pura… a quella cosa bellissima che abbiamo visto in bagno. Dodo gli ha attribuito la colpa di tutti i problemi futuri, Bess di tutti quelli passati e Jan si ritrova alla fine di quella che doveva essere una bella giornata con un fardello di colpe difficile da uguagliare.

Il primo orgasmo di Bess lo si vede diversi giorni dopo. E prima? Prima nulla, ovviamente. La colpa, naturalmente, è di Jan. Lei, poverina, è tesa e del tutto inesperta. Cosa poteva fare? Magari poteva togliersi il vestito spontaneamente, invece che aspettare che glielo ordinasse Dio. Cosa ha fatto Bess con Jan in questi giorni è documentato, nel film, ma più avanti. Si, quello che lei ha fatto con Jan è esattamente quello che lei farà con gli altri uomini, perché non glielo aveva mica chiesto nessuno di rendere una schifezza il fare l’amore con gli altri. Vediamo cosa fa Bess, pensando che è esattamente quello che ha fatto prima con Jan.

9) Prendersi cura di Jan. Jan gli ha appena chiesto di fare l’amore con altri. Nelle scale dell’ospedale, Bess sviene nelle braccia del dottore. Ora sappiamo come Bess ha conquistato Jan: svenendo nelle sue braccia, tanto era affranta, e costringendo lui ad aiutarla. Affranta di cosa? Gli era stato appena chiesta una cosa orribile: di essere una donna con un uomo a sua scelta. A dire il vero l’uomo non lo ha scelto male, mentre è molto discutibile il metodo di svenirgli addosso.

10) Il dubbio. Bess va a casa del dottore, portando una bottiglia di wisky e una rosa. Balla. Poi si fa trovare nuda nel letto, e autorizza il dottore a “prenderla”. Ora sappiamo come si è offerta a Jan. Probabilmente lui sarebbe voluto scappare tanto quanto il dottore, visto che lei si offre come un agnello sacrificale in un clima che nel congelatore fa molto più caldo, ma lui era il marito e ha dovuto fare buon viso a cattivo gioco. È così che lo troviamo a fare l’amore con Bess (scena 3), subito dopo che Dio gli aveva chiesto di essere buona con Jan (dunque Dio è uno sporcaccione come Jan?).

11) Sull’autobus. Sull’autobus, Bess gli apre la cerniera ad un uomo e lo masturba. Dopo scende e vomita. Ora sappiamo come Bess prende l’atto di Jan che mette la mano di lei sul suo pene. Lei trova la cosa vomitevole, ma siccome lui è il marito, fa buon viso a cattivo gioco.

14) Bess al bar. Dopo che il prete è venuto a casa di lei per minacciare la collera di Dio, Bess va a farsi prestare un abbigliamento sexy da una sua amica.  È evidente che a lei non piace vestire così, nota il regista. Ne deduciamo che lei ha negato a Jan anche il piacere di vederla vestita in modo attraente. Adesso si capisce perché Jan, ad un certo punto, regala un vestito a Bess. Non è nulla di sexy, ma almeno si vede che è una donna (come noterà Jan quando la pregherà di non metterlo perché tanto lui non è in grado di essere un uomo). A Jan ha dato tante colpe e pochi piaceri, dunque? Probabilmente non poche, ma nessuna, da quello che stiamo vedendo, nemmeno il piacere di vederla vestita da donna.

Poi Bess contatta un uomo al bar e va con lui in campagna. Mentre lui fa l’amore, lei piange. Jan non può negare che lei gli abbia fatto fare l’amore. Ma come? Da quello che vediamo qui in un modo tale che uno preferirebbe essere al lavoro, invece che lì. Credo che possano bastare queste informazioni per ricostruire come è stata la sfera sessuale di Bess e Jan. Che c’entra questo con Bess che attribuisce colpe a Jan? C’entra molto, perché tutto il piacere che lei non prova per come sceglie di vivere le relazioni sessuali sarà addebitato a Jan. È esattamente per caricarlo di queste colpe che lei si priva del piacere. Se Bess provava piacere, doveva qualcosa a Jan e questo avrebbe vanificato gli sforzi precedenti di dare a lui le colpe di una intera vita senza alcun tipo di piacere. Il momento in cui un uomo e una donna fanno l’amore è il punto massimo del piacere di stare insieme. Se questo era il punto massimo di Bess e Jan, non c’è da sperare molto dal resto del loro stare insieme. E stiamo parlando, si badi bene, di quando lui stava bene e lei aveva appena coronato il sogno d’amore di tutta una vita.

3) La vita con Jan. A cena dai genitori di lei, Bess dice che Jan “non parte più… lascia il lavoro tanto siamo felici. Lui dice “magari potessi”. Continuiamo la rassegna delle colpe che Bess attribuisce a Jan, tornando alla scena 3. Qui Bess gli dice che sarebbe tanto felice, se lui resta, da non aver neppure bisogno di mangiare, di vestire, di avere una casa, insomma di tutto quello che permette di comprare uno stipendio. Da questo momento in avanti, ogni volta che Jan è al lavoro dovrà sentirsi colpevole di togliere a lei questa immenso felicità. Un bel peso sulla coscienza! Ed anche un peso che lui non potrà non accollarsi. Hanno come minimo bisogno di mangiare, quindi lui al lavoro dovrà andarci, lavorando anche per lei che non lavora e pure col rimorso di togliergli la felicità. Notare che tali richieste colpevolizzanti sono volutamente impossibili da soddisfare. Bess chiede questo perché lui deve andare a lavorare. Se Jan poteva non andarci… lei non lo avrebbe chiesto!

Dodo dice a Jan che Bess “non ci sta con la testa”. Ora Jan non potrà stare tranquillo nemmeno quando va tutto bene, perché una che “non ci sta con la testa” potrebbe combinare qualcosa di irreparabile in ogni momento. La colpa sarebbe sua, perché Dodo dirà subito che lei lo aveva avvertito.

4) Jan Parte. Prima della partenza di Jan, Bess appare disperata. È inutile dire che la colpa di tale disperazione è attribuita a Jan. A questo punto Jan è stato investito di ogni responsabilità per quello che farà Bess. Lei minaccia di fare pazzie, tanto è disperata e Dodo gli ha pure detto che potrebbe fare di tutto, perché “non ci sta con la testa”.

5) La vita da sola. Ogni giorno Bess aspetta alla cabina pubblica la telefonata di Jan. Se Jan prova a dimenticare quanto sta facendo stare male Bess con la sua assenza, ci pensa lei a ricordarglielo ogni giorno via telefono.

Jan, mentre è al lavoro, si sente colpevole di tutto quello che Bess non ha avuto dalla vita, di quello che non ha e di quello che non avrà. Di quanto si sente colpevole? Di tutto, perché Bess non ha passato un solo momento felice e mai lo passerà, se il massimo della felicità che lei ha provato è quella mostrata nel fare l’amore.


!<= Il sistema usato da Jan per dimostrare che non era colpa sua


Se la paralisi psicologica di Jan dipende dalle colpe che gli sono state attribuite, lui può “tornare in piedi” dimostrando che l’infelicità di Bess non è colpa sua ma una libera scelta di lei. Come può farlo? Intanto va detto che ogni settore è buono per capire se ha le colpe che gli sono imputate o meno, ma il settore ideale sarebbe quello dove la possibilità di star bene dipende solo dalle persone e non da altri fattori. Il settore ideale esiste ed è la sfera sessuale, perché in quest’ambito non serve altro che il proprio corpo e un buon atteggiamento verso se stessi e verso gli altri per ottenere il massimo del piacere. Non c’era assolutamente nulla che potesse impedire a Bess di star bene con Jan in quest’ambito, se lo voleva sia lei che lui. Le cose non sono andate affatto bene tra Bess e Jan, viste le idee di Bess sul fare l’amore che vengono esplicitate nella seconda parte del film. Se Jan è sicuro che lui aveva l’atteggiamento giusto, può essere altrettanto sicuro che Bess avesse l’atteggiamento sbagliato. Naturalmente lei sostiene che la colpa era di Jan. Come dirimere la questione?

Un marito, accusato ingiustamente da una moglie negativa di essere la causa della sua infelicità, potrebbe dirgli: “Divorzia, allora, e trovati un altro migliore di me”. Lei non divorzierà, sapendo che le sue accuse sono false, ma dirà che divorzierebbe, se potesse, solo che non può. Il marito, invece di impelagarsi in una impossibile dimostrazione che potrebbe farlo se volesse, dovrebbe fare proprio quello che fa Jan: lasciarla libera di trovarsi un uomo con cui raggiungere la massima intesa possibile, psichica e fisica, anche se è ancora sua moglie. Se è una moglie in atteggiamento negativo non riuscirà a star bene con nessuno, come non c’è riuscita col marito, per il semplice motivo che non vuole riuscirci. Se riesce a stabilire un buon rapporto con qualcuno, a tutti i livelli, tornando a casa con una felicità che si può toccare con mano, o ha cambiato atteggiamento (e allora si può sperare che lo cambi anche col marito e possono tornare a cercare il modo di star bene insieme) o aveva torto il marito. In entrambi i casi la libertà che le ha lasciato il marito è stata una bella terapia, che non affossa il matrimonio ma lo può salvare. Se non torna a casa felice neanche una volta, o non c’è nessun uomo che gli piace (e allora è lei che disprezza tutti, perché non è possibile che nessuno sia apprezzabile) o tutti gli uomini che gli piacevano erano fatti male (e anche questa eventualità si può senz’altro escludere) o è lei che non vuole essere felice.  In questo caso il marito ha dimostrato, al di là di ogni ragionevole dubbio, che la moglie aveva un atteggiamento negativo. A questo punto non gli resta che chiedere il divorzio, o qualcosa di equivalente, perché qualunque cosa faccia starà sempre male con una moglie che lo attacca non su quello che fa male ma su quello che fa bene.

Ora vediamo come continua la storia di Jan, tenendo presente che forse lui ha in mente una strategia simile a questa.

9) Prendersi cura di Jan. Bess lo ha appena baciato e Jan non ha risposto al bacio. Poi lui le dice che è finito e aggiunge: “Potresti farti un amante e nessuno ci farebbe caso, ma non puoi divorziare da me; non te lo permetteranno mai”. Jan le dice che non può fare più nulla per lei (“sono finito”), poi aggiunge che una cosa la può fare: lasciarla libera. In passato aveva cercato di farla stare bene, come s’è visto, e ora non vuole essere quello che la fa stare male. Se Bess volesse stare bene, questo discorso di Jan sarebbe un’alleanza. Siccome voleva star male, però, questo stesso discorso è una dichiarazione di guerra. Il suo significato è: “Non voglio la colpa di una infelicità di cui non sono responsabile”.  Accettare questo, per Bess, significherebbe mandare in fumo tutto il lavoro di colpevolizzazione fatto fino ad ora.

Bess è offesa ed esce lentamente dalla stanza. Poi rientra e piangendo dice: “Secondo te io voglio questo? Brutto storpio! La reazione di Bess alla dichiarazione di guerra non si fa attendere. Lei non ha alcun motivo per essere offesa, perché Jan gli ha solo detto che non la obbliga a stare con lui, ma lei sceglie di offendersi per poter giustificare la successiva aggressione. Una persona negativa aggredisce sempre, solo che di norma Bess aggredisce fingendo di aiutare. Visto che lui gli ha appena detto che non vuole i suoi aiuti, passa all’aggressione esplicita. Il messaggio è chiaro: “Con le buone o con le cattive, tu fai come dico io”. È come la mamma finta buona che vuole in realtà imporsi al figlio. Se questi gli dice che non vuole i suoi “aiuti”, prima fa l’offesa, poi gli urla addosso le peggiori cose che riesce a trovare, evidenziando i difetti che lui effettivamente ha. Dopo di che è chiaro chi comanda.

Bess va a parlare col prete. “Tu hai Dio. Tu hai la forza che la tua vita in Dio ha fatto scendere su di te. Ed è una forza che lui non possiede”. Il prete le ricorda che lei ha la forza dell’atteggiamento negativo (perché il Dio del prete non è certo un Dio positivo). “Con tale atteggiamento” le dice in sostanza il prete” io riesco a tenere sottomessa un’intera comunità”. “Possibile che tu non riesca a sottomettere nemmeno tuo marito?”.

Nel frattempo Jan tenta di suicidarsi. Vista la dura reazione di Bess e l’ambiente ostile (rappresentato dal prete che incoraggia la negatività di lei), Jan perde la speranza di riuscire a evitare in futuro il suo abbraccio paralizzante e tenta il suicidio. Questo tentato suicidio smentisce seccamente la lettura del regista, secondo la quale Bess vuole restare vicino a Jan perché lo ama. Dopo una dimostrazione di amore, uno tenta il suicidio?

Jan a Dodo: “Deve andarsene da qui. Deve continuare a fare la sua vita. Aiutami a lasciarla libera”. La prima richiesta di Jan non è quella di un innamorato, come dice il regista, perché altrimenti avrebbe detto “farebbe meglio ad andarsene” e non “deve andarsene”. Poi Jan cerca di giustificare l’ordine (se era una spiegazione l’avrebbe detta prima di esporre la conclusione), dicendo che in questo modo lei può fare la sua vita (quello che non dice è che lui potrebbe fare la propria, che sarebbe buona se lei se ne andasse). Infine passa dalla richiesta alla supplica: “Se sei amica mia, aiutami; se sei amica sua, aiutala ad andarsene”. Jan sta cercando di fare i suoi interessi, che coincidono con gli interessi ufficiali di Bess (che ufficialmente vuole stare bene) ma non con i suoi veri interessi (avere potere su Jan).

Dodo: “Lei per te farebbe tutto, lo sai, no. Non le importa niente di se stessa. Ma per te farebbe tutto e soltanto per farti sorridere”. Jan gli dà ragione, ma subito dopo si sente male e finisce di nuovo all’ospedale. Dodo è negativa quanto Bess e appoggia le tesi di lei (quelle buone ufficiali e quelle brutte nascoste dietro ad esse). Dodo concretizza l’ostilità verso Jan, che non ha mai nascosto, e gli fa capire che aiuterà Bess a torturarlo e non certo lui a evitarla. Ovviamente Jan si sente male. Se anche Dodo è tanto buona, visto che appoggia le tesi di Bess la buona, perché Jan si sente male dopo questa risposta? Secondo il regista non si stanno capendo. Tutti hanno ottime intenzioni, secondo lui, ma non si capiscono. Se non si capiscono, perché nessuno chiede mai all’altro di spiegarsi meglio? Tempo ne avevano in abbondanza, visto che non facevano altro che stare uno addosso all’altro. Perché si scordano sempre di chiarirsi?

All’ospedale, Dodo rimprovera Bess, accusandola di aver abbandonato Jan da solo. Eccolo l’aiuto di Dodo, che fa esattamente il contrario di quello che gli aveva chiesto Jan. Lei incoraggia la negatività di Bess come aveva fatto il prete. Nessuno dei due ha nobili intenti ed entrambi puntano ad avere potere su di lei così come lei punta ad averlo su Jan. Lo sanno loro cosa deve fare Bess, il prete perché cosa c’è da fare lo trova scritto nei suoi libri e Dodo perché “ci sta con la testa”, lei.

Bess dice che non può più neanche baciarlo, perché lui non vuole. Non vuole no, visto che è lei a tenerlo paralizzato e che, alla richiesta di lui di pensare per lei smettendo di “aiutarlo”, lei lo ha aggredito con tutte le sue forze. Una Bess innamorata avrebbe chiesto a Jan cosa gli sarebbe piaciuto che lei facesse. Lei non solo non glielo chiede, ma lo aggredisce appena lui si azzarda a dirglielo, chiedendole di occuparsi meno di lui e più di se stessa. Era una richiesta tanto orribile? Sono baci quelli che lei vuol dare a un Jan che non li vuole? I baci esprimono l’intesa, la capacità di capire quello che dicono le labbra che si bacia. Bess non vuole sancire un’intesa coi suoi baci, ma il potere di lei su di lui. Jan, ovviamente, questi baci non li vuole.

Jan: “Se morirò sarò solo perché l’amore non ce l’ha fatta a tenermi in vita. Qui Jan sconfessa apertamente la tesi che la sua malattia abbia una causa fisica, perché non dice che potrebbe morire per i guasti che gli ha procurato l’incidente ma per i guasti che gli ha procurato l’amore come lo intende Bess e come lo intendono le persone negative come lei. Lui aveva un’altra idea dell’amore, ma non ce l’ha fatta a difenderla dagli attacchi di Bess. Ci sta riprovando ancora una volta, ma se fallisce anche questo tentativo, è spacciato definitivamente. Ripensando a quello che gli ha fatto Bess in passato spacciandolo per amore, Jan sta trovando il coraggio di attaccare apertamente la negatività di lei con la richiesta che ha pensato di fargli.

Jan, continuando, dice a Bess: “Voglio che ti trovi un uomo per farci l’amore, e quando lo hai fatto torni a raccontarmi com’era”. Bess dice che non ce la fa. Jan allora gli chiede di farlo per lui. È una richiesta ambigua, che può essere interpretata sia positivamente (con “fare l’amore” che significa “star bene con un uomo al massimo livello”, dopo di che il senso del discorso sarebbe: “Se ti vedessi tornare felice, dopo essere stata felice con un altro, ne sarei felice”) che negativamente (“Se accettassi di fare per me una cosa umiliante per te, io ne sarei felice”). La scelta su come leggerla è lasciata a Bess, ed è un vero e proprio test proiettivo: se la leggerà in modo positivo, vuol dire che ha un atteggiamento positivo, mentre se la leggerà in modo negativo è perché lei ha un atteggiamento negativo. Se Jan avesse precisato il senso della sua richiesta, ci avrebbe mostrato come era lui. Non precisando il senso, invece, ci mostra come è Bess. Chi vuol dare ragione a Bess, dirà che le schifezze che lei farà d’ora in avanti erano le cose che Jan gli aveva chiesto di fare. Lui, però, le ha chiesto di “trovare un uomo per farci l’amore”, ovvero di proporsi come donna ad un uomo. Se questa è una schifezza, ogni donna e ogni uomo che stanno cercando un partner stanno facendo una schifezza. Cosa stanno facendo dipende dalle loro intenzioni: se sono belle, stanno facendo una cosa bella, mentre se sono brutte, stanno facendo una cosa brutta. Ora vedremo le intenzioni di Bess, mica quelle di Jan. Lui ha posto la domanda (cosa cerchi quando cerchi un uomo per farci l’amore?), ma quella che risponde è Bess.

Bess: “Io non ce la faccio. Non ce la fa a fare cosa? Bess non lo dice e non è per niente ovvio. Non ce la fa a proporsi come donna? Ridicolo. Non ce la fa a fare l’amore in certe condizioni? Nessuno le ha chiesto di farlo in determinate condizioni, e se lei se le sceglie sfavorevoli non è che non ce la fa, ma non ce la vuol fare. Di sicuro c’è solo che Bess sta dando una interpretazione negativa alla richiesta di “trovare un uomo” perché negatività è scegliere di non fare adducendo la scusa che non si è in grado di fare (lo studente che dice “non ce la faccio” sta dicendo che studiare è una brutta cosa, ed è lui che lo rende tale perché a priori studiare non è né bello né brutto).

Jan:  “Quando stamattina ti ho detto di farti un amante, non era nel tuo interesse, era nel mio interesse; perché io non voglio morire; saremo io e te, Bess. Fallo per me”. Jan traduce il “non ce la faccio” con “non voglio” trovare un uomo. Sicuramente lui dà un’interpretazione positiva del “trovare un uomo per farci l’amore” e in questa versione significa cercare di star bene con qualcuno a suo scelta. Il problema di Bess, che è diventato anche un problema di Jan, è che lei non vuole stare bene. Non vuole star bene con nessuno, neppure con Jan quando era possibile. Oggi ci sono obbiettive difficoltà a star bene con Jan e allora lui le chiede di star bene con qualcun altro, con chi vuole, come vuole, quando vuole. Dicendo “non ce la faccio”, Bess risponde che non vuole stare bene. Allora Jan le dice: “Se non vuoi farlo per te, fallo per me”.

Bess: “Io non ce la faccio. Si è precisato che un “non ce la faccio”, senza specificare cosa non ce la fa a fare, vuol dire “non voglio”. La richiesta di Jan, nell’ipotesi che sia positiva, suona in questo modo: “Se mi vuoi bene, deve voler bene a te stessa almeno una volta”. Bess risponde “non voglio” e questa volta non è soltanto il proprio star bene che non vuole ma neppure quello di Jan.

Jan:  “Per favore. Jan ribadisce che lui le chiede quella cosa per se. Bess capisce che, a questo punto, se lei non farà quello che gli ha chiesto lui dovrà ammettere che non prova tutto quell’amore che dice di provare.

Bess sviene nelle braccia del dottore. Qui possiamo vedere cosa significa per Bess “trovare un uomo per farci l’amore”. Significa dire ad un uomo “fai qualcosa per me, perché io sono piena di problemi”. Il dottore sarà costretto a fare qualcosa, non potrà chiedere nulla a lei e di sicuro non ci sarà alcun piacere in quella relazione, perché viene chiesta attraverso una sofferenza. Tale sofferenza è gratuita, perché Bess non aveva alcun motivo per svenire, ma serve a stabilire una relazione in cui lei fa la parte della vittima. Vittima di chi? Oggi di Jan, come ieri dell’ambiente in cui vive, solo che Jan non ha fatto nulla di più che chiedergli di mostrargli cosa vuol dire per lei proporsi come donna ad un uomo.

10) Il dubbio. Il dottore le dice che dovrebbe pensare un po’ anche a se stessa, uscire, andare a ballare. Il dottore le dice di pensare a stessa, di non sacrificarsi troppo per Jan, di non essere la sua vittima. Quindi accredita che lei è una vittima, esattamente quello che voleva Bess ed esattamente quello che fa la psicologia negativa. Jan gli aveva chiesto la stessa cosa, quando lei le rispose “brutto storpio”, ma per lo scopo esattamente contrario, ovvero perché lei non potesse poi dire che si era sacrificata per lui, spacciandosi per sua vittima. Ora l’accerchiamento di Jan è completo, perché sta lottando con una moglie negativa appoggiata da un lato da una religione negativa e dall’altro lato da una scienza (psicologia) negativa.

Jan peggiora un’altra volta. Dopo l’intervento del dottore, favorevole a Bess che vuole accreditarsi come vittima, Jan è ancora più solo nella sua battaglia contro l’atteggiamento negativo di Bess e gli viene un attacco di disperazione.

Bess prega Dio di non farlo morire, perché lei lo ama. Dio: “Questo è quello che ti ostini a dire, ma io non lo vedo. Dio le aveva già chiesto una volta di fargli vedere che amava veramente Jan, nella scena 3 quando le aveva chiesto di “essere buona” con lui. L’interpretazione di Bess, in quell’occasione, fu che doveva mostrarsi nuda a Jan e lasciarlo fare. Che farà ora?

Bess va a casa del dottore e si sacrifica offrendogli il suo corpo. Bess fa col dottore quello che allora fece con Jan: si offre nuda, perché deve farlo e non certo perché le piace farlo. In quell’occasione Jan, di fronte a Bess che faceva il suo dovere di moglie, fu costretto a fare il suo dovere di marito. Il dottore fa il suo dovere di dottore e le dice di rivestirsi.

A Jan racconta che il dottore ha fatto l’amore con lei, ma lui capisce che sta mentendo. Da cosa Jan capisce che gli sta mentendo? Per lui far l’amore significa star bene e Bess ha la faccia di un Cristo in croce. Qualunque cosa abbia fatto, quello non è ciò che Jan intende per fare l’amore. D’altro canto cosa ha fatto Bess col dottore è ben noto a Jan, perché è la stessa cosa che ha fatto con lui: ha fatto un sacrificio.

Jan viene staccato dal respiratore, ma appare poco lucido e poi sviene. Bess che interpreta il far l’amore come sacrificio lo fa star male oggi, come lo ha fatto star male ieri. Questi peggioramenti di Jan ci mostrano cosa non è, per lui, il fare l’amore.

Mentre è poco lucido, Jan chiede a Bess cosa ci fa su quell’autobus e la invita a raggiungerlo. Jan le chiede di avere il suo stesso atteggiamento verso l’amore.

11) Sull’autobus. Bess va su un autobus e masturba uno sconosciuto. Dopo scende e vomita. Dio apprezza. Quando glielo racconta, Jan non dice nulla. Jan resta senza parole, tanto è diverso quello che fa Bess da quello che lui intendeva.

13) La fede. Dodo: “Va bene che tu dia retta a Jan, ma non fargli acquistare troppo potere su di te. È un enorme potere la malattia, e tu lo sai.” Dodo accusa giustamente Jan di usare il suo star male per costringere Bess a fare quello che lui le chiede. Solo che Jan non aveva chiesto affatto quello che sta facendo Bess. Quello è il modo in cui Bess interpreta la sua richiesta.

In ospedale, col dottore e Dodo presenti, Jan dice a Bess che sta cercando di farlo sentire in colpa. È la prima volta che Jan esplicita il suo problema, che è esattamente quello di essere colpevolizzato da Bess. Lo fa adesso perché pensa di avere le prove. Quello che Bess ha fatto col dottore ha mostrato al dottore come Bess prende l’amore. Quello che Bess può aver raccontato a Dodo, o lei stessa può aver visto, mostra all’amica come vive l’amore Bess. Adesso si tratta solo di chiamarlo col suo nome: quello non è amore ma il modo di interpretarlo di Bess e non serve a star bene ma a far sentire in colpa lui.

Jan dice a Bess che ha un aspetto che fa schifo e che si veste da vedova. Vestire male serve a tenere lontani gli uomini, così poi Bess può dire di non avere alcun uomo interessato a farle la corte.

Jan:  “Ti ho chiesto di andare con un uomo…”. Bess: “E l’ho fatto, te l’ho detto”. Jan: “E quello per te è andare con un uomo? Per me è una barzelletta”. Jan sta evidenziando che quel modo di aver relazione con gli uomini è una scelta di Bess e che per lui avere relazioni significa tutt’altra cosa.

Bess: “Io è te che amo; non amo il primo che mi capita”. Bess non dice “non avevo capito cosa volevi tu” e non gli dice “spiegami”. Questo dimostra che lei vuole prendere così la richiesta di Jan e che non gli interessa affatto cosa intendesse lui. Quando Jan le fa notare giusto questo, ovvero che non sta facendo affatto quello che desiderava lui, Bess si rifugia nel classico “io amo te e nessun altro”.

Jan: “Provamelo”.  Se mi ami, gli dice in sostanza Jan, fai quello che ti ho chiesto. Ma come può farlo, se non sa di cosa si tratta? E come fa a saperlo, se non glielo ha chiesto? Non informandosi sul senso della richiesta di Jan, lei dimostra chiaramente che fa solo finta di volerla esaudire. Tutte le difficoltà che adduce sono scuse, perché al momento lei non sa cosa vuole Jan. Se pensava di saperlo, lui gli ha appena detto che non è quello che intende lei.

Dodo: “Se è cosi che si onora un marito, mi deve essere sfuggito qualcosa”. A Dodo è sfuggito lo stesso “dettaglio” che è sfuggito a Bess: chiedere al marito cosa vuole. Non è una dimenticanza, però, ma il modo per imporre al marito quello che non vuole.

14) Bess al bar. Bess si fa prestare un abbigliamento sexy e va in un bar. Un uomo le chiede quanto prende e un attimo dopo sono entrambi sul motorino di lei. A Jan, nel frattempo, si ferma il cuore.  Visto che la salute (psicologica) di Jan peggiora, evidentemente quello che sta facendo Bess è il contrario di quello che desiderava lui.

Poi va in ospedale, dove trova un biglietto di Jan: “Lasciami morire, la mia mente è cattiva”. Jan le dice in sostanza questo: “Se pensi che io provo piacere a farti stare male, lasciami”,

Bess: “Io ti amo e non m’importa se la tua mente è cattiva”. Se Bess ha un’atteggiamento negativo, tutti i suoi sforzi sono orientati all’obbiettivo di far stare male Jan. Ora che ci sta riuscendo, lei non ha alcuna intenzione di lasciarlo (che significherebbe lasciarlo in pace). Non si può chiedere ad una persona negativa di andarsene, bisogna mandarla via.

15) La visita del dottore. Dottore: “Quello ti sta costringendo a farti scopare dal primo che ti capita. … a me dà più l’idea di un vecchio sporcaccione che si diverte a fare il guardone”. Anche il dottore (come Bess e come Dodo) si guarda bene dal chiedere a Jan cosa ha chiesto a Bess, prima di emettere la sua pseudo diagnosi di “vecchio sporcaccione”. Dopo aver osservato questo, è chiaro che la sua conclusione non dice nulla su quello che ha in mente Jan, mentre dice molto su quello che ha in mente il dottore.

Con le mani ancora a contato di lei, il dottore le dice che lui le vuol bene e che è “una persona molto speciale”. Bess: ”Vuole togliere le mani per favore?” Prima si è visto Bess cercare il contatto con estranei, adesso la si vede evitare il contatto con uno che le ha detto di volerle bene e che, per tutto il film mostra almeno simpatia nei suoi confronti. È una persona che non riesce a stabilire buone relazioni o che le evita? Quando si era offerta al dottore, intendeva creare una relazione con lui o impedirla?

16) Confortando Jan. Dottore: “Detto francamente, non credo che continuare a vederti gli faccia bene”. Jan: “No, neanche io”. Jan ha ragione, perché Bess si fa del male per far stare male lui.

Dopo un’esitazione, Jan firma il consenso al ricovero coatto, sapendo che probabilmente è un allontanamento da lui definitivo. Jan firma nell’interesse di Bess, ma anche perché l’allontanamento di lei era quello di cui aveva bisogno per star bene lui. La sua esitazione può essere spiegata col dispiacere di rinunciare definitivamente alla speranza che Bess cambi atteggiamento. Vista la reazione di lei alla sua richiesta, però, si deve essere convinto che ci siano ben poche speranze di vedere una Bess che cerca di star bene e che non lo colpevolizza.

17) Il sacrificio di Bess. Nel frattempo Bess va a prostituirsi su una barca di trafficanti di droga. Bess vuole umiliarsi sempre di più e questo giustifica l’allontanamento forzato a cui Jan ha dato il suo consenso.

18) Bess cerca aiuto. Bess va in chiesa e critica “l’amore incondizionato per il verbo” affermando che si può amare solo un altro essere umano. Viene scacciata dalla chiesa, definitivamente. Bess non è andata a cercare aiuto ma a provocare una reazione che puntualmente si verifica. Ora sta ancora più male, ma è quello che vuole una persona in atteggiamento negativo.

Inseguita da bambini che la chiamano “puttana”, Bess va a casa sua, trovandola chiusa. Poi va alla chiesa e sviene. I concittadini non si fanno pregare per trattarla male, ma è anche vero che Bess non ha fatto nulla per spiegarsi. Lei voleva fare la vittima, come si vede da scelte che fa liberamente. Essere effettivamente vittima è più un sollievo che un dispiacere, per chi vittima vuole comunque sentirsi per poi spendere questo stato con Jan.

Il prete manda via i bambini rei di fare baccano davanti alla chiesa e lascia lei in terra. C’è del sadismo nel comportamento del prete, come c’è del masochismo in quello di Bess. Sono due manifestazioni dello stesso atteggiamento negativo, però, per cui Bess potrebbe ringraziare il prete e questo potrebbe ringraziare lei. La negatività di una parte, infatti, rafforza e aiuta la negatività dell’altra parte. Essendo queste negatività volute, le due parti sono alleate.

19) Dodo trova Bess. Dodo raccoglie Bess da terra, poi le dice che Jan sta morendo. Bess la ringrazia per questo e poi si avvia per tornare alla barca. Anche Dodo incoraggia la negatività di Bess, solo che lei lo fa fingendo di aiutarla. Bess la ringrazia, perché lei vuole essere negativa. L’ultima dimostrazione di questa scelta è il suo tornare sulla barca. Che utilità ha quest’atto oltre a consentirgli di fare la vittima? Se poi vittima ci diventa, Bess può ringraziare quelli della barca come ha ringraziato Dodo.

Jan è in punto di morte. Anche questo peggioramento di Jan prova che lui è la vittima dell’autolesionismo di Bess, non certo quello che gli ha chiesto di farsi del male. Bess non lo avrebbe fatto senza Jan, però, perché non sarebbe servito a nulla. D’altro canto se una persona si fa del male per rubare dalla vetrina di un orefice, non si può dare la colpa delle sue ferite all’orefice che non ha nascosto di avere delle pietre preziose.

Bess ferita vuol passare a vedere Jan. Un atto d’amore? No, un ultimo tentativo per farlo sentire in colpa. Nonostante lo stato pietoso in cui si trova Bess ora, non bisogna dimenticare che lei è quella che aggredisce. Lo fa proprio suscitando quella pietà che si prova a guardarla sul lettino. Nessuno gli ha chiesto di ridursi così. È lei che lo ha voluto, per far sentire in colpa gli altri. Questa è la logica della persona negativa.

Bess: “Scusate se non sono stata buona, madre”. Madre: “Fa niente, Bessie; gli dispiace tanto, al nonno, ma non può venire”. “Ditegli che gli voglio bene (la madre piange). Ho piacere che siate qui, madre.” Qui Bess vuole colpevolizzare la madre e dice queste parole di finto amore per ferire di più la madre. Questa ha le sue colpe, ma non ha quella di aver preso in quel modo la richiesta di Jan ed è sostanzialmente innocente. Se aiutava Bess, infatti, questa avrebbe trovato lo stesso il modo di farsi male, perché voleva farsi male.

Bess: “Jan… Jaan… ho paura… che ho sbagliato tutto”. Una persona che per tutto il tempo della storia ha fatto il possibile per stare male e farci stare Jan ha sbagliato tutto? C’è la tentazione di rispondere “si”, ma la grande diffusione dell’atteggiamento negativo e il fatto che sia diventato una religione e una bandiera per l’occidente consiglia una maggiore cautela. Quello che ha fatto Bess ha una sua utilità, costringendo un intero paese a lavorare per difendersi dal suo attacco e arrivando anche più lontano se la sua storia finisce sul giornale o su un libro o su un film (chiaramente stiamo parlando di una eventuale Bess reale). Questo muove molte cose, che sarebbero rimaste ferme se lei avesse scelto di stare bene. Il prezzo di questi dinamismo è una sofferenza che Bess poteva risparmiare a se stessa, a Jan e a chiunque è venuto in contatto con lei. Comunque Bess ha sbagliato i suoi calcoli, perché pur facendosi uccidere non riesce a colpevolizzare Jan.

20) Epilogo: Il funerale. Giudice al dottore: “Lei ha descritto la defunta come segue. «Trattasi di persona immatura e instabile, che a causa del trauma provocato dall’infermità del marito ha ceduto in maniera ossessiva ad una esagerata quanto perversa forma di sessualità»… ”. Instabile? Bess era talmente stabile nel suo atteggiamento negativo da portarlo alle estreme conseguenze. Immatura? Quello che ha fatto Bess è quello che consiglia di fare la chiesa cristiana. Se è un comportamento da persona immatura, dovremmo considerare immatura anche questa religione. Con duemila anni sulle spalle, questa accusa di immaturità è ridicola. Il trauma provocato dall’infermità di Jan? Bess era negativa prima dell’incidente e lo è dopo, e questo è un primo motivo per sconfessare la tesi del presunto trauma. Poi Jan le chiede di fare la cosa più bella del mondo con chiunque voglia, offrendole la possibilità di star bene con molti uomini al posto della possibilità di star bene con un uomo. Se Bess non le sfrutta, non ha alcun diritto di lamentarsi di quello che non può dargli Jan, perché lei non ha voluto quello che potevano dargli tutti gli altri uomini. Esagerata sessualità? Il dottore avrebbe fatto meglio a scrivere che Bess aveva manifestato un esagerato rifiuto della sessualità.

Giudice: “Quindi, agli atti del procedimento, lei desidera che si dichiari che, secondo il suo parere di medico, la defunta era affetta da una forma di ‘bontà’? Possiamo ipotizzare che sia stata questa la tara psicologica che l’ha condotta alla morte? È questo che dobbiamo scrivere, Dr. Richardson?” Si, Bess è stata portata alla morte da una particolare forma di bontà: la bontà della persona in atteggiamento negativo. La bontà è finta, mentre è vero che cerca di uccidere la persona che dice di amare. Nella forma seduttiva, questo atteggiamento prevedeva che Bess si facesse del male per farlo a Jan. Visto che Jan non aveva ceduto, lei si era fatta sempre più del male, fino ad uccidersi. Ogni anno venticinquemila depressi sono negli Stati Uniti si uccidono per lo stesso motivo.

Dottore: “No, naturalmente no”. Ogni anno venticinquemila dottori testimoniano che il suicida non si è mica ucciso da solo, ma è stato ucciso dagli altri.

Viene inquadrato Jan, seduto tra il pubblico all’udienza del giudice. Jan è in piedi perché a tenerlo paralizzato era Bess e ora lei non c’è più. Questo almeno è quello che direbbe uno psicologo che usasse la teoria esposta in questo libro, davanti ad una storia come quella mostrata nel film. Il prete, ovviamente, preferirebbe spiegare la guarigione di Jan col miracolo. Il lettore scelga la versione che preferisce.

Prete al funerale: “Bess McNiel, tu sei una peccatrice e per i tuoi peccati sei condannata all’inferno”. Dodo (urlando): “Nessuno di voi ha il diritto di condannare Bess all’inferno”. La comunità condanna Bess all’inferno. Bess, usando la voce di Dodo, condanna la comunità all’inferno. La clinica C sostiene che l’inferno lo creano loro, sia Bess sia la comunità, per far propria la positività di Jan distruggendola.

Bess è su un barcone, in mare, con Jan e i suoi tre amici. Prima di affidare il corpo di Bess al mare, Jan bacia lei tra le lacrime e raccomanda agli altri di trattarla bene. Come spiegare questo finale? Se Jan era la vittima di Bess, perché in fondo lui la bacia? Ogni persona fa quello che sa fare, nell’atteggiamento in cui si trova. Bess sapeva disprezzare la vita e tutte le persone, a partire da se stessa, e questo fa. Jan sapeva apprezzare la vita e tutte le persone, a cominciare da se stesso. Con la sua richiesta a Bess ha difeso se stesso, dandosi valore. Adesso è il momento in cui dà valore a Bess, piangendo la Bess che avrebbe potuto essere e non è stata, quella che lui voleva e che Bess non ha voluto far esistere.

Il cadavere viene lasciato scivolare in acqua. Jan la chiama a gran voce. La Bess che Jan chiama non è quella che ha cercato di uccidere la sua positività chiedendo a Dio che gli facesse avere un incidente, ovviamente, ma la Bess positiva. L’urlo di Jan è simmetrico a quello di Bess quando lui stava andando via in elicottero. Quell’urlo voleva imprimere nel ricordo di Jan la Bess negativa. Questo urlo vuole imprimere nel ricordo di Jan la Bess positiva.

Le campane suonano a festa. Quando muore una persona positiva, il mondo perde qualcosa e le campane suonano a lutto. Quando muore una persona negativa, invece, il mondo ci guadagna e la vita promette di essere migliore. In questo caso le campane dovrebbero suonare a festa. Alla morte di Bess, le campane suonano a festa

Il radar non le vede. L’atteggiamento è un fatto emozionale e le emozioni sono attivate dagli atti non verbali. Tutto questo non è visibile al sistema razionale cosciente, ma non per questo è metafisico. Se mai, è troppo fisico, dipendendo da troppi dettagli fisici per essere osservabile da una finestra stretta come quella del sistema razionale. Il fascio del radar che esplora lo spazio senza trovare la sorgente del suono a festa rappresenta bene un sistema razionale che non riesce a individuare un motivo preciso per giustificare l’allegria che ha invaso un dato gruppo. Di motivi per essere allegri ve ne sono molti, però, anche se non ve ne è uno particolare. Le persone positive hanno il via libera, dopo la morte di Bess e prima che compaia sulla scena la prossima Bess, la persona che si metterà d’impegno per distruggere la voglia di vivere delle persone positive.


|<= Jan resta positivo anche in un contesto totalmente negativo


Per un finale diverso, bisognava che Bess cambiasse atteggiamento e cercasse di stare bene lei, invece di pretendere quella cosa impossibile che era lo star bene di Jan con lei che stava male. Lei poteva cambiare atteggiamento, se le persone con cui aveva relazione conservavano il proprio? In teoria sì, ma in pratica no, non poteva fare diversamente se la situazione intorno restava la stessa. Nella vita di Bess, però, c’era stato un cambiamento importante: Jan, che inizialmente aveva accettato di sacrificarsi per lei venendo a stare nel suo ambiente fortemente negativo, una volta paralizzato le chiede di cambiare atteggiamento se non vuole che lui muoia. Tale richiesta è fatta dal sistema emozionale di Jan, prima ancora che dal suo sistema verbale, perché vediamo chiaramente che il corpo di Jan si rifiuta di continuare a vivere se non vede Bess stare bene, e non solo a parole ma anche col corpo (amare si, ma anche fare l’amore). A questo punto Bess può scegliere tra la richiesta di star bene del marito e quella di sacrificarsi del suo ambiente, e non avrebbe alcuna difficoltà a scegliere di stare bene lei e far star bene Jan. Se lo avesse fatto, lei non solo sarebbe rimasta viva ma sarebbe stata anche felice e questa felicità avrebbe guarito anche Jan. La guarigione di Jan alla morte di Bess prova che egli aveva un atteggiamento positivo. È importante capire che se lo aveva lui, poteva averlo anche lei, se lo avesse voluto. Perché non lo vuole? Perché preferisce morire piuttosto che star bene assieme a Jan?

L’atteggiamento negativo conferisce un enorme potere, addirittura un potere di vita o di morte sull’altra persona. Bess sceglie il potere e rifiuta una relazione alla pari, ma non può ottenerlo perché il corpo di Jan preferisce lasciarsi morire piuttosto che accettare quel tipo di rapporto. “Ci sono casi in cui la vita non si può più chiamare vita e quindi può essere preferibile morire“, dice il dottore a Bess. Se avesse potuto parlare, il sistema emozionale di Jan avrebbe detto esattamente questo a Bess.

La conclusione del film ci dice che rifiutare l’atteggiamento negativo, anche se tutte le persone che si ha intorno ce l’hanno, è una scelta vincente. Bess è disposta a morire pur di poter imporre il suo atteggiamento negativo. Anche Jan è disposto a morire, ma non per imporre il suo atteggiamento positivo, quanto perché una vita negativa non vale la pena di essere vissuta. La spunta lui, non perché è più bravo o più determinato, ma perché è vero che una vita di sacrifici non vale la pena di essere vissuta.

Non è solo Bess che esce sconfitta da questo scontro all’ultimo sangue, ma anche l’ambiente religioso che la circonda, basato su una religione che chiede di star male in vita per star bene dopo la vita. La campane che suonano alla fine del film ci dicono che l’ambiente caratterizzato da una religione negativa perdono il loro scontro con Jan. Non è Bess che rimette al loro posto le campane, ma Jan. Il consiglio degli anziani riunito all’inizio del film non vorrebbe l’arrivo di uno straniero, perché teme di essere sconfitto. Un timore giustificato, visto l’esito della storia. Chi aveva pensato che non c’era nulla da fare contro un intero ambiente fortemente negativo come quello, alla fine deve ricredersi. Quando l’atteggiamento negativo vince non è perché è più forte di quello positivo, ma perché viene fatto vincere dalla rinuncia della persona positiva. Nessuno può costringere Jan a diventare negativo, se lui non vuole. Perché dovrebbe volerlo, se l’atteggiamento positivo lo fa stare bene e nessuna condizione ambientale, per quanto sfavorevole, può togliergli la possibilità di avere questo atteggiamento?


 |<=

Lascia una risposta

L'indirizzo email non verrà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *